Qualcosa Era Successo - D. Buzzati

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  • Опубліковано 25 сер 2024
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    Qualcosa Era Successo, di Dino Buzzati
    Voce Narrante di E. Camponeschi
    www.menestrandise.it
    Musica di Kevin Mcleod
    www.incompetech.com

КОМЕНТАРІ • 49

  • @recidischiabrasivi7960
    @recidischiabrasivi7960 3 місяці тому

    Aiuto! Aiuto...che altro e' piu' sconvolgente sentire!?
    Una parola che smuove in noi tutto l'essere piu' profondo. Ci muove in avanti e avanti a noi precedeci il nostro animo.
    Tutto si ravviva ,galvanizza e vivifica in un istante! Una lama di luce che tende all'infinito tra le nubi ed oltre .Ecco poi ritroviamo noi in un'altro noi migliore , ormai sorpassato l'atto salvatore.
    Che magnifico testo il tutto condensato nella netta pennellata finale.
    Francesco

  • @simonametrangolo9658
    @simonametrangolo9658 8 років тому +9

    adoro buzzati, è sempre stato 1 dei miei autori preferiti . letto da te poi ... è il massimo !
    grazie

  • @yozzychannel9611
    @yozzychannel9611 8 років тому +16

    bello davvero, ti tiene sulle spine e anche recitato magnificamente. complimenti. l'unica cosa è il finale che mi ha fatto tirare una bestemmia come alla fine di una puntataccia di the walking dead. ahahahahahha

