4:31 il ragazzo afferma che tutti noi abbiamo esperienza della morte. Osserverei che tutti noi abbiamo esperienza della morte altrui, non della nostra..
Noi non facciamo esperienza della nostra morte ,e neanche di quella altrui.E' una affermazione limite di Heidegger. Della morte,del nulla non ci è dato nulla conoscere.IL cadavere di fronte al nostro sguardo,non ci introduce a nessuna esperienza, per fare "esperienza" come tu dici ,dovresti paradossalmente,rivivere,quel preciso stato,in cui ,non è vita,ma la negazione estrema radicale di questa,ovvero la non vita il nulla, cognitivo,cerebrale...e pertanto inesperibile ad ogni osservatore vivente
16:10 quindi qui c'è la spiegazione semplice del pensiero di E. Severino, anche se non c'è un annientamento di materia nel divenire, c'è un annientamento delle forme di ciò che muta.
@@francescoc.6592 Ascolta dal minuto 16.00. La ragazza parla di mutamento, vorrebbe distinguerlo dall'annientamento e quindi "salvarlo". Il mutamento è però una faccia della stessa medaglia, come giustamente le risponde Severino. Purtroppo questa non è la sede per approfondire.
@@francescoc.6592 No, perché secondo Severino nemmeno le forme si annientano. Quello che invece proponi tu sembrerebbe il principio di conservazione dell'energia, per il quale solo l'energia si conserva, mentre le forme si annientano.
.....Grande professore....interessante la voglia di annientare più che confutare..del ragazzo , chiude dicendo , non capisco....meglio sarebbe non sono in grado di capire....
L'aporia fondamentale di Severino è la seguente: sostiene lui: Dio non esiste, il divenire non esiste, tutto ciò che esiste è sempre esistito, è un apparire e scomparire degli eterni. A parte che la scienza ha dimostrato che non è vero che "tutto esista da sempre", resta in piedi questa obiezione fondamentale: se tutto è "apparire e scomparire degli eterni", perchè noi non lo percepiamo? Perchè siamo finiti. Occorre dunque, per tenere in piedi la tesi di Severino, che esista una Entità eterna a cui questo "eterno apparire e scomparire" si manifesti.
C'è un problemino con Severino, cioé, che lui si serve di parole che hanno un senso già stabilito prima. Morte, eterno, tempo, divenire significano altro per i 99,9 % della popolazione. Quindi, mi pare che Severino doveva aver usato altri vocaboli per spiegarsi meglio. Inutile parlare come se niente fosse stato prima di lui, siccome tutto il resto avessimo storto.
L'esperienza non attesta l'annientamento, come giustamente hai detto, ma questo non significa che l'annientamento si possa verificare. Si tratterebbe di mostrare perché l'annientamento è impossibile. Severino lo fa nei suoi scritti.
@@amedeomalferrari6010 se" l'annullamento si verifica" vuoi dire che ciò che è nulla,si verifica,e pertanto diventa qualcosa.Il non essere diventa essere.La morte è?!
Ragazzi, è bello ascoltarvi. Potreste gentilmente risolvermi qualche dubbio sortomi nell'esposizione del professore? 1 Se la morte non è un'obiezione plausibile contro l'eterno, perché dovrebbe essere plausibile il suo contrario, ovvero essere plausibile a favore dell'eterno? Se il discorso si basa sull'esperienza della visione, come non posso dire nulla né del sole che scompare, come il cielo non dice nulla, così non posso dire nulla di colui che muore, di cui non vedo l'oltre. Ma a questo punto, non si può neanche affermare l'eterno che non vedo. Anzi, il sole lo vedo risorgere costantemente, colui che muore, no. E già qui c'è un paragone a mio avviso inappropriato. In definitiva, fintanto che si rimane all'interno dell'esperienza non posso affermare né l'annientamento del sole né quello di colui che muore, scomparendo entrambi alla mia vista, ma non posso supporre nemmeno l'eterno, che neanche mai è apparso alla vista di nessuno. A mio avviso l'equivoco nasce perché si adopera la visione come metafora che non regge come analogia. 2 L'annientamento non appare, dice Severino. Ma come potrebbe apparire il niente? Grazie molte se qualcuno mi risponde, e scusatemi se ho detto delle stupidaggini. Ho però nella massima considerazione Emanuele Severino, pur essendo una assoluta profana.
