Tumore al seno nelle giovani donne, la storia di Barbara Belletti, Ricercatrice AIRC

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  • Опубліковано 10 вер 2024
  • Barbara Belletti, biologa del Centro di riferimento oncologico (CRO) di Aviano, si dedicherà nei prossimi anni alla ricerca di cure più efficaci e meno invasive per le donne più giovani che si ammalano di cancro al seno, con il sostegno di AIRC.
    I l 4 luglio, mentre tutti gli americani celebrano il giorno dell'Indipendenza, la famiglia di Barbara Belletti festeggia il compleanno della secondogenita Bianca, nata anche lei - come gli Stati Uniti d'America - a Filadelfia: nel 2001 infatti, Barbara lavorava come ricercatrice al Kimmel Cancer Center, nell'Università intitolata proprio a Thomas Jefferson, "padre fondatore" e, tra le altre cose, scienziato.
    Maria Giulia, la primogenita che oggi frequenta la Facoltà di medicina a Siena, era nata qualche anno prima a Napoli, dove era stata di nuovo la carriera scientifica a portare Barbara. Dalla natìa Civitanova Marche, cittadina affacciata sull'Adriatico, era partita dopo la maturità scientifica al Liceo Leonardo Da Vinci ed era arrivata nel capoluogo campano al compimento degli studi di biologia, coronati da un dottorato in biologia cellulare, all'Università di Bologna.
    Alla scoperta dell'uomo
    "Dopo il liceo scientifico era chiaro che sarei andata a Bologna, città universitaria in gran fermento, ma ero stata a lungo indecisa sulla facoltà, tanto che feci anche un mese di precorsi di ingegneria, poi optai per biologia" racconta. "Io volevo studiare la biologia umana, ma all'epoca il corso di laurea aveva anche esami di botanica e zoologia."
    A Bologna vive l'esperienza dell'appartamento in condivisione: "Sono stati sette anni molto ricchi, in cui ho fatto amicizia con studenti di tutte le facoltà, provenienti da ogni parte d'Italia. Con molti di loro conservo ancora oggi dei legami".
    La passione per la ricerca scoppia quando decide di preparare una tesi sperimentale: è allora che rimane "affascinata dal laboratorio", un innamoramento che deve essere stato reciproco, al punto che dopo la laurea (con lode) supera il concorso per essere ammessa a un dottorato di ricerca, sempre nell'ateneo felsineo: "Non avevo padrini di nessun tipo, e solo a cose fatte mi resi conto di quanto fosse significativa la difficoltà superata" ricorda con un pizzico di orgoglio.
    Per approfondire la conoscenza del funzionamento dell'organismo umano, sano e malato, dopo il dottorato decide di dedicarsi alla patologia clinica. Così si ritrova a preparare un master all'Istituto di genetica e biofisica di Napoli, nel laboratorio diretto da Maria Graziella Persico, dove le premesse sono chiare da subito per tutti: "Nel suo laboratorio o volevi fare ricerca o te ne andavi. Per me è stata una guida molto severa e motivante".
    La prima borsa AIRC-FIRC
    Il trasferimento a Napoli coincide con una borsa di studio ottenuta dalla FIRC: "Ricordo l'enorme soddisfazione quando superai l'esame con cui all'epoca gli aspiranti borsisti venivano interrogati dai big dell'oncologia italiana, tra cui Ada Sacchi, Pier Paolo Di Fiore, Pier Giuseppe Pelicci: superare il colloquio all'Istituto superiore di sanità e vedersi assegnare la borsa era davvero la prova che stavi facendo il ricercatore nel modo migliore" ricorda. "Venivo da un periodo di profonda crisi, in una nuova città, in un nuovo istituto e con una bambina appena nata, e mi chiedevo se valesse la pena continuare. Dopo la nascita di mia figlia non vedevo l'ora di tornare in laboratorio, ma senza nido per la bambina e con spostamenti lunghissimi è stata una gran fatica, anche se i genitori di mio marito ci aiutavano ogni giorno, aspettando che tornassi dal lavoro."
    A Napoli Barbara aveva infatti conosciuto Gustavo Baldassarre, un ricercatore oncologo - "molto stakanovista" - di un paio d'anni più grande di lei, con cui l'intesa era stata subito totale, portando ben presto al matrimonio e alla nascita della prima figlia, e dando l'avvio a un sodalizio che ancora oggi li vede dividere lo stesso laboratorio di ricerca nella divisione di oncologia molecolare del Dipartimento di ricerca traslazionale del Centro di riferimento oncologico di Aviano.
    Prima dell'approdo ai piedi delle Dolomiti friulane, però, la passione comune per la ricerca li aveva portati a trasferirsi a Filadelfia, dove la piccola Maria Giulia aveva imparato subito a esprimersi senza difficoltà anche in inglese, seppure con una cadenza a dir poco peculiare: "Alla scuola di Filadelfia ha imparato dalle sue deliziose insegnanti un sacco di espressioni tipiche della comunità afroamericana, e anche la caratteristica cadenza" ricorda Barbara ridacchiando. "Negli Stati Uniti l'organizzazione dei centri di ricerca è pensata per facilitare il compito a chi lavora in laboratorio, ma quello del ricercatore rimane comunque un lavoro in cui gli insuccessi sono molto più numerosi dei successi, che ti obbliga a fare spesso un'autocritica profonda."

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