è proprio vero, come diceva Aristotele, che l'uomo è zoon politikon, "animale sociale": la nostra identità ordinaria è in stretto rapporto con l'idea che hanno di noi le persone che frequentiamo più assiduamente, i nostri familiari, i nostri amici, i nostri concittadini. La nostra "maschera" determina le opinioni che le persone hanno di noi ed è determinata dai loro pregiudizi: il rapporto tra maschera e opinione comune è una spirale reciproca. Questa gabbia è così forte che persino l'identità "cristica" non può vincerla del tutto. L'identità "cristica" (verso cui tutti i cristiani dovrebbero tendere rinunciando alla maschera "egoica": non ego, sed Christus) è libera, non fondata sul mondo, perché non è di questo mondo, ma quando agisce nel mondo essa non può operare violando la libertà del prossimo (che il più delle volte ama le proprie catene): perciò non può operare miracoli laddove la gabbia è più serrata, ovvero proprio tra gli affetti più stretti (dove il pregiudizio è più forte).
è proprio vero, come diceva Aristotele, che l'uomo è zoon politikon, "animale sociale": la nostra identità ordinaria è in stretto rapporto con l'idea che hanno di noi le persone che frequentiamo più assiduamente, i nostri familiari, i nostri amici, i nostri concittadini. La nostra "maschera" determina le opinioni che le persone hanno di noi ed è determinata dai loro pregiudizi: il rapporto tra maschera e opinione comune è una spirale reciproca. Questa gabbia è così forte che persino l'identità "cristica" non può vincerla del tutto. L'identità "cristica" (verso cui tutti i cristiani dovrebbero tendere rinunciando alla maschera "egoica": non ego, sed Christus) è libera, non fondata sul mondo, perché non è di questo mondo, ma quando agisce nel mondo essa non può operare violando la libertà del prossimo (che il più delle volte ama le proprie catene): perciò non può operare miracoli laddove la gabbia è più serrata, ovvero proprio tra gli affetti più stretti (dove il pregiudizio è più forte).