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Centro Balducci 27/11/2017 - Il bisogno di pensare... con Vito Mancuso

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  • Опубліковано 27 лис 2017
  • In questo nuovo libro Vito Mancuso ingaggia un dialogo serrato con i suoi lettori per risalire alle sorgenti di un bisogno primordiale dell’uomo, di una speciale capacità che ci caratterizza in modo peculiare distinguendoci da tutti gli altri esseri viventi: il nostro bisogno di pensare.

КОМЕНТАРІ • 32

  • @robertasalvetti7842
    @robertasalvetti7842 6 місяців тому +1

    Verissimo la saggezza non ha necessità assoluta di cultura.

  • @sebastiananasonte6336
    @sebastiananasonte6336 Рік тому +7

    Meraviglioso come sempre ,Mancuso è il mio " Virgilio' mi ritrovo in profonda comunione con la sua sete.Grazie dal profondo 😍

  • @robertasalvetti7842
    @robertasalvetti7842 6 місяців тому +2

    Metà spesa è già tanta roba. Tentare di farla tutta integralmente è difficile.

  • @freddyspinetti6700
    @freddyspinetti6700 5 місяців тому +1

    Gigante

  • @albaarduini9043
    @albaarduini9043 Рік тому

    Meraviglioso Mancuso, grazie!

  • @paolaaimonecat9609
    @paolaaimonecat9609 5 місяців тому

    Caro Vito. Non ti avrei mai chiamato Vito per formazione ed educazione. Tì ascolto durante tutte le mie notti. Vorrei passare buona parte ad ascoltarti. Ti ringrazio infinitamente. Per favore, non mi toccate la Bonino. Per me una bella persona. Io non voglio perdere la mia anima. Voglio soltanto continuare ad amare. Il denaro mi intimorisce. Non mi è mai piaciuto. Soltanto il necessario.

    • @paolaaimonecat9609
      @paolaaimonecat9609 5 місяців тому

      Il Male mi fa soffrire enormemente. Non possiamo allontanarlo? Certo il male fisico lo provo da venti anni e lo conosco. Il male morale mi fa impazzire. A 15 anni ho scelto di essere vegetariana ma sono molto vicina ai vegani. Vorrei essere bella nell'a nima. Pulita. Santo cielo! Come sono belli l'italiano e il latino

