Dopo Joyce si è capito che è molto più facile prendere in giro che raggiungere la profondità di Dostevskij ad esempio E' curioso come si ammicchi una sorta di ribellione, una reazione al cattolicesimo ai clichè educativi, insomma Joyce il precursore del post-moderno, questa sorta di niccianesimo spacciato come critica sociale che supera il vecchio Marx. Una mirabile un'insalata inconcludente di facezie, per niente geniale, per niente difficile, ma con la suggestione, il monito che si tratta di un pensiero di chissà quale profondità, che dietro le litanie di facezie (ad esempio i brani recitati) vi sia addirittura un dilemma filosofico tra Aristotele e San Tommaso, che solo per il superficiale non dice niente, ma se si comprende la vera grandezza allora si scopre che Joyce senza narrarti niente racconta ad esempio il dramma di un ambiente familiare e la sua falsa morale, o addirittura il genio che va oltre la narrazione, il senso e il significato, e siccome la vita che non ha senso, ne capo ne coda, non un filo unico, non è comprensibile in una rete di concetti, da un racconto con le stesso non-senso, rendendo così (....) la vita in reale, la vita in se, non vi è mediazione concettuale, interpretativa, ma il lettore direttamente pensa trasportato dal "flusso di coscenza" (che se fossi Joyciano chiamerei "flusso inconscio" o flusso di incoscenza) col pensero fluttuante, miscellaneo, ambivalente, caotico del protagonista (tutte solenni menzogne), ribelle ma dalla genialità così profonda che si raggiunge solo con lunga dedizione, anzi tutta una vita ci vuoe (poi voglio vedere chi dice che è una stronzata), che non manchi in ogni buon salotto l'Ulisse. Certo mia modesta opinione, ma almeno ho questa, altri neanche questa.
Grazie
Ciao Franco! Mi piace moltissimo questo tuo intervento.
Complimenti, vivissimi ringraziamenti.
magnificamente enunciato.
ottimo lavoro
Eccellente!
Dopo Joyce si è capito che è molto più facile prendere in giro che raggiungere la profondità di Dostevskij ad esempio E' curioso come si ammicchi una sorta di ribellione, una reazione al cattolicesimo ai clichè educativi, insomma Joyce il precursore del post-moderno, questa sorta di niccianesimo spacciato come critica sociale che supera il vecchio Marx. Una mirabile un'insalata inconcludente di facezie, per niente geniale, per niente difficile, ma con la suggestione, il monito che si tratta di un pensiero di chissà quale profondità, che dietro le litanie di facezie (ad esempio i brani recitati) vi sia addirittura un dilemma filosofico tra Aristotele e San Tommaso, che solo per il superficiale non dice niente, ma se si comprende la vera grandezza allora si scopre che Joyce senza narrarti niente racconta ad esempio il dramma di un ambiente familiare e la sua falsa morale, o addirittura il genio che va oltre la narrazione, il senso e il significato, e siccome la vita che non ha senso, ne capo ne coda, non un filo unico, non è comprensibile in una rete di concetti, da un racconto con le stesso non-senso, rendendo così (....) la vita in reale, la vita in se, non vi è mediazione concettuale, interpretativa, ma il lettore direttamente pensa trasportato dal "flusso di coscenza" (che se fossi Joyciano chiamerei "flusso inconscio" o flusso di incoscenza) col pensero fluttuante, miscellaneo, ambivalente, caotico del protagonista (tutte solenni menzogne), ribelle ma dalla genialità così profonda che si raggiunge solo con lunga dedizione, anzi tutta una vita ci vuoe (poi voglio vedere chi dice che è una stronzata), che non manchi in ogni buon salotto l'Ulisse.
Certo mia modesta opinione, ma almeno ho questa, altri neanche questa.
Effettivamente ha ragione. Bel commento
Grazie e auguri