  • @rob-bw5pg
    @rob-bw5pg 2 роки тому +3

    Qualcosa era successo
    Dino Buzzati
    Il treno aveva percorso solo pochi chilometri (e la strada era lunga, ci saremmo fermati soltanto alla lontanissima stazione d'arrivo, così correndo per dieci ore filate) quando a un passaggio a livello vidi dal finestrino una giovane donna. Fu un caso, potevo guardare tante altre cose invece lo sguardo cadde su di lei che non era bella né di sagoma piacente, non aveva proprio niente di straordinario, chissà perché mi capitava di guardarla. Si era evidentemente appoggiata alla sbarra per godersi la vista del nostro treno, superdirettissimo, espresso del nord, simbolo per quelle popolazioni incolte, di miliardi, vita facile, avventurieri, splendide valige di cuoio, celebrità, dive cinematografiche, una volta al giorno questo meraviglioso spettacolo, e assolutamente gratuito per giunta.
    Ma come il treno le passò davanti lei non guardò dalla nostra parte (eppure era là ad aspettare forse da un'ora) bensì teneva la testa voltata indietro badando a un uomo che arrivava di corsa dal fondo della via e urlava qualcosa che noi naturalmente non potemmo udire: come se accorresse a precipizio per avvertire la donna di un pericolo. Ma fu un attimo: la scena volò via, ed ecco io mi chiedevo quale affanno potesse essere giunto, per mezzo di quell'uomo, alla ragazza venuta a contemplarci. E stavo per addormentarmi al ritmico dondolio della vettura quando per caso - certamente si trattava di una pura e semplice combinazione - notai un contadino in piedi su un muretto che chiamava chiamava verso la campagna facendosi delle mani portavoce. Fu anche questa volta un attimo perché il direttissimo filava eppure feci in tempo a vedere sei sette persone che accorrevano attraverso i prati, le coltivazioni, l'erba medica, non importa se la calpestavano, doveva essere una cosa assai importante. Venivano da diverse direzioni chi da una casa, chi dal buco di una siepe chi da un filare di viti o che so io, diretti tutti al muriccioio con sopra il giovane chiamante. Correvano, accidenti se correvano, si sarebbero detti spaventati da qualche avvertimento repentino che li incuriosiva terribilmente, togliendo loro la pace della vita. Ma fu un attimo, ripeto, un baleno, non ci fu tempo per altre osservazioni.
    Che strano, pensai, in pochi chilometri già due casi di gente che riceve una improvvisa notizia, così almeno presumevo. Ora, vagamente suggestionato, scrutavo la campagna, le strade, i paeselli, le fattorie, con presentimenti ed inquietudini.Forse dipendeva da questo speciale stato d'animo, ma più osservavo la gente, contadini, carradori, eccetera, più mi sembrava che ci fosse dappertutto una inconsueta animazione. Ma sì, perché quell'andirivieni nei cortili, quelle donne affannate, quei carri, quel bestiame? Dovunque era lo stesso. A motivo della velocità era impossibile distinguere bene eppure avrei giurato che fosse la medesima causa dovunque. Forse che nella zona si celebravan sagre? Che gli uomini si disponessero a raggiungere il mercato? Ma il treno andava e le campagne erano tutte in fermento, a giudicare dalla confusione. E allora misi in rapporto la donna del passaggio a livello, il giovane sul muretto, il viavai dei contadini: qualche cosa era successo e noi sul treno non ne sapevamo niente.
    Guardai i compagni di viaggio, quelli dello scompartimento, quelli in piedi nel corridoio. Essi non si erano accorti. Sembravano tranquilli e una signora di fronte a me sui sessant'anni stava per prender sonno. O invece sospettavano? Sì, sì, anche loro erano inquieti, uno per uno, e non osavano parlare. Più di una volta li sorpresi, volgendo gli occhi repentini, guatare fuori. Specialmente la signora sonnolenta, proprio lei, sbirciava tra le palpebre e poi subito mi controllava se mai l'avessi smascherata. Ma di che avevano paura?
    Napoli. Qui di solito il treno si ferma. Non oggi il direttissimo. Sfilarono rasente a noi le vecchie case e nei cortili oscuri vedemmo finestre illuminate e in quelle stanze - fu un attimo - uomini e donne chini a fare involti e chiudere valige, così pareva. Oppure mi ingannavo ed erano tutte fantasie? Si preparavano a partire. Per dove? Non una notizia fausta dunque elettrizzava città e campagne. Una minaccia, un pericolo, un avvertimento di malora. Poi mi dicevo: ma se ci fosse un grosso guaio, avrebbero pure fatto fermare il treno; e il treno invece trovava tutto in ordine, sempre segnali di via libera, scambi perfetti, come per un viaggio inaugurale.