  • @valeriaventuri4983
    @valeriaventuri4983 2 роки тому +1

    Grazie

  • @giuseppeambrosi4040
    @giuseppeambrosi4040 6 років тому +1

    Si può ragionare, partendo da due concetti in completa antitesi e giungere, adoperando ciascuno degli stessi, a tutta una serie di risultati che coprono una così ampia varietà di situazioni da lasciare perplessi relativamente alla consecutività logica delle vicende umane.
    Possiamo dire:
    1) I poveri sono un nostro problema.
    2) I poveri sono un loro problema.
    La estrema semplificazione di un concetto molto complesso che riguarda le relazioni umane e la società degli uomini rende le due frasi ambigue in modo da farne conseguire comportamenti molto diversi. Basta poco a far capire l’ambiguità di queste frasi semplici.
    Cosa lascia intendere nella frase “I poveri sono un nostro problema”, un atteggiamento della persona che pronuncia la frase che sottintenda “uffa!”? Con tutti i margini di errore possibili, conseguenti dalla conoscenza limitata di chi ha pronunciato la frase, l’interpretazione più probabile, quella sulla quale in molti saranno d’accordo, è che i poveri ci creano un disaggio mettendo in pericolo la nostra condizione di non essere poveri. Il soggetto povero è tanto più pericoloso quanti più diritti acquisisce; ce ne dovremo occupare lasciandoli il più possibile in condizione passiva. La scelta di questo occuparcene deve essere in tutti casi la nostra convenienza. Quel “in tutti i casi” significa che ci sono molte possibilità di agire e su questo entra in campo una forza estremamente potente che è l’opinione pubblica che ascolta il messaggio.
    Cosa lascia intendere nella frase “I poveri sono un nostro problema”, un atteggiamento della persona che pronuncia la frase che sottintenda “soffro a vedere i poveri”? Con tutti i margini di errore possibili conseguenti dalla conoscenza limitata di chi ha pronunciato la frase, l’interpretazione più probabile, quella sulla quale in molti saranno d’accordo è che per quanto è nelle nostre possibilità dobbiamo fornire ai poveri i mezzi necessari alla loro sopravvivenza. Unico diritto che detiene il povero è quello della sopravvivenza, pertanto il nostro occuparcene si differenzia in ragione del grado della loro necessità e della nostra disponibilità. Come nella situazione precedente entra in campo l’opinione pubblica che ascolta il messaggio e commisura il proprio intervento e quello della comunità alla propria disponibilità.
    La frase “I poveri sono un nostro problema” può essere comunque sempre intesa come conclusione di un discorso articolato. Il pronome possessivo “nostro” agisce in modo perentorio a dividere la comunità umana in due parti e impone una scelta di campo precisa. La frase può ancora essere intesa come assunzione di nostre responsabilità, ma che dobbiamo prenderci questa responsabilità per l’incapacità del povero di far da sé. Con la frase mi pare impossibile esprimere il concetto che il povero abbia sue proprie capacità e che una buona società dovrebbe lasciargli la piena libertà di esprimerle per giovarsene e giovare anche alla comunità.
    Passando alla seconda frase “I poveri sono un loro problema” non mi voglio discostare dal metodo d’interpretazione precedente:
    Cosa lascia intendere nella frase “I poveri sono un loro problema”? un atteggiamento della persona che pronuncia la frase che sottintenda “uffa!” Con tutti i margini di errore possibili conseguenti dalla conoscenza limitata di chi ha pronunciato la frase, l’interpretazione più probabile, quella sulla quale in molti saranno d’accordo, è che ciascuno vive nella condizione che si è meritata, perciò non mi devo fare alcun problema a vivere nel modo che mi compete. Sono disposto a pagare il necessario allo Stato affinché la condizione di povertà non crei problemi alla società rendendocela meno sicura. Naturalmente l’opinione pubblica accetta facilmente l’assunto che si possa vivere senza problemi nella propria condizione e così rafforza l’interpretazione dei singoli individui.
    Cosa lascia intendere nella frase “I poveri sono un loro problema”? un atteggiamento della persona che pronuncia la frase che sottintenda “soffro a vedere i poveri” Con tutti i margini di errore possibili conseguenti dalla conoscenza limitata di chi ha pronunciato la frase, l’interpretazione più probabile, quella sulla quale in molti saranno d’accordo è che fra i poveri dobbiamo distinguere i bambini da tutti gli altri. Solo i bambini non sono responsabili del proprio stato e perciò è lecito dividerli dalle proprie famiglie per dargli un futuro secondo le nostre regole. Si attribuisce ai poveri oltre alla disgrazia della carenza di beni vitali, quella di appartenere ad uno stato di sottocultura dal quale si devono salvare le nuove generazioni. Come nella situazione precedente entra in campo l’opinione pubblica che ascolta il messaggio e commisura il proprio intervento e quello della comunità alla propria disponibilità.
    La frase “I poveri sono un loro problema” può essere comunque sempre intesa come conclusione di un discorso articolato. Il pronome possessivo “loro” agisce in modo perentorio a dividere la comunità umana in due parti e impone una scelta di campo precisa. La frase può ancora essere intesa come la divisione della responsabilità fra noi e loro. Dalla frase mi pare impossibile poter esprimere il concetto di condivisione delle responsabilità. Il povero, se ha capacità sue proprie, è libero di usarle per se stesso e prenda esempio dal nostro buon comportamento; ciascuno pensi a sé stesso che questa è l’unica società esistente sulla terra.
    Forse la frase “i poveri sono un problema” omettendo qualsiasi aggettivo possessivo darebbe alla stessa un significato più vicino alle necessità non solo dei poveri ma della società.

  • @Krix36
    @Krix36 2 роки тому +1

    Grandissimo prof! Sempre un piacere ascoltarla ...

  • @antonellarabbi3999
    @antonellarabbi3999 3 роки тому +1

    Grazie, Grazie, Grazie.

  • @duiliobruccoleri2920
    @duiliobruccoleri2920 5 місяців тому

    Arthur Schopenhauer: o si pensa o si crede.

