Brano riscoperto dal professor Antonello Ricci grazie alla memoria di Manciulina Pirito, anziana donna di Ciro’ CIRO' MARINA lunedì 29 aprile 2013 In questa ennesima ‘documentazione’ sul dialetto cirotano vorrei parlare di una canzone dal testo altamente poetico e che sembra avere origini cirotane, o che, perlomeno, è stato riscoperto a Cirò e per merito di un ricercatore ‘ipsicroneo’ (così ci prendo sia la Marina, sia Cirò Superiore). ‘Riturnella’ è più nota di quanto si possa pensare, anche grazie alle risorse offerte da internet, dove si possono reperire le interpretazioni di vari artisti, oltre a traduzioni in inglese, francese, spagnolo, greco. Direi quindi che si tratta di un testo molto amato. Spero che possa esserlo anche presso i cirotani. La versione che propongo è ripresa da internet e le note che vi ho apposto, essendo dirette non solo a lettori cirotani - dal momento che sono apparse anche su un blog ‘nazionale’ - in qualche caso potranno sembrare superflue al parlante ‘ipsicroneo’. Riprendo il tema di ‘Riturnella’, poiché è un componimento, musicale e poetico, che prediligo e che mi ‘prende’ sempre. In fondo, afferrare il fruitore è una delle caratteristiche e funzioni salienti della lirica, associata o meno che sia alla musica o al canto. Ripropongo queste riflessioni anche confortato dal giudizio positivo che esse hanno ricevuto da parte del professor Antonello Ricci. Il mio approccio alla cultura è, fondamentalmente, autodidattico e improntato ad un ‘interessato diletto’; in pratica mi confronto coi testi e le materie che arbitrariamente scelgo: ovviamente la mancanza di un confronto comporta dei rischi, per quanto innocui. Da qui deriva la soddisfazione per le parole di apprezzamento da parte dello specialista prof. Ricci, al quale va il mio ringraziamento. ’Riturnella’ è un canto popolare calabrese, molto meno noto di ‘Calabrisella mia’, riscoperto negli anni ’70 (del ’900) dall’etnomusicologo cirotano Antonello Ricci, del quale, pur nella mia poca conoscenza della materia musicale, segnalo ‘La capra che suona’ (E. Salvatorelli Editore, collana ‘squiLibri’, Roma 2004), libro scritto a quattro mani con Roberta Tucci, in cui ‘fotografa’ la musica popolare calabrese, anche - ma non solo - attraverso un ricco apparato iconografico al quale l’uso della fotografia in bianco e nero conferisce una ulteriore patina di aderenza alla realtà ritratta. Successivamente questo ‘canto popolare’ è stato reso relativamente famoso da Eugenio Bennato, con l’album ‘Musicanova’ (1978). Credo di poter dire che ‘Riturnella’ sia un canto di estrazione popolare, ma non ‘popolaresco’ come ‘Calabrisella mia’, considerando tra l’altro che ‘Riturnella’ è stato riscoperto dal Ricci grazie alla memoria di una anziana donna di Cirò, Manciulina Pirito, che ne ricordava le parole, mentre ‘Calabrisella mia’, ad esempio, io la conoscevo perché alle elementari me la fecero imparare a memoria. E fecero bene, tra l’altro, benché la versione ‘scolastica’ non brilli certo per il suo valore musicale che, specie in certe versioni più spiccatamente commerciali e folkloristiche, nel senso negativo del termine, riesce persino imbarazzante. Discorso diverso merita invece la ‘Calabrisella’ delle origini, questa sì ‘popolare’, nel senso nobile che vorrei allegare a tale termine, e che, come indicatomi dal professor Ricci, si può rintracciare nel brano, presente nel cd allegato a ‘La capra che suona’, recante il titolo ‘A Rosabella’, un canto tipico della provincia di Cosenza. Si tratta, nella versione registrata a Torano Castello nel 1984, di un breve componimento narrativo che il fine orecchio dello studioso ha fatto risalire alle origini della molto più nota e diffusa ‘Calabrisella’, con la quale, a ben vedere, ha poco da spartire, quanto a valore storico e demologico. I due brani, ‘A Rosabella’, e ‘Riturnella’ sono presenti nel cd della rivista ‘World Music’, per la serie Tribù Italiche, dedicato alla Calabria (2004), con la splendida esecuzione, per quanto riguarda Riturnella, del trio ‘Xicrò’, composto dallo stesso Ricci, Alessandro Cercato e Arnaldo Vacca… e pensare che solo grazie all’acquisto quasi fortunoso di quella rivista ho avuto modo di conoscere questa splendida poesia! Nel riproporre queste note, che vogliono significare soprattutto il mio amore per questo brano e per le mie origini, ho tenuto conto dei suggerimenti che il professor Antonello Ricci mi ha cortesemente offerto in uno scambio di mail. Ovviamente lo ringrazio tanto per i complimenti nei miei confronti, quanto per le osservazioni che ha mosso e che evidenzierò nel resto dello scritto. Lo stesso docente, del resto, premettendo che sulla traduzione da me proposta ‘è sempre difficile trovare una chiave interpretativa per tradurre un testo che di fatto è poetico’ afferma giustamente che ‘le traduzioni sono sempre frutto di interpretazioni e quindi non univoche o filologicamente più o meno esatte.’ E aggiunge che ‘…oggi il testo di Riturnella è stato sottoposto a talmente tante variazioni lessicali, e dialettali, che non è possibile ricostruirlo se non ricorrendo alla versione originaria cantata da Manciulina Pirito a Cirò. Ma anche quella era la sua versione, magari altre persone l’avrebbero cantata con altre leggere differenze.’ A questo aggiungerei che un atteggiamento diffuso, vuoi per gioco, scherno o parodia, vuoi per errata o incompleta conoscenza delle parole, è proprio quello di ‘contribuire’ alla corruzione dei testi originali. Nella mia traduzione, la parola ‘rìnnina’ è resa con ‘rondine’ e la parola ‘riturnella’ con ‘rondinella’. Antonello Ricci mi fa notare che in fondo non c’è bisogno di tradurre ‘riturnella’ con ‘rondinella’, dal momento che ‘in realtà è intraducibile essendo un cosiddetto inserto non sense’. La tesi è inappuntabile, ma conservo la traduzione con rondine e rondinella, in quanto mi sembrano ‘orecchiabili’ o ‘cantabili’ anche in italiano, a differenza di rìnnina. Tra l’altro la parola rondinella è ormai entrata anche nel dialetto cirotano. In realtà, la parola ‘riturnella’, a differenza di quanto attestato in giro da vari traduttori di questo testo, non è termine calabrese per indicare la rondinella… ma, a mio modesto avviso, indica una tecnica di canto, per cui non dovrebbe leggersi, ‘a (articolo determinativo) riturnella’ come ‘la rondinella’, ma ‘a (preposizione) ritornelli’, ‘alla maniera dei ritornelli’, cioè come un canto fatto di ritornelli… Se di cirotano si tratta, poi, in questa parlata esistono solo ‘rìnnina’, ‘rinninèdda’, ‘rinninùnu’, con quest’ultima parola ad indicare il rondone e non il maschio della rondine.
campioni super bravi bravissimi meravigliosi
Brano riscoperto dal professor Antonello Ricci grazie alla memoria di Manciulina Pirito, anziana donna di Ciro’
CIRO' MARINA lunedì 29 aprile 2013
In questa ennesima ‘documentazione’ sul dialetto cirotano vorrei parlare di una canzone dal testo altamente poetico e che sembra avere origini cirotane, o che, perlomeno, è stato riscoperto a Cirò e per merito di un ricercatore ‘ipsicroneo’ (così ci prendo sia la Marina, sia Cirò Superiore). ‘Riturnella’ è più nota di quanto si possa pensare, anche grazie alle risorse offerte da internet, dove si possono reperire le interpretazioni di vari artisti, oltre a traduzioni in inglese, francese, spagnolo, greco. Direi quindi che si tratta di un testo molto amato. Spero che possa esserlo anche presso i cirotani. La versione che propongo è ripresa da internet e le note che vi ho apposto, essendo dirette non solo a lettori cirotani - dal momento che sono apparse anche su un blog ‘nazionale’ - in qualche caso potranno sembrare superflue al parlante ‘ipsicroneo’. Riprendo il tema di ‘Riturnella’, poiché è un componimento, musicale e poetico, che prediligo e che mi ‘prende’ sempre. In fondo, afferrare il fruitore è una delle caratteristiche e funzioni salienti della lirica, associata o meno che sia alla musica o al canto. Ripropongo queste riflessioni anche confortato dal giudizio positivo che esse hanno ricevuto da parte del professor Antonello Ricci. Il mio approccio alla cultura è, fondamentalmente, autodidattico e improntato ad un ‘interessato diletto’; in pratica mi confronto coi testi e le materie che arbitrariamente scelgo: ovviamente la mancanza di un confronto comporta dei rischi, per quanto innocui. Da qui deriva la soddisfazione per le parole di apprezzamento da parte dello specialista prof. Ricci, al quale va il mio ringraziamento. ’Riturnella’ è un canto popolare calabrese, molto meno noto di ‘Calabrisella mia’, riscoperto negli anni ’70 (del ’900) dall’etnomusicologo cirotano Antonello Ricci, del quale, pur nella mia poca conoscenza della materia musicale, segnalo ‘La capra che suona’ (E. Salvatorelli Editore, collana ‘squiLibri’, Roma 2004), libro scritto a quattro mani con Roberta Tucci, in cui ‘fotografa’ la musica popolare calabrese, anche - ma non solo - attraverso un ricco apparato iconografico al quale l’uso della fotografia in bianco e nero conferisce una ulteriore patina di aderenza alla realtà ritratta. Successivamente questo ‘canto popolare’ è stato reso relativamente famoso da Eugenio Bennato, con l’album ‘Musicanova’ (1978). Credo di poter dire che ‘Riturnella’ sia un canto di estrazione popolare, ma non ‘popolaresco’ come ‘Calabrisella mia’, considerando tra l’altro che ‘Riturnella’ è stato riscoperto dal Ricci grazie alla memoria di una anziana donna di Cirò, Manciulina Pirito, che ne ricordava le parole, mentre ‘Calabrisella mia’, ad esempio, io la conoscevo perché alle elementari me la fecero imparare a memoria. E fecero bene, tra l’altro, benché la versione ‘scolastica’ non brilli certo per il suo valore musicale che, specie in certe versioni più spiccatamente commerciali e folkloristiche, nel senso negativo del termine, riesce persino imbarazzante. Discorso diverso merita invece la ‘Calabrisella’ delle origini, questa sì ‘popolare’, nel senso nobile che vorrei allegare a tale termine, e che, come indicatomi dal professor Ricci, si può rintracciare nel brano, presente nel cd allegato a ‘La capra che suona’, recante il titolo ‘A Rosabella’, un canto tipico della provincia di Cosenza.
