Buon giorno Andrea, sì ha ragione: pubblicare è un impegno con chi decide di leggerti; è dargli le chiavi della stanza più segreta della tua anima, abbassando le tue difese… la tua corazza e da sardo, mi creda, so di cosa parlo. Non è un traguardo, ma un trampolino verso l’ignoto; è un invito a chi ti legge, a ogni fine pagina, di voltare alla successiva, come una droga, fino alla fine. E, se mai riuscissi a farmi pubblicare qualcosa, a alla fine, vorrei aver regalato la sensazione di aver passato un po’ di tempo in mia piacevole compagnia e non suscitato la rabbiosa voglia di chiedermi indietro il prezzo di copertina. Saluti, Giuseppe.
Buongiorno Andrea, mi sto interessando di questo argomento (la scrittura e pubblicazione di un proprio testo di narrativa) e quello che noto è che nessuno considera un aspetto che invece secondo me è fondamentale e cioè l'interesse e i paradigmi mentali (paroloni che immagino andrebbero banditi) di chi legge. Penso che alla base del successo di un libro, circostanza che prescinde dal fatto che sia scritto bene o che tratti di una storia avvincente, vi sia l'interesse del pubblico. Un dato di fatto è che ognuno di noi, con esclusione forse degli addetti ai lavori (che comunque sono una minoranza), sceglie di leggere un romanzo semplicemente perché la trama o l'ambientazione lo stimola, o perché si parla di quel determinato posto o si affronta quella tematica che lo ha sempre affascinato. Al di là del fatto che uno scrittore di successo possa pubblicare quello che vuole e verrà comunque letto, per uno scrittore esordiente o anche già conosciuto ma non famoso non funziona così. Sono sicuro, peccando forse di presunzione, che le principali case editrici valutino prioritariamente se e in che misura quella storia, radicata in uno specifico contesto e ambientazione, e legata a specifici temi che emergono già dalla sinossi, sia spendibile. E questo al di là del genere. Ci sono temi universali, come l'amicizia, l'odio, l'amore, il tradimento e mille altri, che ogni persona comprende e vive e se tu, scrittore, sei bravo a coinvolgere il lettore, al di là del genere che lui preferisce, stimolando attraverso la lettura una sua personale riflessione, allora piaci (in primo luogo agli editori), quindi ti pubblicano e quindi vendi. Parlo di temi universali perché appunto sono comprensibili e vissuti da tutti. Se invece uno prendesse come riferimento un'ambientazione o uno specifico contesto sociale e sviluppasse la storia attorno a questi elementi centrali rischierebbe, se gli va bene, di essere letto solo da persone a cui quell'ambientazione o contesto piace e non dagli altri, mentre quando la storia ruota attorno a valori e temi universali la gente ne è coinvolta al di là dell'ambientazione e contesto. Penso infatti che la sinossi, e in generale la presentazione di un libro, dovrebbe concentrarsi unicamente su questi temi (per esempio una sinossi potrebbe essere: questo è un libro che parla dell'amore fra un uomo e una donna, o fra due uomini, o fra due donne. O ancora: questo è un libro che parla di odio e prevaricazione - presentazioni come queste invogliano sicuramente uno sconfinato numero di lettori a leggere, o quanto meno a interessarsi di quel libro, perché quello di cui si parla è qualcosa che riguarda tutti, nello specifico, al di là dell'ambientazione in cui sia inserito, del contesto sociale o addirittura storico). Sono quindi fermamente convinto che il successo di un libro dipenda da quanto lo scrittore sia in grado di parlare al lettore stimolando un suo percorso di riflessione, come se il testo parlasse direttamente a lui e lo invitasse a fare, o non fare, quello che la storia suggerisce confrontandosi con i valori sottesi e pensando a quanto questi si adattino o meno alla sua vita, o viceversa siano da questa molto lontani. La domanda in definitiva che dovrebbe porsi ogni lettore, come conferma che il libro sia piaciuto, è: la mia vita migliorerebbe o peggiorerebbe se facessi quello che ha fatto il protagonista di questa storia? Un saluto e i miei migliori auguri per il tuo lavoro.
E aggiungo anche : ascoltare ascoltare ascoltare, guardare guardare guardare, sentite sentire sentire.. La parola è l'arrivo ma non necessariamente la partenza.
Sono abbastanza d'accordo con la prima parte del video e infatti, anche nel caso in cui decida di pubblicare in self (per me è una scelta perfettamente legittima e non di serie B), credo che siano ineliminabili alcuni passaggi, quali editing/cdb e, se possibile, una scheda di valutazione da parte di una persona terza, un professionista che mai ha letto prima quella particolare storia. Non sono invece d'accordo con chi sostiene che Amazon debba essere lo sfogatoio di bozze nemmeno rilette: nessuno può impedire di pubblicare quei testi, ma non si può affermare che si tratti di libri veri e propri. Il libro è un prodotto con delle specificità, nessuna delle quali prevede lo scempio della lingua italiana. Non si tratta di limitare la libertà di espressione, anzi, si tratta di difenderla, rispettandola.
