Caro Marco Di Napoli, ho iniziato la lettura dell'Anti-Edipo, un testo non facilissimo ma certamente stimolante. Ho trovato questo: " DIEGO FUSARO: "Anti-Edipo" di Deleuze e Guattari. Macchine desideranti e liberazione del desiderio " sul canale di Diego Fusaro e sarebbe interessante un tuo commento. Grazie per le riflessioni sempre molto interessanti e di livello.
Credo sia sempre estremamente difficile commentare ed articolare un pensiero in questi spazi, le "mie" stesse riflessioni deliranti prendono il nome di micro-corsi proprio perché, di fondo, insignificanti\impercettibili, non significanti. Mi auguro solo che grazie alla lettura del testo che lei ha acquistato possa farsi un'idea, al di là di Fusaro o altri commentatori, ovviamente me compreso, e tracciare una linea. Sta un po' a noi costruire il nostro labirinto, e forse questo, più che un'apologetica diretta\indiretta del capitalismo (iper- o ultra- che sia), è anche un modo per "fare desiderio".
@@MarcoDiNapoli Mi approccio al testo proprio per leggere direttamente e farmi la mia idea. Mi riferivo al video di Fusaro perché lo trovo estremamente "netto". Grazie
Grazie per questo prezioso lavoro. Mi chiedevo se Deleuze e Guattari considerassero la loro teoria anch’essa una codifica. Forse come un codice che codifica il movimento stesso di decodifica e quindi includa anche un movimento, invece di essere soltanto una fissazione. Non so se possa essere paragonato, ma fa pensare al teorema d’incompletezza di Gödel. O forse a quello che diceva nel suo ultimo corso su Millepiani, un “ritornello deterritorializzato”? Non so se possa dire qualcosa a riguardo. Spero di aver usato i termini appropriati della teoria di Deleuze e Guattari, che ho studiato poco, ma che trovo estremamante feconda per la clinica e la vita in generale.
In primo luogo grazie per l'interesse e provo a rispondere. Quello che credo sia il cuore dell’analisi di Deleuze-Guattari è che non possa mai presentarsi nulla come deterritorializzazione assoluta. Allo stesso modo non è possibile pensare nessuna molecolarizzazione assoluta e così via. Questo significa che sì, come Lei appunto diceva, sempre, quando qualcosa appare, appare come una codifica, come uno statuto molare, come un taglio territorializzante. Non è un caso che nel loro ultimo lavoro “Che cos’è la Filosofia?” dicono proprio che per il pensiero è impossibile pensare il Caos, e che la sola cosa che può fare l’umano è “Chiedere un po’ di ordine”. Si potrebbe dire però che la sfida, per Deleuze-Guattari, è quella di pensare e creare il piano di consistenza, senza però perdere di vista il Caos, senza perdere di vista la molecolarizzazione e la velocità-infinita del pensiero. Insomma sul piano codificato e territorializzato del pensiero (che è sempre codificazione), si costituiscono dei nuclei, dei vortici (questa è l’immagine che usano più volte) di Caos, quello che altrove avevano chiamato l’irrespirabile, o che altre volte chiamano le zone di indiscernibilità. In tal senso utilizzeranno il termine, mutuato da Joyce, di Caosmo, inteso come unione di Caos+Cosmo, ossia caos+ordine, non che l’uno escluda l’altro: nessuno può vivere la deterritorializzazione assoluta, ogni umano ha bisogno dello spazio tagliato della casa, ha bisogno di un Ritornello (che non a caso è proprio uno dei Piani di Millepiani), ha bisogno di mimare gli strati, per poter respirare, per poter trovare pace rispetto all’angoscia del divenire e del caos, MA tutto questo senza perdere di vista l’Abisso, il divenire ed il Caos. Non so se sia riuscito a rispondere alla sua domanda.