@@stefanobosio7126 Buongiorno. Sono assolutamente d'accordo con l'appunto che mi è stato rivolto. Per fortuna che dal momento in cui ponevo il mio quesito ne è passata di acqua sotto i ponti, anche se devo dire che il mio discorso si focalizzava soprattutto sul semplice dato dell'esperienza sensibile (gli occhi), in cui si muovevano gli esempi di Severino. E dichiarandomi del tutto profana in materia. Mi piacerebbe invece conoscere le sue critiche al Maestro. Potrebbero continuare a riempire di contenti quei vuoti a cui lei accenna... sinceramente. Grazie
Sono di sicuro fuori tema: Giorgio caproni scrive che il Nulla è nulla, eppure c’è la parola -che lo indica-, dunque il nulla nella sua assenza esiste.
Solo perchè metti l'articolo davanti a una proposizione, non significa che questa debba per forza entificarsi senza produrre contraddizione. Nulla = non esistente, quindi anche se dici "il non esistente" (tò medén), stai sempre indicando un non esistente. L'equivoco, a mio avviso storicamente è facilitato dalla grammatica della lingua greca, che (a differenza del latino) consente di mettere l'articolo davanti a qualunque elemento della frase, sostantivando ad esempio gli aggettivi neutri e le forme verbali quali l'infinito e il participio.
I ragazzi che guardano attoniti :)
Ex-ragazzi. Oggi vanno per i 50.
4:31 il ragazzo afferma che tutti noi abbiamo esperienza della morte. Osserverei che tutti noi
abbiamo esperienza della morte altrui, non della nostra..
assolutamente, è così.
É un'affermazio
É un'affermazio
Noi non facciamo esperienza della nostra morte ,e neanche di quella altrui.E' una affermazione limite di Heidegger. Della morte,del nulla non ci è dato nulla conoscere.IL cadavere di fronte al nostro sguardo,non ci introduce a nessuna esperienza, per fare "esperienza" come tu dici ,dovresti paradossalmente,rivivere,quel preciso stato,in cui ,non è vita,ma la negazione estrema radicale di questa,ovvero la non vita il nulla, cognitivo,cerebrale...e pertanto inesperibile ad ogni osservatore vivente
È bravo Severino a farci confondere
Un filosofo senza prassi
ovvero?
puoi spiegare meglio?grazie
@@MrDarkastar c'è poco da spiegare ...teorie sul destino e niente sui problemi dell'uomo
@@stefanobosio7126 grazie,ma lo contan cosi tanto.,, anche a me non convinceva,se capisco bene..
@@MrDarkastar è stato bravo a farsi pubblicità ed era un bravo sofista
16:10 quindi qui c'è la spiegazione semplice del pensiero di E. Severino, anche se non c'è un annientamento di materia nel divenire, c'è un annientamento delle forme di ciò che muta.
@@gabrielebonini99 e allora cosa dice
@@francescoc.6592 Ascolta dal minuto 16.00. La ragazza parla di mutamento, vorrebbe distinguerlo dall'annientamento e quindi "salvarlo". Il mutamento è però una faccia della stessa medaglia, come giustamente le risponde Severino. Purtroppo questa non è la sede per approfondire.
@@gabrielebonini99è esattamente quello che ho riportato
@@francescoc.6592 No, perché secondo Severino nemmeno le forme si annientano. Quello che invece proponi tu sembrerebbe il principio di conservazione dell'energia, per il quale solo l'energia si conserva, mentre le forme si annientano.
@@gabrielebonini99 no io riportavo quello che diceva Severino
.....Grande professore....interessante la voglia di annientare più che confutare..del ragazzo , chiude dicendo , non capisco....meglio sarebbe non sono in grado di capire....
L'aporia fondamentale di Severino è la seguente: sostiene lui: Dio non esiste, il divenire non esiste, tutto ciò che esiste è sempre esistito, è un apparire e scomparire degli eterni.
A parte che la scienza ha dimostrato che non è vero che "tutto esista da sempre", resta in piedi questa obiezione fondamentale: se tutto è "apparire e scomparire degli eterni", perchè noi non lo percepiamo? Perchè siamo finiti. Occorre dunque, per tenere in piedi la tesi di Severino, che esista una Entità eterna a cui questo "eterno apparire e scomparire" si manifesti.
