Bosnia, 30 anni da guerra. Le cicatrici dell'assedio a Sarajevo sulla pelle di Kanita che era li
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- Опубліковано 19 гру 2024
- La situazione in Ucraina crea immediati parallelismi con la guerra che ha infiammato la Bosnia ed Erzegovina tra il 1992 ed il 1995, ed a distanza di 30 anni si può notare come il conflitto abbia lasciato vivi i ricordi nella memoria di chi l’ha vissuto in prima persona ma, soprattutto, il tempo trascorso non sia riuscito a cancellare le paure che tornano ad angosciare anche solo per un petardo esploso, figuriamoci per bombe che ammazzano persone al confine con l’Europa e rianimano i sentimenti secessionisti all’interno del Paese. “Dopo questa esperienza nessuno di noi è più la stessa persona. È come se si fosse bruciata una valvola dentro di noi. Quando vedo le scene dall’Ucraina mi trovo subito nella città assediata, nella mia città assediata”. Sono queste le parole di Kanita-Ita Blazević, interprete che per i suoi servigi allo Stato Italiano si è meritata anche l’onorificenza di Cavaliere, la quale ha vissuto sulla sua pelle il lunghissimo assedio di 4 anni a Sarajevo, restando vedova con due figli, “Ringrazio Dio che i miei figli siano restati vivi, ma quando adesso guardo i miei nipoti penso: succederà di nuovo? Come non avere paura? Non possiamo più credere se ci dicono: non succederà. Perché ce lo hanno detto anche 30 anni fa”. Tornando indietro nel tempo al 1 marzo 1992, quando un referendum sancì l’indipendenza della Bosnia ed Erzegovina dalla Jugoslavia con la conseguente reazione di Armata Popolare Jugoslava e forze serbo-bosniache che miravano a creare la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, i ricordi delle minacce di Radovan Karadžić in Parlamento suonano come un avvertimento sottovalutato. Anche quando i cecchini serbi posizionatisi attorno a Sarajevo, il 5 aprile 1992 uccisero Suada Dilberović e Olga Sučić aprendo il fuoco sulle migliaia di persone raccoltesi per strada per protestare contro la guerra che aveva già cancellato Vuvokar in Croazia, anticipando i bombardamenti che avrebbero sancito l’inizio dell’assedio. “Eravamo spaventati, increduli, non si poteva immaginare una situazione simile. I politici continuavano a ripeterci che era solo un malinteso, un disguido, una cosa sporadica e che non poteva succedere la guerra ma si sarebbe rimesso tutto a posto”, ripete più volte Kanita-Ita Blazević mentre racconta come immediatamente tutta Sarajevo si sia ritrovata completamente scollegata dal resto del mondo, senza acqua, corrente elettrica e viveri che avevano causato il saccheggio dei negozi... (continua su www.agensir.it)
servizio di Marco Calvarese