𝐂𝐋𝐀𝐔𝐃𝐈𝐎 𝐃𝐈 𝐏𝐀𝐂𝐎 𝐅𝐞𝐚𝐭. 𝐏𝐀𝐎𝐋𝐀 𝐁𝐀𝐑𝐎𝐍𝐈-𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐕𝐎𝐑𝐑𝐄𝐈 -𝐓𝐑𝐈𝐁𝐔𝐓𝐎 𝐄𝐍𝐙𝐎 𝐓𝐎𝐑𝐓𝐎𝐑𝐀-30/11/1928 ANNIVERSARIO TORTORA

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  • Опубліковано 23 лис 2022
  • NELL' ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE ENZO TORTORA , 30 NOVEMBRE 1928 , UNA CANZONE DEDICATA A LUI , CHE FACEVA PARTE DEL PROGRAMMA MITICO
    " PORTOBELLO " E CANTATA DAI RICCHI E POVERI CHE RINGRAZIAMO .
    QUI ' IN COPPIA CON PAOLA BARONI ,E SOTTOLINEATA DALL'INIZIATIVA
    "DUETS FOR A HOPE OF CHILDREN "
    CLAUDIO & PAOLA Played= Voci e Tutti gli strumenti .
    Registrata al GIGINA STUDIO'S
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    Come vorrei
    Ricchi e Poveri
    Ci sono giorni in cui non dormo e penso a te
    Sto chiuso in casa col silenzio per amico
    Mentre la neve dietro ai vetri scende giù
    Ti aspetto qui
    Vicino al fuoco
    In questo inverno c'è qualcosa che non va
    Non è Natale da una volta nella vita
    Eppure è stato solamente un anno fa
    Speriamo che
    Non sia finita
    Come vorrei, come vorrei, amore mio
    Come vorrei che tu mi amassi a modo mio
    Che questa sera troppo triste, troppo uguale
    Non fosse più
    Senza di te
    Come vorrei, come vorrei, amore mio
    Come vorrei che questo amore che va via
    Non si sciogliesse come fa la neve al sole
    Senza parole....
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    30 novembre 1928. A Genova nasce Enzo Claudio Marcello Tortora: giornalista, scrittore, uno dei padri fondatori della televisione italiana: storica, la sua conduzione della ‘Domenica Sportiva’, e l‘ideazione e conduzione di ‘Portobello’. L’occasione per ricordarlo, e soprattutto ricordare il suo terribile calvario, quando viene coinvolto in un clamoroso caso di malagiustizia: accusato, su richiesta dei procuratori Francesco Cedrangolo e Diego Marmo, dal giudice istruttore, il magistrato Giorgio Fontana, di gravissimi, infamanti reati, ai quali in seguito risulta totalmente estraneo. Invece no, nessuno ha ricordato questa vicenda oscura, inquietante; e che poco o nulla sembra aver insegnato.
    La notte tra il 17 e il 18 giugno 1983 Tortora viene arrestato, imputato diassociazione camorristica e traffico di droga. Affiliato al clan di Raffaele Cutolo e ‘cinico mercante di morte’, lo bollano i magistrati. Nel corso della requisitoria del primo processo, il Pubblico Ministero sillaba: “Ma lo sapete voi che più si cercavano le prove della sua innocenza, più si trovavano quelle della sua colpevolezza?”. Chissà quali ricerche. Lo stesso Pubblico Ministero, tanti anni dopo, ammette l’errore. Che non può essere liquidato come ‘errore’, come ‘abbaglio’. Troppo semplice, troppo facile; perfino consolatorio definirlo ‘errore’, ‘abbaglio’. In realtà, fin da subito, contro Tortora non c’è nulla; e quel nulla talmente visibile che anche un cieco lo avrebbe potuto vedere. Non si si volle vedere. Non si volle capire.
    Accuse che con fatica e infinita pazienza vengono smontate: la difesa di Tortora fa una vera e propria contro-inchiesta, che demoliscel’inchiesta della procura napoletana. Una vicenda che ha dell’incredibile per la quale nessuno poi paga: non i falsi ‘pentiti’: non i magistrati della pubblica accusa, che anzi, fanno carriera. Tortora invece patisce una lunga carcerazione. Al suo fianco il Partito Radicale di Marco Pannella che lo elegge al Parlamento Europeo (poi si dimette, rinunciando all’immunità); Leonardo Sciascia, Piero Angela, Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Rossana Rossanda, Vittorio Feltri, Massimo Fini, chi scrive; davvero in pochi.
    Eppure nulla giustifica quello spettacolare arresto. Per il ‘Tg2’ intervisto la figlia Silvia. Quando Tortora viene arrestato, cosa c’è oltre alle dichiarazioni di Pandico e Barra? “Nulla”. E’ stato pedinato, controllato? “No”. Intercettazioni telefoniche? “Nessuna”. Ispezioni bancarie? “Nessuna”. Definito “cinico mercante di morte”, su quali prove? “Nessuna”.Qualcuno ha chiesto scusa a suo padre? “Nessuno”. Gli accusatori hanno pagato per le loro false accuse? “No”.
    Il 18 maggio 1988 le agenzie di stampa e i notiziari annunciano che Tortora ha finito di soffrire, è morto; il tumore che lo tormenta e lo fa soffrire da mesi, alla fine ha vinto. Ha però fatto in tempo a vedersi riconosciuta l’innocenza da anni proclamata: un anno prima la Cassazione ha spazzato via ogni iniziale accusa, ritenendole infondate. Ha appena 59 anni Tortora: ucciso da quel tumore a cui non è estranea l’ingiusta persecuzione. Ora Tortora riposa al Monumentale di Milano, con accanto una copia de ‘La colonna infame’ di Alessandro Manzoni. Sulla tomba un’epigrafe dettata da Sciascia: ‘Che non sia un’illusione’.
    Ieri si poteva ricordare tutto questo. E’ importante non dimenticare, continuare a ricordare che il ‘caso’ Tortora non è solo il ‘caso’ Tortora, ma è il ‘caso’ Italia: il caso della giustizia negata, del diritto calpestato, della conoscenza che non abbiamo, che ci viene impedita, da non dimenticare ....

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