Ep. 251 - Papale papale - "Aborto"

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  • Опубліковано 8 вер 2024
  • Giovanni Paolo II, Angelus 7 agosto 1994
    Il Concilio non ha esitato a qualificare l'aborto come "abominevole delitto" (cfr. Gaudium et spes, 51). A fondamento di tale severo giudizio non v'è solo la parola della Rivelazione, ma anche quella della ragione dell'uomo. La stessa scienza oggi reca le proprie conferme circa il carattere umano dell'embrione, assicurandoci che esso, fin dal concepimento, è un essere originale e biologicamente autonomo, dotato di una interna progettualità che si va attuando senza soluzione di continuità fino allo sviluppo maturo. Proprio per questo vale per l'embrione, non meno che per gli individui già nati, il comandamento di Dio: "Non uccidere". Lo Stato ha il compito di garantire e favorire in tutti i modi possibili il rispetto della vita di ogni uomo. Non si può invocare, contro questo dovere, la libertà di coscienza e di scelta, perché il rispetto della vita è fondamento di ogni altro diritto, compresi quelli di libertà.
    Paolo VI, Angelus 11 gennaio 1976
    Oggi ci avvertono, Roma cattolica, Roma orante, è convocata a Santa Maria Maggiore per una «Veglia di preghiera e di testimonianza», rivolta alla celebrazione della vita umana, considerata nella sua più alta e più vera dignità, come «gloria di Dio», secondo una parola di S. Ireneo (della fine del secondo secolo), parola antica, ma che nella durata stessa dei secoli che la fecero programma proprio, dimostra la sua perenne attualità: «Gloria di Dio è l’uomo vivente» (S, IRENAEI Adversus haereses, IV, 20, 7: PG 7, 1037).
    È chiaro che questa religiosa manifestazione, promossa a Roma e nelle Chiese locali, e con analoghe manifestazioni nel mondo, trae motivo dal timore che la difesa della vita, sia specialmente nella legalizzazione dell’aborto, e sia in quella temuta dell’eutanasia, venga meno nella sua esigenza assoluta. «Da un po’ di tempo in qua, è stato scritto, la società umana sta impiegando le sue risorse . . . nel convincersi sulla liceità di uccidere e nel darsi delle leggi che coprano la coscienza e la mettano in pace. Sembra che il progresso umano esiga la licenza di uccidere.
    Benedetto XVI, discorso ai membri del Movimento per la vita italiano 12 maggio 2008
    Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa.
    Certamente molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto. Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze.
    Francesco, discorso ai partecipanti ad un convegno sul dono della vita nelle situazioni di fragilità 25 maggio 2019
    C’era una ragazzina di 15 anni down che è rimasta incinta e i genitori erano andati dal giudice per chiedere il permesso di abortire. Il giudice, un uomo retto sul serio, ha studiato la cosa e ha detto: “Voglio interrogare la bambina”. “Ma è down, non capisce…” “No no, che venga”. È andata la ragazzina quindicenne, si è seduta lì, ha incominciato a parlare con il giudice e lui le ha detto: “Ma tu sai cosa ti succede?” “Sì, sono malata…” “Ah, e com’è la tua malattia?” “mi hanno detto che ho dentro un animale che mi mangia lo stomaco, e per questo devono fare un intervento” “No… tu non hai un verme che ti mangia lo stomaco. Tu sai cos’hai lì? Un bambino!” E la ragazza down ha fatto: “Oh, che bello!”: così. Il giudice non ha autorizzato l’aborto. La mamma lo vuole. Sono passati gli anni. È nata una bambina. Ha studiato, è cresciuta, è diventata avvocato. (...) L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano.

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