il maestro di cappella - Domenico Cimarosa

Ho visto opere ambientate ovunque, anche sulla Luna o sul Pianeta delle Scimmie...è la prima volta però che mi capita di vedere un’opera ambientata dentro una mente umana...nella mente malata di
un pazzo...
Geniale trovata del cantante-regista Sergio Vitale che ha pensato, forse complice il periodo terribile di isolamento che stiamo vivendo, di rendere il personaggio (principale e unico) de “Il Maestro di Cappella” di
Cimarosa alienato dalla realtà e chiuso in un suo mondo interiore...
Prigioniero nella stanza di un manicomio egli vive la realizzazione del brano musicale come un gioco interiore di cui lui è manovratore,
burattinaio, artefice...
Gli strumenti dell’orchestra, che solo lui sente, sono i pezzi di una scacchiera, oggetti inanimati che il folle si diverte a gestire secondo le impressioni della sua fantasia...e la musica che realizza sarà quella che lo porterà in alto, sciolto dai vincoli della sua malattia mentale, e sarà lo scopo (almeno finché dura) della sua (felice? Infelice?) esistenza, la
libertà della sua anima prigioniera in una camicia di forza...
La scena fredda, bianca, asettica, viene riscaldata dall’umanità interiore dell’alienato che metaforicamente fa rivivere nell’orchestra le dinamiche della vita...chi obbedisce, chi fa come vuole, chi si impegna, chi prevarica sugli altri...tutti governati, guidati, armonizzati dalla mente
di un pazzo...
Paolo Vigo
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