La ringrazio per la sua risposta veloce e precisa. In effetti, aveva già sottolineato spesso nei suoi video come Deleuze e Guattari non intendano mai parlare di una deterritorializzazione assoluta, ma sempre accompagnata/alternata (non so) da una territorializzazione, perché è forse una delle derive della loro lettura. Il concetto di Caosmo è molto interessante teoricamente e da un po’ di tempo cerco di capirlo anche a livello concreto ed esperienziale, ma è meno immediato. Esistono dei passaggi nei quali parlino di come possa avvenire praticamente un’esistenza che adotti quest’alternanza o coesistenza di caos e ordine, deterritorializzazione e territorializzazione? Se appunto coesistano o si alternino, se siano un ciclo di costruzione e distruzione, dal punto di vista del rapporto alla parola, alla percezione della realtà, al desiderio. Immagino si possa rispondere che ognuno debba trovare il suo modo per non "perdere di vista l’Abisso, il divenire ed il Caos", ma magari Deleuze e Guattari sono entrati più nel dettaglio in alcuni dei loro scritti?
@@barbarafrancescamincuzzi971 Grazie sempre a lei per l'interesse Provo a rispondere e sicuramente sarà una risposta parziale e lacunosa. In primo luogo mi sento di consigliare altri testi dove affrontano maggiormente il problema sul "Caos" soprattutto in "Che cos'è la Filosofia?" e poi nel libro scritto solo da Deleuze "La piega. Leibniz e il Barocco", dove, credo, si vada a configurare meglio quella che si potrebbe definire una Metafisica del Caos. Al di là della lettura mi permetto anche di dire che, credo, per Deleuze e Guattari (ma poi credo questa tematica coinvolga maggiormente Deleuze proprio per il suo libro sulla Piega), sempre, in qualsiasi configurazione dell'esistenza, del mondo, dell'universo e a prescindere dalla nostra volontà, sempre si costituiscano delle sedimentazioni e dei processi di virtualizzazione. Si costituiscono dei blocchi molari e dei vortici molecolarizzanti, si costruisca un piano liscio all'interno del quale esistono dei nuclei striati e questo non in una trascendenza, ma su un piano di immanenza, dove tutto è appunto piegato dentro, che poi è un dentro sempre di un altro Fuori. Quindi sempre c'è un Caosmo, appunto caos piegato nel cosmo, oppure cosmo piegato nel caos; So che la risposta è imprecisa e problematica, ma sicuramente continuando a leggere potrà trovare delle risposte in più. Grazie ancora e per quello che posso resto a disposizione.
@@MarcoDiNapoli grazie! Sarebbe apprezzatissima anche un'analisi più dettagliata dei testi! Sto attualmente affrontando il saggio dell'86 su Leibniz e certe sezioni sono abbastanza oscure ma credo sia anche un problema di lessico. Non sempre i termini vengono chiariti quanto all'accezione che Deleuze intende...
@@jacoposelvi612 Sì, c'è da dire che queste sono opere che permettono di ritornarci infinite volte scovando sempre infiniti punti di accesso ed infinite sezioni labirintiche all'interno. Ho provato a fare questi "micro-corsi" che appunto non possono e non potrebbero mai essere esaustivi proprio perché "micro". Ora uscirà tutta una microanalisi sui piani di Millepiani e poi sicuramente ci saranno altri lavori su Deleuze. Grazie davvero per l'ascolto e per la pazienza.
Davvero ottimo lavoro
Grazie per averlo ascoltato
Grazie mille per il tuo lavoro
Grazie a te per l'ascolto
bellissimo video 👍🏻
Grazie per l'ascolto
@@MarcoDiNapoli aaaaaaa😩😩
Caro Marco Di Napoli, ho iniziato la lettura dell'Anti-Edipo, un testo non facilissimo ma certamente stimolante.
Ho trovato questo: " DIEGO FUSARO: "Anti-Edipo" di Deleuze e Guattari. Macchine desideranti e liberazione del desiderio "
sul canale di Diego Fusaro e sarebbe interessante un tuo commento. Grazie per le riflessioni sempre molto interessanti e di livello.