  • @sebastiananasonte6336
    @sebastiananasonte6336 Рік тому

    L introduzione è stata troppo lunga,ha tolto po di suspence alla lettura del libro e al pensiero di Mancuso

  • @mimmomimmo2456
    @mimmomimmo2456 Рік тому

    Prof, nella preghiera del Padre nostro,,,, Gesù concluse la preghiera dicendo a Dio,,,,,,,,,, non ci condurre in tentazione, ma librraci da Male,,,,,,,,, quindi secondo la preghiera,,,,, sembra un Dio parziale,,,,,,,,, io non credo, secondo una mia riflessione ce errore di scrittura,,,,,,,,, una buona serata saluti domenico,,,🙏🙏🙏🙏

  • @giuseppeambrosi4040
    @giuseppeambrosi4040 6 років тому

    Il pragmatismo è fare tenendo presente che l'azione comporti il buon risultato. È chiaramente subdola l'azione del governo italiano nei riguardi dell'immigrazione perché viene scambiato per buon risultato quello che è un falso vantaggio solo per il più potente e addirittura al contrario il pericolo di sopravvivenza del debole. Le regole pretenderebbero di funzionare bene, di raggiungere cioè buoni risultati fondandosi solo su sani principi costitutivi della carta dei doveri e dei diritti dei cittadini. Secondo me questo non succede perché la società non è stata progettata per migliorarsi. Non viene sospinta verso il ben vivere dalle abitudini e dai comportamenti dei cittadini e vengono premiati coloro che trovano facili accorgimenti per approfittare proprio di quella carta per i propri interessi. In modo naturale quello che è il sano principio della propria sopravvivenza si trasforma in doveri dei deboli e i diritti solo di chi ha il potere di farsi rispettare. Questo meccanismo culturale viene addirittura sancito da leggi che evidentemente sono sicuramente inefficaci come dimostrano i risultati e spesso contro producenti. Mentre chi non ottempera ai doveri viene punito e la società si è organizzata con strutture preposte a tale scopo, i diritti del cittadino rimangono per la maggioranza una vaga promessa. Ciascuno finisce per avere quei diritti che è capace di ottenere e gode concretamente per legge di un differente trattamento privilegiato nei confronti di chi non ha le sue stesse capacità. Ne ho già parlato ieri a proposito degli immigrati e ne parlai anche, in occasione del referendum, quando espressi il mio parere che se è vero che la costituzione non è riuscita a creare una società veramente solidale come dettano i suoi principi, vuol dire che nella stessa manca l’elemento di costruzione che colleghi i buoni principi ai buoni comportamenti. Secondo me se regge la metafora che la società sia governata da una élite divisa in schieramenti che giocano per raggiungere il potere, mentre la popolazione è nello stesso tempo spettatrice e parte soccombente nella sua propria commedia, cioè recita la parte del pallone che viene spinto con le tecniche di gioco più raffinate a decidere chi sia il vincitore venendo presa a pedate dai contendenti; allora la società non può non vivere l’attrito che le procura la contrapposizione fra ogni individuo che presume di possedere potenzialità proprie infinite e se stesso che considera la società, alla stregua di un ambiente, territorio dal quale deve imparare ad attingere quanto più potere la propria capacità gli possa permettere. Mi verrà probabilmente obiettato che nella costituzione è scritto che ogni cittadino ha diritto alla propria libertà e questa è la democrazia. Osservo che se non vogliamo cadere ancora una volta nei trabocchetti in cui fino ad oggi siamo caduti, dobbiamo dare una definizione plausibile di libertà come di una qualità di cui il cittadino possa godere. Io direi che un cittadino è libero quando vive nella condizione di pensare bene ed agire bene di conseguenza. Perciò una società è tanto più libera quanto più riesce a mettere i suoi cittadini in quelle condizione e deve essere proprio questo l’obiettivo della buona Politica. Certo la Politica deve interessarsi di fatti contingenti ma gli obiettivi relativi agli stessi non devono mai far perdere di vista l’obiettivo principale di una società più solidale, perché questa è l’unica condizione per ottenere l’evoluzione positiva. Alcuni politici sanno bene che le relazioni fra gli uomini che intessono la cultura sociale sono determinate molto di più dai comportamenti che non dalle leggi e che lo strumento concretamente più efficace a farci modificare i comportamenti sono le abitudini e