Ciao, quando faccio notare che pubblicare a pagamento non è avere un contratto editoriale in mano, devo sempre discutere. Se ne renderanno conto con il tempo😊
Buongiorno Andrea Mi-scusi, ho una domanda personalizzata da porre. Ho creato un gioco di ruolo su carta, completo di un suo universo narrativo, e ho pensato che scrivere un romanzo potesse essere un ottimo esercizio di world building, contribuendo a rendere l'ambientazione più coerente. Fortunatamente, sono riuscito a evitare di scrivere una semplice trasposizione del gioco di ruolo, creando invece una storia a sé stante nel genere horror/grimdark. Stavo considerando l'idea di autopubblicare per mantenere i diritti sul gioco. Credi sia sensato contattare un editore per il libro, ammesso e non concesso che sia ben scritto, o per evitare possibili conflitti con il gioco di ruolo sarebbe preferibile l'autoproduzione? Ho in mente anche di realizzare un'edizione audiolibro con un narratore professionista. Premetto che non sono uno scrittore (sono giornalista e ho studiato 3+2 biotecnologie molecolari + 3 ingegneria) PERO' mi considero (a ragione o torto) un creativo e ascolto/leggo una media di 70 audiolibri/libri l'anno.
Bisognerebbe avere qualche info in più, tuttavia questo secondo me è uno dei casi in cui l'autopubblicazione ha più senso, perché si presume che il libro sia cercato principalmente dal pubblco del gioco, per cui avere il controllo completo della pubblicazione può fare comodo.
Grazie, come al solito offri spunti di riflessione interessanti.
Buon giorno Andrea, sì ha ragione: pubblicare è un impegno con chi decide di leggerti; è dargli le chiavi della stanza più segreta della tua anima, abbassando le tue difese… la tua corazza e da sardo, mi creda, so di cosa parlo. Non è un traguardo, ma un trampolino verso l’ignoto; è un invito a chi ti legge, a ogni fine pagina, di voltare alla successiva, come una droga, fino alla fine. E, se mai riuscissi a farmi pubblicare qualcosa, a alla fine, vorrei aver regalato la sensazione di aver passato un po’ di tempo in mia piacevole compagnia e non suscitato la rabbiosa voglia di chiedermi indietro il prezzo di copertina. Saluti, Giuseppe.
Grazie veramente per le utili considerazioni espresse in questo video!
Buongiorno Andrea, mi sto interessando di questo argomento (la scrittura e pubblicazione di un proprio testo di narrativa) e quello che noto è che nessuno considera un aspetto che invece secondo me è fondamentale e cioè l'interesse e i paradigmi mentali (paroloni che immagino andrebbero banditi) di chi legge.
Penso che alla base del successo di un libro, circostanza che prescinde dal fatto che sia scritto bene o che tratti di una storia avvincente, vi sia l'interesse del pubblico.
Un dato di fatto è che ognuno di noi, con esclusione forse degli addetti ai lavori (che comunque sono una minoranza), sceglie di leggere un romanzo semplicemente perché la trama o l'ambientazione lo stimola, o perché si parla di quel determinato posto o si affronta quella tematica che lo ha sempre affascinato.
Al di là del fatto che uno scrittore di successo possa pubblicare quello che vuole e verrà comunque letto, per uno scrittore esordiente o anche già conosciuto ma non famoso non funziona così. Sono sicuro, peccando forse di presunzione, che le principali case editrici valutino prioritariamente se e in che misura quella storia, radicata in uno specifico contesto e ambientazione, e legata a specifici temi che emergono già dalla sinossi, sia spendibile. E questo al di là del genere.
Ci sono temi universali, come l'amicizia, l'odio, l'amore, il tradimento e mille altri, che ogni persona comprende e vive e se tu, scrittore, sei bravo a coinvolgere il lettore, al di là del genere che lui preferisce, stimolando attraverso la lettura una sua personale riflessione, allora piaci (in primo luogo agli editori), quindi ti pubblicano e quindi vendi. Parlo di temi universali perché appunto sono comprensibili e vissuti da tutti. Se invece uno prendesse come riferimento un'ambientazione o uno specifico contesto sociale e sviluppasse la storia attorno a questi elementi centrali rischierebbe, se gli va bene, di essere letto solo da persone a cui quell'ambientazione o contesto piace e non dagli altri, mentre quando la storia ruota attorno a valori e temi universali la gente ne è coinvolta al di là dell'ambientazione e contesto.
