Perchè Dio Permette la sofferenza

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  • Опубліковано 2 жов 2024
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    Perchè Dio permette la sofferenza?
    Approcci differenti tra Yogananda e Ramahana
    Questa breve conversazione tra Yogananda e Ramana Maharshi affronta un concetto centrale nelle filosofie orientali, in particolare nel Vedanta e nell'Advaita Vedanta, che riguarda la natura della sofferenza e la sua relazione con l'identità individuale.
    Yogananda chiede a Ramana Maharshi perché debba esserci la sofferenza, implicitamente suggerendo che la sofferenza sia una condizione inevitabile o necessaria nella vita. La risposta di Ramana, "Chi soffre? Cos'è la sofferenza?", è profondamente illuminante.
    "Chi soffre?": Ramana invita Yogananda a indagare sulla natura di colui che sperimenta la sofferenza. Nell'Advaita Vedanta, l'individualità è considerata un'illusione, e la sofferenza è spesso associata all'identificazione con il corpo, la mente e le emozioni. La domanda "Chi soffre?" suggerisce che la sofferenza può essere collegata all'illusione dell'identità individuale, che è separata dalla consapevolezza universale o dalla realtà ultima.
    "Cos'è la sofferenza?": Questa domanda invita a esaminare la natura della sofferenza stessa. Nell'Advaita Vedanta, la sofferenza è considerata una conseguenza dell'attaccamento agli oggetti transitori e dell'identificazione con il mondo fenomenico. È vista come un'illusione che sorge quando ci si identifica con il corpo, la mente e il mondo esterno, piuttosto che con la consapevolezza infinita e senza forma.
    La risposta di Ramana suggerisce che la sofferenza ha origine dall'identificazione con l'ego, che è illusorio secondo la visione dell'Advaita Vedanta. Se si comprende veramente la propria natura essenziale come consapevolezza universale, al di là del corpo e della mente, allora la sofferenza cessa, poiché non c'è più un "chi" separato che possa soffrire.
    In breve, Ramana invita Yogananda (e chiunque ascolti o legga questa conversazione) a guardare oltre l'illusione dell'individualità e a realizzare la vera natura della realtà, dove non c'è né sofferenza né colui che soffre.
    Yogananda aveva a cuore la sofferenza dell'uomo e il suo interrogativo sgorgava dal cuore di colui che vuole fare da ponte tra l'uomo con tutte le sue sofferenze e Dio.
    Vuole avvicinare l'uomo a Dio.
    Ramahana che incarna la sofferenza, aveva il cancro ad uno stadio avanzato, parte da un livello differente ossia dal fatto che non ci possiamo identificare col corpo, esso è uno strumento della nostra consapevolezza, ma non possiamo identificarci con la macchina...
    Chi soffre?
    Yogananda❤️ è compassione pura.... abbraccia la nostra stessa passione (cum passione), non ci vuole lasciare neppure un momento senza strumenti... e li trova nello Yoga e nella religione.
    Dalla sofferenza pura non è facile emergere.... ma una volta superata la sofferenza allora si passa allo step successivo...ossia al distacco dalla persona!

КОМЕНТАРІ • 5

  • @andredeepvibration4511
    @andredeepvibration4511 4 місяці тому

    Ci possono essere tanti motivi,compreso che non sia "lui" perché non esiste ed è naturale soffrire

  • @jeanmarcjosephsusino8098
    @jeanmarcjosephsusino8098 4 місяці тому

    Cari "guru", la teodicea da sola ha demolito tutte le religioni abramitiche.

    • @albertodessi2711
      @albertodessi2711  4 місяці тому +1

      Non so a che guru ti stai riferendo!
      La teodicea affronta molti aspetti
      cerca di conciliare l'esistenza di un Dio onnipotente e benevolo con la presenza del male nel mondo. Questa sfida intellettuale ha portato alcuni a ritenere che le risposte offerte dalle religioni abramitiche (Cristiana, Islamica ecc) siano insufficienti o insoddisfacenti, e quindi che la teodicea abbia minato la loro credibilità.
      Molti credenti trovano risposte soddisfacenti all'interno delle loro tradizioni religiose e continuano a mantenere una fede profonda nonostante le difficoltà poste dalla teodicea.
      Le principali affermazioni della teodicea sulla sofferenza includono:
      Libero arbitrio: Molti teologi e filosofi sostengono che Dio ha dato agli esseri umani il libero arbitrio per scegliere tra il bene e il male. La sofferenza può derivare dalle scelte sbagliate che le persone fanno. In questa prospettiva, il libero arbitrio è visto come un bene superiore che giustifica la possibilità del male.
      Sviluppo morale: Alcuni argomentano che la sofferenza e le difficoltà sono necessarie per il progresso morale e spirituale. Le esperienze dolorose possono portare alla crescita personale, alla resistenza e a una comprensione più profonda della vita.
      Bene maggiore: Un'altra posizione è che Dio permette il male e la sofferenza perché da essi possono derivare beni maggiori che non sarebbero altrimenti raggiungibili. Ad esempio, atti di coraggio, compassione e amore spesso emergono in risposta alla sofferenza.
      Mistero divino: Alcuni credono che la natura di Dio e dei Suoi piani sia al di là della comprensione umana. In questa visione, la sofferenza può avere un significato o uno scopo che non possiamo comprendere appieno, ma che è comunque parte del piano divino.
      Conseguenza del peccato originale: Nelle tradizioni cristiane, si afferma spesso che la sofferenza è una conseguenza del peccato originale. La caduta dell'uomo ha introdotto il male e la sofferenza nel mondo, e questa condizione continuerà fino alla redenzione finale.
      Purtroppo però il conoscere i motivi per il quale esiste la sofferenza.... non rimuove la sofferenza stessa e spesso servono delle strade percorribili per oltrepassare il guado...
      Ramana è aldilà delle religioni... e Yogananda è il fattore di metodo scientifico per arrivare a conoscere Dio... (entrambi questi guru... non possono ascriversi a fautori di religioni abramitiche di cui la Teodicea si è occupata)
      Ritengo- ed è una mia opinione personale - che le religioni, ma anche la stessa "Teodicea" siano degli strumenti utili per dei fini.
      E... a chi soffre servirà una cosa sola ... trascendere la sofferenza!

    • @jeanmarcjosephsusino8098
      @jeanmarcjosephsusino8098 4 місяці тому

      Nessuna di queste "risposte" può giustificare la sofferenza e non è necessario dare il merito o la colpa a dio, semplicemente perchè non esiste. Faccio volontariato 2 volte alla settimana, a volte in reparti pediatrici oncologici, vai a raccontarlo a un bambino morente di 8 anni che il dramma che sta sopportando ha un senso e che serve ad elevarlo spiritualmente. La teologia e la spiritualità sono fatte di parole, capaci solo di reitificare la realtà, la vita è un'altra cosa.

    • @albertodessi2711
      @albertodessi2711  4 місяці тому +1

      @@jeanmarcjosephsusino8098 sono contento che esistano persone come te che alleviano le sofferenze, seppur in parte
      Ti chiedo però, che ruolo avresti se non ci fosse la sofferenza... A volte la fragilita, la sofferenza, danno profondità alla vita, mettono in risalto qualità che prima non si conoscevano.
      Immagina se tutti i giorni fossero perfetti, senza difficoltà, senza problemi... apprezzeresti così tanto i momenti di grazia in cui tutto sembra allinearsi ai tuoi desiderata?