Si tratta, nella versione registrata a Torano Castello nel 1984, di un breve componimento narrativo che il fine orecchio dello studioso ha fatto risalire alle origini della molto più nota e diffusa ‘Calabrisella’, con la quale, a ben vedere, ha poco da spartire, quanto a valore storico e demologico. I due brani, ‘A Rosabella’, e ‘Riturnella’ sono presenti nel cd della rivista ‘World Music’, per la serie Tribù Italiche, dedicato alla Calabria (2004), con la splendida esecuzione, per quanto riguarda Riturnella, del trio ‘Xicrò’, composto dallo stesso Ricci, Alessandro Cercato e Arnaldo Vacca… e pensare che solo grazie all’acquisto quasi fortunoso di quella rivista ho avuto modo di conoscere questa splendida poesia! Nel riproporre queste note, che vogliono significare soprattutto il mio amore per questo brano e per le mie origini, ho tenuto conto dei suggerimenti che il professor Antonello Ricci mi ha cortesemente offerto in uno scambio di mail. Ovviamente lo ringrazio tanto per i complimenti nei miei confronti, quanto per le osservazioni che ha mosso e che evidenzierò nel resto dello scritto. Lo stesso docente, del resto, premettendo che sulla traduzione da me proposta ‘è sempre difficile trovare una chiave interpretativa per tradurre un testo che di fatto è poetico’ afferma giustamente che ‘le traduzioni sono sempre frutto di interpretazioni e quindi non univoche o filologicamente più o meno esatte.’ E aggiunge che ‘…oggi il testo di Riturnella è stato sottoposto a talmente tante variazioni lessicali, e dialettali, che non è possibile ricostruirlo se non ricorrendo alla versione originaria cantata da Manciulina Pirito a Cirò. Ma anche quella era la sua versione, magari altre persone l’avrebbero cantata con altre leggere differenze.’ A questo aggiungerei che un atteggiamento diffuso, vuoi per gioco, scherno o parodia, vuoi per errata o incompleta conoscenza delle parole, è proprio quello di ‘contribuire’ alla corruzione dei testi originali. Nella mia traduzione, la parola ‘rìnnina’ è resa con ‘rondine’ e la parola ‘riturnella’ con ‘rondinella’. Antonello Ricci mi fa notare che in fondo non c’è bisogno di tradurre ‘riturnella’ con ‘rondinella’, dal momento che ‘in realtà è intraducibile essendo un cosiddetto inserto non sense’. La tesi è inappuntabile, ma conservo la traduzione con rondine e rondinella, in quanto mi sembrano ‘orecchiabili’ o ‘cantabili’ anche in italiano, a differenza di rìnnina. Tra l’altro la parola rondinella è ormai entrata anche nel dialetto cirotano. In realtà, la parola ‘riturnella’, a differenza di quanto attestato in giro da vari traduttori di questo testo, non è termine calabrese per indicare la rondinella… ma, a mio modesto avviso, indica una tecnica di canto, per cui non dovrebbe leggersi, ‘a (articolo determinativo) riturnella’ come ‘la rondinella’, ma ‘a (preposizione) ritornelli’, ‘alla maniera dei ritornelli’, cioè come un canto fatto di ritornelli… Se di cirotano si tratta, poi, in questa parlata esistono solo ‘rìnnina’, ‘rinninèdda’, ‘rinninùnu’, con quest’ultima parola ad indicare il rondone e non il maschio della rondine.