Penso infatti che la sinossi, e in generale la presentazione di un libro, dovrebbe concentrarsi unicamente su questi temi (per esempio una sinossi potrebbe essere: questo è un libro che parla dell'amore fra un uomo e una donna, o fra due uomini, o fra due donne. O ancora: questo è un libro che parla di odio e prevaricazione - presentazioni come queste invogliano sicuramente uno sconfinato numero di lettori a leggere, o quanto meno a interessarsi di quel libro, perché quello di cui si parla è qualcosa che riguarda tutti, nello specifico, al di là dell'ambientazione in cui sia inserito, del contesto sociale o addirittura storico).
Sono quindi fermamente convinto che il successo di un libro dipenda da quanto lo scrittore sia in grado di parlare al lettore stimolando un suo percorso di riflessione, come se il testo parlasse direttamente a lui e lo invitasse a fare, o non fare, quello che la storia suggerisce confrontandosi con i valori sottesi e pensando a quanto questi si adattino o meno alla sua vita, o viceversa siano da questa molto lontani.
La domanda in definitiva che dovrebbe porsi ogni lettore, come conferma che il libro sia piaciuto, è: la mia vita migliorerebbe o peggiorerebbe se facessi quello che ha fatto il protagonista di questa storia?
Un saluto e i miei migliori auguri per il tuo lavoro.
come dicevano a scuola....leggere, leggere, leggere :)
E aggiungo anche : ascoltare ascoltare ascoltare, guardare guardare guardare, sentite sentire sentire.. La parola è l'arrivo ma non necessariamente la partenza.
Sono abbastanza d'accordo con la prima parte del video e infatti, anche nel caso in cui decida di pubblicare in self (per me è una scelta perfettamente legittima e non di serie B), credo che siano ineliminabili alcuni passaggi, quali editing/cdb e, se possibile, una scheda di valutazione da parte di una persona terza, un professionista che mai ha letto prima quella particolare storia.
Non sono invece d'accordo con chi sostiene che Amazon debba essere lo sfogatoio di bozze nemmeno rilette: nessuno può impedire di pubblicare quei testi, ma non si può affermare che si tratti di libri veri e propri. Il libro è un prodotto con delle specificità, nessuna delle quali prevede lo scempio della lingua italiana.
Non si tratta di limitare la libertà di espressione, anzi, si tratta di difenderla, rispettandola.
Il problema è trovare chi se lo compra
Fossilizzarmi su un genere, non mi sta bene, io cambio genere, dipende l'ispirazione
Ciao, quando faccio notare che pubblicare a pagamento non è avere un contratto editoriale in mano, devo sempre discutere. Se ne renderanno conto con il tempo😊
Purtroppo alcuni non ci arrivano mai...
Buongiorno Andrea Mi-scusi, ho una domanda personalizzata da porre. Ho creato un gioco di ruolo su carta, completo di un suo universo narrativo, e ho pensato che scrivere un romanzo potesse essere un ottimo esercizio di world building, contribuendo a rendere l'ambientazione più coerente. Fortunatamente, sono riuscito a evitare di scrivere una semplice trasposizione del gioco di ruolo, creando invece una storia a sé stante nel genere horror/grimdark. Stavo considerando l'idea di autopubblicare per mantenere i diritti sul gioco. Credi sia sensato contattare un editore per il libro, ammesso e non concesso che sia ben scritto, o per evitare possibili conflitti con il gioco di ruolo sarebbe preferibile l'autoproduzione? Ho in mente anche di realizzare un'edizione audiolibro con un narratore professionista.
Premetto che non sono uno scrittore (sono giornalista e ho studiato 3+2 biotecnologie molecolari + 3 ingegneria) PERO' mi considero (a ragione o torto) un creativo e ascolto/leggo una media di 70 audiolibri/libri l'anno.
Bisognerebbe avere qualche info in più, tuttavia questo secondo me è uno dei casi in cui l'autopubblicazione ha più senso, perché si presume che il libro sia cercato principalmente dal pubblco del gioco, per cui avere il controllo completo della pubblicazione può fare comodo.
@@StoryDoctor sì, esattamente, agirebbe in sinergia il libro con il gioco di ruolo e con un secondo gioco di carte. Grazie
Su "Whopper menu medio" son caduto dal divano (ed ero seduto bene)
La prossima volta “stringi” 😅
Il test dell'attention span è parte integrante della lezione
Ma perché non arriva mai al dunque?
Il dunque sta a 14:37
Ottimi video, suggerisco una durata più breve...
Se sei più per le sveltine, sul mio profilo tiktok trovi molti più video condensati. E molti più meme.