C'è un problemino con Severino, cioé, che lui si serve di parole che hanno un senso già stabilito prima. Morte, eterno, tempo, divenire significano altro per i 99,9 % della popolazione. Quindi, mi pare che Severino doveva aver usato altri vocaboli per spiegarsi meglio. Inutile parlare come se niente fosse stato prima di lui, siccome tutto il resto avessimo storto.
ma è tutta follia, Severino è alla periferia della periferia nel mondo accademico
Lo stesso problemino che accompagna la sua critica.
Il 99 della popolazione sono indottrinati infatti
Se l’annullamento non è osservabile non significa che non si verifichi. Si può verificare come no.
L'esperienza non attesta l'annientamento, come giustamente hai detto, ma questo non significa che l'annientamento si possa verificare. Si tratterebbe di mostrare perché l'annientamento è impossibile. Severino lo fa nei suoi scritti.
@@amedeomalferrari6010 se" l'annullamento si verifica" vuoi dire che ciò che è nulla,si verifica,e pertanto diventa qualcosa.Il non essere diventa essere.La morte è?!
Ragazzi, è bello ascoltarvi. Potreste gentilmente risolvermi qualche dubbio sortomi nell'esposizione del professore? 1 Se la morte non è un'obiezione plausibile contro l'eterno, perché dovrebbe essere plausibile il suo contrario, ovvero essere plausibile a favore dell'eterno? Se il discorso si basa sull'esperienza della visione, come non posso dire nulla né del sole che scompare, come il cielo non dice nulla, così non posso dire nulla di colui che muore, di cui non vedo l'oltre. Ma a questo punto, non si può neanche affermare l'eterno che non vedo. Anzi, il sole lo vedo risorgere costantemente, colui che muore, no. E già qui c'è un paragone a mio avviso inappropriato. In definitiva, fintanto che si rimane all'interno dell'esperienza non posso affermare né l'annientamento del sole né quello di colui che muore, scomparendo entrambi alla mia vista, ma non posso supporre nemmeno l'eterno, che neanche mai è apparso alla vista di nessuno. A mio avviso l'equivoco nasce perché si adopera la visione come metafora che non regge come analogia. 2 L'annientamento non appare, dice Severino. Ma come potrebbe apparire il niente?
Grazie molte se qualcuno mi risponde, e scusatemi se ho detto delle stupidaggini. Ho però nella massima considerazione Emanuele Severino, pur essendo una assoluta profana.
@@AlbaDOttavio Severino lo critico da anni ...ma con tutto rispetto si capisce che lei ha dei vuoti di contenuto
@@stefanobosio7126 Buongiorno. Sono assolutamente d'accordo con l'appunto che mi è stato rivolto. Per fortuna che dal momento in cui ponevo il mio quesito ne è passata di acqua sotto i ponti, anche se devo dire che il mio discorso si focalizzava soprattutto sul semplice dato dell'esperienza sensibile (gli occhi), in cui si muovevano gli esempi di Severino. E dichiarandomi del tutto profana in materia. Mi piacerebbe invece conoscere le sue critiche al Maestro. Potrebbero continuare a riempire di contenti quei vuoti a cui lei accenna... sinceramente.
Grazie
@@AlbaDOttavio25:35
@@fernandacampiglio9429 cioè?
Sono di sicuro fuori tema: Giorgio caproni scrive che il Nulla è nulla, eppure c’è la parola -che lo indica-, dunque il nulla nella sua assenza esiste.
Solo perchè metti l'articolo davanti a una proposizione, non significa che questa debba per forza entificarsi senza produrre contraddizione. Nulla = non esistente, quindi anche se dici "il non esistente" (tò medén), stai sempre indicando un non esistente. L'equivoco, a mio avviso storicamente è facilitato dalla grammatica della lingua greca, che (a differenza del latino) consente di mettere l'articolo davanti a qualunque elemento della frase, sostantivando ad esempio gli aggettivi neutri e le forme verbali quali l'infinito e il participio.
13:38 anziché parlare di annientamento non potremmo parlare di mutamento?
Sarebbe un eufemismo
Però all'uomo interessa la consapevolezza di se, morta quella non ha più senso nessuna filosofia.