Credo sia sempre estremamente difficile commentare ed articolare un pensiero in questi spazi, le "mie" stesse riflessioni deliranti prendono il nome di micro-corsi proprio perché, di fondo, insignificanti\impercettibili, non significanti. Mi auguro solo che grazie alla lettura del testo che lei ha acquistato possa farsi un'idea, al di là di Fusaro o altri commentatori, ovviamente me compreso, e tracciare una linea. Sta un po' a noi costruire il nostro labirinto, e forse questo, più che un'apologetica diretta\indiretta del capitalismo (iper- o ultra- che sia), è anche un modo per "fare desiderio".
@@MarcoDiNapoli Mi approccio al testo proprio per leggere direttamente e farmi la mia idea. Mi riferivo al video di Fusaro perché lo trovo estremamente "netto". Grazie
@@Violetttoo Lo penso anche io, buona lettura.
Grazie per questo prezioso lavoro. Mi chiedevo se Deleuze e Guattari considerassero la loro teoria anch’essa una codifica. Forse come un codice che codifica il movimento stesso di decodifica e quindi includa anche un movimento, invece di essere soltanto una fissazione. Non so se possa essere paragonato, ma fa pensare al teorema d’incompletezza di Gödel. O forse a quello che diceva nel suo ultimo corso su Millepiani, un “ritornello deterritorializzato”?
Non so se possa dire qualcosa a riguardo.
Spero di aver usato i termini appropriati della teoria di Deleuze e Guattari, che ho studiato poco, ma che trovo estremamante feconda per la clinica e la vita in generale.
In primo luogo grazie per l'interesse e provo a rispondere.
Quello che credo sia il cuore dell’analisi di Deleuze-Guattari è che non possa mai presentarsi nulla come deterritorializzazione assoluta. Allo stesso modo non è possibile pensare nessuna molecolarizzazione assoluta e così via. Questo significa che sì, come Lei appunto diceva, sempre, quando qualcosa appare, appare come una codifica, come uno statuto molare, come un taglio territorializzante. Non è un caso che nel loro ultimo lavoro “Che cos’è la Filosofia?” dicono proprio che per il pensiero è impossibile pensare il Caos, e che la sola cosa che può fare l’umano è “Chiedere un po’ di ordine”. Si potrebbe dire però che la sfida, per Deleuze-Guattari, è quella di pensare e creare il piano di consistenza, senza però perdere di vista il Caos, senza perdere di vista la molecolarizzazione e la velocità-infinita del pensiero. Insomma sul piano codificato e territorializzato del pensiero (che è sempre codificazione), si costituiscono dei nuclei, dei vortici (questa è l’immagine che usano più volte) di Caos, quello che altrove avevano chiamato l’irrespirabile, o che altre volte chiamano le zone di indiscernibilità.
In tal senso utilizzeranno il termine, mutuato da Joyce, di Caosmo, inteso come unione di Caos+Cosmo, ossia caos+ordine, non che l’uno escluda l’altro: nessuno può vivere la deterritorializzazione assoluta, ogni umano ha bisogno dello spazio tagliato della casa, ha bisogno di un Ritornello (che non a caso è proprio uno dei Piani di Millepiani), ha bisogno di mimare gli strati, per poter respirare, per poter trovare pace rispetto all’angoscia del divenire e del caos, MA tutto questo senza perdere di vista l’Abisso, il divenire ed il Caos.
Non so se sia riuscito a rispondere alla sua domanda.
La ringrazio per la sua risposta veloce e precisa.
In effetti, aveva già sottolineato spesso nei suoi video come Deleuze e Guattari non intendano mai parlare di una deterritorializzazione assoluta, ma sempre accompagnata/alternata (non so) da una territorializzazione, perché è forse una delle derive della loro lettura.