questo sembrerebbe dare pienamente ragione alla tesi di Montanari: cambiamo i governanti e non le regole. Ma siamo proprio sicuri che le regole vigenti non finiranno col produrre ancora la stessa tipologia di governanti? Credo che invece la giusta strategia sia di intervenire non a modificare i principi ma le modalità che influenzano i comportamenti. Tutte le nuove tecnologie operano modificando le abitudini delle persone e influenzano la cultura sociale nel bene e nel male. Esiste però uno strumento antico molto efficace che la società umana utilizza quasi sempre in modo contrario alla propria evoluzione positiva: mi riferisco al denaro. Il denaro è lo strumento attraverso il quale la società umana è riuscita a convogliare le proprie energie per indirizzarle ad attività prima progettate e successivamente eseguite. Come e ancora di più di quanto abbiamo visto avvenire per i diritti e per i doveri, la società umana ha creduto che avrebbe reso possibile la propria gestione buona, esprimendo per il denaro gli stessi principi ritenuti giusti per i doveri e i diritti ed elaborando la logica della punizione codificata dei trasgressori. Questo malinteso concetto della libertà di chi ha il denaro, come per quanto ha riguardato la libertà di ogni individuo non porta buoni frutti, perché favorisce abitudini dannose. L’uso legalizzato improprio del denaro induce le abitudini dannose che rendono necessario inasprire le regole punitive con la conseguenza di colpire sempre di più i deboli che hanno solo il dovere di eseguire e favorire i potenti sempre più ricchi. Abbiamo bisogno di fare un’analisi più fine di come funziona il meccanismo che presiede alle due funzioni del denaro: la distribuzione al cittadino per rendere possibili le sue condizioni di vivibilità e la raccolta del denaro nei capitali che permettono di intraprendere e gestire attività ritenute opportune. La distribuzione del denaro ai cittadini è impostata principalmente secondo due logiche legalizzate: la retribuzione del lavoratore e l’utilizzo del denaro risparmiato. Purtroppo queste due modalità di distribuzione del denaro ingenerano confusione negli obiettivi delle funzioni del lavoro e del risparmio. È sempre meno chiaro a tutti se il lavoro sia l’esecuzione di un compito o il modo per ricevere il denaro che serve a provvedere a sé stesso e alla propria famiglia. L’ambiguità si risolve solo quando le imprese si trasformano in cooperative in cui tutti i lavoratori compartecipano sia alla funzione esecutiva produttiva che a quella economica e commerciale. Anche il risparmio dovrebbe rimanere nei giusti limiti per non trasformarsi in speculazione finanziaria che distoglie gli individui dai compiti della produzione dei beni per indirizzarlo all’accumulo del denaro senza altre finalità che non sia, aumentare sé stesso.
    Esaminiamo dopo questo lungo preambolo l’attività umana che dovrebbe presiedere a gestire l’evoluzione migliorativa della Società umana: la Politica. Ritengo sia stato un errore passare dalla sovvenzione pubblica dei partiti a quella privata perché il patto risulta essere non fra il politico e il suo elettore, ma fra lo stesso e il suo finanziatore con tutte le anomalie che conseguono. Esprimo ancora una volta la mia idea perché non sento in giro qualcosa di meglio. I partiti ricevano periodicamente (ad esempio ogni tre mesi) la sovvenzione dello Stato in proporzione alle tessere di cittadini che gli accordano fiducia. I cittadini quando sottoscrivono la tessera comunicano il fatto al tesoro dello Stato con il proprio codice fiscale e con il diritto al recesso come per qualsiasi acquisto di un servizio. La tessera costa al cittadino simbolicamente per il solo valore materiale. L’unica entrata di denaro del partito è la sovvenzione dello Stato, non sono permesse altre modalità di finanziamento. Il denaro deve essere utilizzato per tutte le necessità del partito che comprenderà sia gli stipendi degli addetti secondo criteri di ripartizione del proprio statuto che gli impegni per propagandare le proprie idee politiche. Il criterio vorrebbe creare una circolazione virtuosa delle idee fra addetti del partito e i suoi sostenitori. Il partito dovrebbe assumere la forma di una piramide rovesciata dove il potere decisionale posto in basso subisce le spinte dei cittadini, resi veramente compartecipi e controllori degli effettivi sviluppi politici.

