Gassman Legge Dante - La Divina Commedia - Inferno - Canto IX

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  • Опубліковано 1 лют 2025

КОМЕНТАРІ • 15

  • @3peppone
    @3peppone 8 років тому +3

    è sempre un gran piacere ascoltare Gassman recitare Dante....

  • @nicolocicchetti2905
    @nicolocicchetti2905 7 років тому +2

    Mitico!!

  • @giusepperometta2634
    @giusepperometta2634 7 років тому +2

    Immenso..........

  • @albertocremona1
    @albertocremona1 9 років тому +5

    Guardate tutti i video del grande Gassman!

  • @annademuro1007
    @annademuro1007 4 роки тому +2

    Seguite Vittorio Gassman come spiegha bene la divina commedia in questo periodo che abbiamo bisogno di sentire nel mezzo del camin di nostra vita mi ritrovai per una serva oscura

  • @gillesdoc
    @gillesdoc 7 років тому +2

    Grande Dante!

  • @adrianadileverano9413
    @adrianadileverano9413 8 років тому +4

    grandissimo Gassman

  • @tittimarino501
    @tittimarino501 3 роки тому

    👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻🌹

  • @abdel5505
    @abdel5505 Рік тому

    Quel color che viltà di fuor mi pinse
    veggendo il duca mio tornare in volta,
    più tosto dentro il suo novo ristrinse. 3
    Attento si fermò com’uom ch’ascolta;
    ché l’occhio nol potea menare a lunga
    per l’aere nero e per la nebbia folta. 6
    «Pur a noi converrà vincer la punga»,
    cominciò el, «se non... Tal ne s’offerse.
    Oh quanto tarda a me ch’altri qui giunga!». 9
    I’ vidi ben sì com’ei ricoperse
    lo cominciar con l’altro che poi venne,
    che fur parole a le prime diverse; 12
    ma nondimen paura il suo dir dienne,
    perch’io traeva la parola tronca
    forse a peggior sentenzia che non tenne. 15
    «In questo fondo de la trista conca
    discende mai alcun del primo grado,
    che sol per pena ha la speranza cionca?». 18
    Questa question fec’io; e quei «Di rado
    incontra», mi rispuose, «che di noi
    faccia il cammino alcun per qual io vado. 21
    Ver è ch’altra fiata qua giù fui,
    congiurato da quella Eritón cruda
    che richiamava l’ombre a’ corpi sui. 24
    Di poco era di me la carne nuda,
    ch’ella mi fece intrar dentr’a quel muro,
    per trarne un spirto del cerchio di Giuda. 27
    Quell’è ’l più basso loco e ’l più oscuro,
    e ’l più lontan dal ciel che tutto gira:
    ben so ’l cammin; però ti fa sicuro. 30
    Questa palude che ’l gran puzzo spira
    cigne dintorno la città dolente,
    u’ non potemo intrare omai sanz’ira». 33
    E altro disse, ma non l’ho a mente;
    però che l’occhio m’avea tutto tratto
    ver’ l’alta torre a la cima rovente, 36
    dove in un punto furon dritte ratto
    tre furie infernal di sangue tinte,
    che membra feminine avieno e atto, 39
    e con idre verdissime eran cinte;
    serpentelli e ceraste avien per crine,
    onde le fiere tempie erano avvinte. 42
    E quei, che ben conobbe le meschine
    de la regina de l’etterno pianto,
    «Guarda», mi disse, «le feroci Erine. 45
    Quest’è Megera dal sinistro canto;
    quella che piange dal destro è Aletto;
    Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto. 48
    Con l’unghie si fendea ciascuna il petto;
    battiensi a palme, e gridavan sì alto,
    ch’i’ mi strinsi al poeta per sospetto. 51
    «Vegna Medusa: sì ’l farem di smalto»,
    dicevan tutte riguardando in giuso;
    «mal non vengiammo in Teseo l’assalto». 54
    «Volgiti ’n dietro e tien lo viso chiuso;
    ché‚ se ’l Gorgón si mostra e tu ’l vedessi,
    nulla sarebbe di tornar mai suso». 57
    Così disse ’l maestro; ed elli stessi
