ELSA MORANTE - RILEGGERE I CLASSICI

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  • Опубліковано 6 вер 2024
  • Nata a Roma, al n. 7 di via Anicia[4], Elsa Morante trascorse la sua infanzia nel quartiere popolare di Testaccio. Figlia d'una maestra ebrea, Irma Poggibonsi - o Poggibonzi, originaria di Modena - e di un impiegato delle poste siciliano, Francesco Lo Monaco; del padre naturale, che lei credeva essere solo il padrino, la Morante venne a sapere solo a 14 anni. Elsa alla nascita fu riconosciuta da Augusto Morante, già marito di Irma, e sorvegliante in un istituto di correzione giovanile. Elsa crebbe insieme con i fratelli più piccoli Aldo, Marcello (1916-2005, anche lui scrittore) e Maria (un primo fratello, Mario, morì in fasce prima che lei nascesse), tutti figli dello stesso Lo Monaco. La storia di questa famiglia è un po' particolare, ed è diffusamente narrata nelle memorie autobiografiche di Marcello Morante, intitolate Maledetta Benedetta. Il padre naturale Francesco Lo Monaco morì suicida nel 1943.
    Oltre ad avviare la stesura di Menzogna e sortilegio, durante questo periodo incominciò a tradurre il diario (Scrapbook) di Katherine Mansfield. Dopo la fine della guerra, Morante e Moravia incontrarono il traduttore statunitense William Weaver, che li aiutò a raggiungere il pubblico statunitense.
    Per il tramite di Natalia Ginzburg, Elsa Morante pubblicò il suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio, presso Einaudi nel 1948. Grazie al sostegno del critico Giacomo Debenedetti, quello stesso anno il libro vinse il Premio Viareggio, condividendolo con Aldo Palazzeschi.
    Gli anni successivi a Menzogna e sortilegio furono caratterizzati da un accentuato interesse per il cinema, che anche in seguito non venne abbandonato. Del 1949 fu un primo progetto a quattro mani con Alberto Lattuada, con il quale Elsa Morante scrisse il trattamento per un film che si sarebbe dovuto intitolare Miss Italia; e del 1952 fu un secondo progetto con Franco Zeffirelli per un film dal titolo Verranno a te sull'aure... Ma nessuno dei due film venne realizzato.
    Il successivo romanzo di Elsa Morante, L'isola di Arturo, uscì in Italia nel 1957, sempre per Einaudi, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica (e vincendo il Premio Strega[6]). Nel 1962 ne fu tratto anche un film omonimo, diretto da Damiano Damiani.
    Nel 1958, presso Longanesi, uscì la raccolta di 16 poesie Alibi, che comprende, oltre alla lirica del titolo e le varie altre poesie che erano già state incluse all'interno dei romanzi Menzogna e sortilegio e L'isola di Arturo, anche la poesia Avventura, già uscita su "Botteghe Oscure" nel 1951 con il titolo L'avventura.
    Durante i primi anni Sessanta la scrittrice allestì una seconda raccolta di racconti, pubblicata da Einaudi nel 1963: Lo scialle andaluso, in cui confluirono alcuni dei racconti già pubblicati nel Gioco segreto, assieme ad altri più recenti. Nel 1965 pubblicò, dopo averla presentata in più occasioni a Torino, Milano e Roma, la conferenza Pro o contro la bomba atomica. Breve saggio di grande impegno morale, è il testo in cui Elsa Morante espose con maggior coraggio e chiarezza la sua poetica: la poesia mantiene viva la realtà, e sconfigge l'irrealtà.
    Gravemente colpita dal lutto per la morte di Morrow, Elsa Morante continuò a scrivere, sebbene sporadicamente, lavorando in quegli anni a un romanzo che però non vide mai la luce: Senza i conforti della religione. Nel 1968 pubblicò Il mondo salvato dai ragazzini, una raccolta, o un canzoniere, che unisce in modo originale forme di poesia tradizionale, canzoni, un atto unico teatrale (La commedia chimica, ispirata alle sue sperimentazioni con LSD e altri psichedelici[7]), favolette morali. Poi, a partire dal 1971, riprendendo alcuni personaggi e temi dal vecchio progetto di Senza i conforti della religione, avviò la stesura del romanzo La Storia.
    L'ultimo romanzo di Elsa Morante fu Aracoeli, pubblicato sempre da Einaudi nel 1982, per il quale, nel 1984, ottenne il Prix Médicis. Poco prima della fine della stesura del romanzo, cadendo, si procurò una frattura al femore, che la costrinse lungamente a letto. Dopo l'uscita del libro scoprì di essere gravemente ammalata; tentò il suicidio nel 1983, ma fu salvata in extremis dalla sua governante, Lucia Mansi. Ricoverata in clinica, fu sottoposta a una complessa operazione chirurgica, che però non le giovò molto. Morì nel 1985 a seguito di un infarto.
    Nel 2012 è uscita una raccolta di 596 lettere di e a Elsa Morante dal titolo L'amata, a cura del nipote Daniele Morante, con la collaborazione di Giuliana Zagra[8].
    I suoi manoscritti sono conservati alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che ha ospitato due mostre dedicate alla scrittrice: la prima nel 2006 (Le stanze di Elsa) e la seconda nel 2012 (Santi, Sultani e Gran Capitani in camera mia).
    Relatrice Rossanda Dedola. Coordina Vittoria Franco

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