Il concetto di Caosmo è molto interessante teoricamente e da un po’ di tempo cerco di capirlo anche a livello concreto ed esperienziale, ma è meno immediato. Esistono dei passaggi nei quali parlino di come possa avvenire praticamente un’esistenza che adotti quest’alternanza o coesistenza di caos e ordine, deterritorializzazione e territorializzazione? Se appunto coesistano o si alternino, se siano un ciclo di costruzione e distruzione, dal punto di vista del rapporto alla parola, alla percezione della realtà, al desiderio. Immagino si possa rispondere che ognuno debba trovare il suo modo per non "perdere di vista l’Abisso, il divenire ed il Caos", ma magari Deleuze e Guattari sono entrati più nel dettaglio in alcuni dei loro scritti?
@@barbarafrancescamincuzzi971 Grazie sempre a lei per l'interesse
Provo a rispondere e sicuramente sarà una risposta parziale e lacunosa. In primo luogo mi sento di consigliare altri testi dove affrontano maggiormente il problema sul "Caos" soprattutto in "Che cos'è la Filosofia?" e poi nel libro scritto solo da Deleuze "La piega. Leibniz e il Barocco", dove, credo, si vada a configurare meglio quella che si potrebbe definire una Metafisica del Caos.
Al di là della lettura mi permetto anche di dire che, credo, per Deleuze e Guattari (ma poi credo questa tematica coinvolga maggiormente Deleuze proprio per il suo libro sulla Piega), sempre, in qualsiasi configurazione dell'esistenza, del mondo, dell'universo e a prescindere dalla nostra volontà, sempre si costituiscano delle sedimentazioni e dei processi di virtualizzazione. Si costituiscono dei blocchi molari e dei vortici molecolarizzanti, si costruisca un piano liscio all'interno del quale esistono dei nuclei striati e questo non in una trascendenza, ma su un piano di immanenza, dove tutto è appunto piegato dentro, che poi è un dentro sempre di un altro Fuori. Quindi sempre c'è un Caosmo, appunto caos piegato nel cosmo, oppure cosmo piegato nel caos;
So che la risposta è imprecisa e problematica, ma sicuramente continuando a leggere potrà trovare delle risposte in più.
Grazie ancora e per quello che posso resto a disposizione.
@@MarcoDiNapoli Grazie ancora per il suo prezioso lavoro e per questi spunti, che risuonano in maniera feconda.
Ottimo grazie!! Se talvolta ti trovassi a fare qualcosa su Differenza e Ripetizione o logica del senso :D
Grazie mille per l'ascolto. Sicuramente ci saranno altri lavori su Deleuze, dato che ci sto lavorando molto.
@@MarcoDiNapoli grazie! Sarebbe apprezzatissima anche un'analisi più dettagliata dei testi! Sto attualmente affrontando il saggio dell'86 su Leibniz e certe sezioni sono abbastanza oscure ma credo sia anche un problema di lessico. Non sempre i termini vengono chiariti quanto all'accezione che Deleuze intende...
@@jacoposelvi612 Sì, c'è da dire che queste sono opere che permettono di ritornarci infinite volte scovando sempre infiniti punti di accesso ed infinite sezioni labirintiche all'interno. Ho provato a fare questi "micro-corsi" che appunto non possono e non potrebbero mai essere esaustivi proprio perché "micro". Ora uscirà tutta una microanalisi sui piani di Millepiani e poi sicuramente ci saranno altri lavori su Deleuze. Grazie davvero per l'ascolto e per la pazienza.
@@MarcoDiNapoli assolutissimamente: la Piega lo acquistai dieci anni fa...e sono alla...quarta lettura, e forse sono al 70% di comprensione
Wow
Grande Deleuze
Interessante e ottima sintesi… però veramente troppe pubblicità. Filosofia addio.
Grazie e mi spiace per le pubblicità, ma non dipende da me. Io ho provato a disattivare tutto
ah ecco, trovato! grazie