Cecilia Mangini 2

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  • Опубліковано 15 вер 2024
  • «Il cinema è nato come documentario. È nato con quel treno che entrava in stazione: era la comunicazione, la novità, il progresso. E poi l’uscita degli operai dall’officina: era l’esigenza del sociale, di capire che il mondo progrediva con il sacrificio del lavoro delle persone». Una vita strettamente legata alla potenza dell’immagine quella di Cecilia Mangini, fotografa e documentarista, attenta osservatrice e protagonista dei cambiamenti della società italiana a partire dall’Italia degli anni cinquanta. Multiverso l’ha incontrata alle giornate del Cinema del Reale (Specchia, luglio 2016). È stata l’occasione per spaziare su più temi: dalla libertà («La libertà non è data dal non aver obblighi, la libertà è data quando diventa una necessità e come necessità viene vissuta»), alla bellezza («Noi alla bellezza non chiediamo qualcosa che possiamo definire esteticamente valido, noi alla bellezza chiediamo conoscenza. All’arte chiediamo conoscenza. Conoscere significa porsi delle domande e non essere mai contenti delle risposte, per cui ogni risposta implica una nuova domanda»), alla democrazia («Le rappresentanze servono, ma non sempre si comportano bene nei nostri confronti , bisognerebbe discutere i mandati, molto, e riguardarli, mettere dei punti molto fermi»). Del ’68, invece, ama ricordare la frase “siate realisti, chiedete l’impossibile!”. Un accenno anche alla moda dei selfie e alla sua esperienza di visitatrice di musei. Racconta che recentemente trovandosi al Louvre, spinta dall’interesse di capire di più del rapporto tra pittura e politica, davanti a ‘L’inconorazione di Napoleone’ di Jacques-Luis David, le è stato impossibile osservarlo con la dovuta attenzione perché uno stuolo di turisti si stava facendo dei selfie, voltando le spalle all’opera e senza neanche darci un’occhiata un solo momento

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