  • @sebastiananasonte6336
    @sebastiananasonte6336 Рік тому

    A proposito del discorso di nutrirsi a dispetto della morte altrui..anche il cristiano si nutre della carne di Cristo..Eucaristia ...carne e sangue di Cristo..🤷‍♂️

  • @giuseppeambrosi4040
    @giuseppeambrosi4040 6 років тому +1

    L’impatto violento che ha la propaganda di Salvini ha procurato nella società italiana, non può essere contrastato in altro modo che con un’azione altrettanto violenta. Naturalmente non intendo che si debbano formare squadroni pronti al pestaggio, come d’altra parte non fa nemmeno il furbo Salvini. Io intendo che si debba mettere più gente possibile nella condizione di confrontarsi con le situazioni di terribile disaggio di in cui vivono persone. È urgente che questo venga fatto concretamente portando le persone dove, nei luoghi più vicini, condizioni di sofferenza si manifestano. Credo sia indifferente scegliere situazioni particolari. L’abitudine a vedere il male in televisione come una rappresentazione ambiguamente lontana, proposta da fantasmi virtualiche, se ci procurano fastidio, possiamo tranquillamente distruggere cambiando canale, ha reso molto facile e diffondibile attraverso l’emulazione, l’atteggiamento indifferente. Invece di chiedere il contributo in denaro che non procura nessun cambio culturale né in chi dà né in chi riceve, vedo necessaria una organizzazione il più estesa possibile che metta più persone possibile in condizione di toccare con mano, perché è chiaramente una situazione diversa quella di vedere in televisione un uomo che affoga o, camminando per strada, vedere qualcuno che cade. È necessario ricostruire la cultura della solidarietà, aprendo con la violenza della presenza in situazioni di dolore uno squarcio nel muro di indifferenza che la nostra società è riuscita a costruire. L’attuale processo culturale assomiglia ad una valanga che si rafforza con il suo procedere, ma che cosa ha reso possibile la valanga? Quasi sicuramente il disboscamento senza avveduta programmazione ambientale. Il freno naturale del bosco al dilavamento venne eliminato senza sostituzione con accorgimenti studiati che contemplassero insieme le necessità della società umana e le necessità naturali. Di fronte alla valanga la prima salvezza è la fuga, ma dopo bisogna progettare la ricostruzione con un nuovo criterio che deve tener presenti gli errori fatti per non ricaderci. La situazione della società è più complicata rispetto a quella della valanga, perché non esistono vie di fuga, la società malata è la stessa valanga, se siamo ancora nella possibilità di risanarla forse possiamo farlo come si fa con gli organismi ammalati modificando le sue abitudini di vita.

  • @terezinapulaj8901
    @terezinapulaj8901 Рік тому

    Ma ci no vede Belen e ci e cuel ceco ce a passato andare tuti dal mano e dal oci e toccare con mano

  • @terezinapulaj8901
    @terezinapulaj8901 9 місяців тому

    paura guarda la villa ce ano fato ne terra ce vjeno a completare a no la share njete cusi a Luigi a mani a come une carità adeso voli Jon ce ci e ne potere ano fato il costituzione ce volentieri a fare cambiare cuanto no Posen cambiare il pesero positivo e cambiare pesero e no tornare dove a prendere la cosheza lavore e drito dove il jgjoventu precarja perce animo tuto cattiveria verso oni umano no mai paura di me e paura per i fili ce vengono ne mondo dove il generazione ne guerre deve lavore per portare una panjota semi carenato e insenjo di più forti po eliminare i Devlin capitemi bene il pesero e Cosenza del omo di potere e ne tuti Nazioni del mondo come so nel stesa linja

  • @terezinapulaj8901
    @terezinapulaj8901 9 місяців тому

    Cosa e Paura come parli di cattivi si sono mille motivi del cattiveria a meter ne cattività di vivere so perVIVERE di eser per eser

  • @Luigibett
    @Luigibett 5 років тому

    Il titolo giusto sarebbe : " il bisogno di non pensare ".

  • @terezinapulaj8901
    @terezinapulaj8901 8 місяців тому

    Poseni a cimare ance il diavol por la critica cura anci a ci pezo di eser sato cuanto none

  • @ciaroli100
    @ciaroli100 3 роки тому +1

    ...il pippone introduttivo

  • @gaetanocortone5016
    @gaetanocortone5016 6 років тому +1

    Io nn credo a qust uomo .solo libri e cosa dice pensare .nn crede e va nella chiesa cattolica per me lei e un massone ma quale spiritualita Dio siamo noi?bastaa

    • @wandaguaita2890
      @wandaguaita2890 3 роки тому +3

      Cosa ti importa Gaetano di ciò che fa Mancuso. Valuta se in quel che dice vi è qualcosa che ti corrisponde. Non c'è da crederci o non crederci. Solo da valutare. Wanda

  • @valeriaventuri4983
    @valeriaventuri4983 2 роки тому +1

    Grazie