    mi volse, e non si tenne a le mie mani,
    che con le sue ancor non mi chiudessi. 60
    O voi ch’avete li ’ntelletti sani,
    mirate la dottrina che s’asconde
    sotto ’l velame de li versi strani. 63
    E già venia su per le torbide onde
    un fracasso d’un suon, pien di spavento,
    per cui tremavano amendue le sponde, 66
    non altrimenti fatto che d’un vento
    impetuoso per li avversi ardori,
    che fier la selva e sanz’alcun rattento 69
    li rami schianta, abbatte e porta fori;
    dinanzi polveroso va superbo,
    e fa fuggir le fiere e li pastori. 72
    Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
    del viso su per quella schiuma antica
    per indi ove quel fummo è più acerbo». 75
    Come le rane innanzi a la nimica
    biscia per l’acqua si dileguan tutte,
    fin ch’a la terra ciascuna s’abbica, 78
    vid’io più di mille anime distrutte
    fuggir così dinanzi ad un ch’al passo
    passava Stige con le piante asciutte. 81
    Dal volto rimovea quell’aere grasso,
    menando la sinistra innanzi spesso;
    e sol di quell’angoscia parea lasso. 84
    Ben m’accorsi ch’elli era da ciel messo,
    e volsimi al maestro; e quei fé segno
    ch’i’ stessi queto ed inchinassi ad esso. 87
    Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
    Venne a la porta, e con una verghetta
    l’aperse, che non v’ebbe alcun ritegno. 90
    «O cacciati del ciel, gente dispetta»,
    cominciò elli in su l’orribil soglia,
    «ond’esta oltracotanza in voi s’alletta? 93
    Perché recalcitrate a quella voglia
    a cui non puote il fin mai esser mozzo,
    e che più volte v’ha cresciuta doglia? 96
    Che giova ne le fata dar di cozzo?
    Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
    ne porta ancor pelato il mento e ’l gozzo». 99
    Poi si rivolse per la strada lorda,
    e non fé motto a noi, ma fé sembiante
    d’omo cui altra cura stringa e morda 102
    che quella di colui che li è davante;
    e noi movemmo i piedi inver’ la terra,
    sicuri appresso le parole sante. 105
    Dentro li ’ntrammo sanz’alcuna guerra;
    e io, ch’avea di riguardar disio
    la condizion che tal fortezza serra, 108
    com’io fui dentro, l’occhio intorno invio;
    e veggio ad ogne man grande campagna
    piena di duolo e di tormento rio. 111
    Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
    sì com’a Pola, presso del Carnaro
    ch’Italia chiude e suoi termini bagna, 114
    fanno i sepulcri tutt’il loco varo,
    così facevan quivi d’ogne parte,
    salvo che ’l modo v’era più amaro; 117
    ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
    per le quali eran sì del tutto accesi,
    che ferro più non chiede verun’arte. 120
    Tutti li lor coperchi eran sospesi,
    e fuor n’uscivan sì duri lamenti,
    che ben parean di miseri e d’offesi. 123
    E io: «Maestro, quai son quelle genti
    che, seppellite dentro da quell’arche,
    si fan sentir coi sospiri dolenti?». 126
    Ed elli a me: «Qui son li eresiarche
    con lor seguaci, d’ogne setta, e molto
    più che non credi son le tombe carche. 129
    Simile qui con simile è sepolto,
    e i monimenti son più e men caldi».
    E poi ch’a la man destra si fu vòlto,
    passammo tra i martiri e li alti spaldi.

  • @valeriab9048
    @valeriab9048 5 років тому

    bravo!

  • @francescocusato
    @francescocusato 9 років тому +1

    Suggestivo

  • @monoxydeish
    @monoxydeish Рік тому

    Non ho ancora capito come cazzo faceva a recitare la divina commedia a memoria........ 😮

  • @marco-iw9uu
    @marco-iw9uu Рік тому

    Al Divin poeta enfasi metti o mio Vittorio che da tuo palco leggi.