    Un giovane al mio fianco, con l'aria di sgranchirsi, si era alzato in piedi. In realtà voleva vedere meglio e si curvava sopra di me per essere più vicino al vetro. Fuori, le campagne, il sole, le strade bianche e sulle strade carriaggi, camion, gruppi di gente a piedi, lunghe carovane come quelle che traggono ai santuari nel giorno del patrono. Ma erano tanti, sempre più folti man mano che il treno si avvicinava al nord. E tutti avevano la stessa direzione, scendevano verso mezzogiorno, fuggivano il pericolo mentre noi gli si andava direttamente incontro, a velocità pazza ci precipitavamo verso la guerra, la rivoluzione, la pestilenza, il fuoco, che cosa poteva esserci mai? Non lo avremmo saputo che fra cinque ore, al momento dell'arrivo, e forse sarebbe stato troppo tardi. Nessuno diceva niente. Nessuno voleva essere il primo a cedere. Ciascuno forse dubitava di sé, come facevo io, nell'incertezza se tutto quell'allarme fosse reale o semplicemente un'idea pazza, allucinazione, uno di quei pensieri assurdi che infatti nascono in treno quando si è un poco stanchi. La signora di fronte trasse un sospiro, simulando di essersi svegliata, e come chi uscendo dal sonno leva gli sguardi meccanicamente, così lei alzo le pupille fissandole, quasi per caso, alla maniglia del segnale d'allarme. E anche noi tutti guardammo l'ordigno, con l'identico pensiero. Ma nessuno parlò o ebbe l'audacia di rompere il silenzio o semplicemente osò chiedere agli altri se avessero notato, fuori, qualche cosa di allarmante.
    Ora le strade formicolavano di veicoli e gente, tutti in cammino verso il sud. Rigurgitanti i treni che ci venivano incontro. Pieni di stupore gli sguardi di coloro che da terra ci vedevano passare, volando con tanta fretta al settentrione. E zeppe le stazioni. Qualcuno ci faceva cenno, altri ci urlavano delle frasi di cui si percepivano soltanto le vocali come echi di montagna. La signora di fronte prese a fissarmi. Con le mani piene di gioielli cincischiava nervosamente un fazzo1etto e intanto i suoi sguardi supplicavano: parlassi, finalmente, li sollevassi da quel silenzio, pronunciassi la domanda che tutti si aspettavano come una grazia e nessuno per primo osava fare.
    Ecco un'altra città. Come il treno, entrando nella stazione, rallentò un poco, due tre si alzarono non resistendo alla speranza che il macchinista fermasse. Invece si passò, fragoroso turbine, lungo le banchine dove una folla inquieta si accalcava anelando a un convoglio che partisse, tra caotici mucchi di bagagli. Un ragazzino tentò di rincorrerci con un pacco di giornali e ne sventolava uno che aveva un grande titolo nero in prima pagina. Allora con un gesto repentino, la signora di fronte a me si sporse in fuori, riuscì ad abbrancare il foglio ma il vento della corsa glielo strappò via. Tra le dita restò un brandello. Mi accorsi che le sue mani tremavano nell'atto di spiegarlo. Era un pezzetto triangolare. Si leggeva la testata e del gran titolo solo quattro lettere. IONE, si leggeva. Nient'altro. Sul verso, indifferenti notizie di cronaca. Senza parole, la signora alzò un poco il frammento affinché tutti lo potessero vedere. Ma tutti avevamo già guardato. E si finse di non farci caso. Crescendo la paura, più forte in ciascuno si faceva quel ritegno. Verso una cosa che finisce in IONE noi correvamo come pazzi, e doveva essere spaventosa se, alla notizia, popolazioni intere si erano date a immediata fuga. Un fatto nuovo e potentissimo aveva rotto la vita del Paese, uomini e donne pensavano solo a salvarsi, abbandonando case, lavoro, affari, tutto, ma il nostro treno no, il maledetto treno marciava con la regolarità di un orologio, al modo del soldato onesto che risale le turbe dell'esercito in disfatta per raggiungere la sua trincea dove il nemico già sta bivaccando. E per decenza, per un rispetto umano miserabile, nessuno di noi aveva il coraggio di reagire. Oh i treni come assomigliano alla vita!
    Mancavano due ore. Tra due ore, all'arrivo, avremmo saputo la comune sorte. Due ore, un'ora e mezzo, un'ora, già scendeva il buio. Vedemmo di lontano i lumi della sospirata nostra città e il loro immobile splendore riverberante un giallo alone in cielo ci ridiede un fiato di coraggio. La locomotiva emise un fischio, le ruote strepitarono sul labirinto degli scambi. La stazione, la curva nera delle tettoie, le lampade, i cartelli, tutto era a posto come il solito.
    Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era deserta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse. Il treno si fermava finalmente. Corremmo giù per i marciapiedi, verso l'uscita, alla caccia di qualche nostro simile. Mi parve di intravedere, nell'angolo a destra in fondo, un po' in penombra, un ferroviere col suo berrettuccio che si eclissava da una porta, come terrorizzato. Che cosa era successo? In città non avremmo più trovato un'anima? Finché la voce di una donna, altissima e violenta come uno sparo, ci diede un brivido. " Aiuto! Aiuto! " urlava e il grido si ripercosse sotto le vitree volte con la vacua sonorità dei luoghi per sempre abbandonati.

  • @VerticeAlto
    @VerticeAlto 8 років тому +7

    Il mio raccontro preferito di Buzzati!

  • @antonioda3744
    @antonioda3744 4 роки тому +15

    Spoiler: non leggere se non hai ascoltato il racconto
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    Per me la donna che grida alla fine rappresenta l'anima. C'è anche un elegante 'suggerimento' perché dice: "Che cosa era successo? In città non avremmo più trovato un'anima? Finché la voce di una donna, altissima etc. etc.". Tutto il racconto per me è la rappresentazione della vita che va inesorabilmente verso la sua destinazione (la morte) senza che si riesca a comprendere cosa bisogna fare per salvarsi o se ci si debba veramente preoccupare di qualcosa o se non sia inopportuno mostrarsi preoccupati, come fanno tutti sul treno. Alla fine c'è, se si vuole, la destinazione/dannazione. Certo ogni interpretazione impoverisce il racconto, che è bello perché è aperto, ma la mia sensazione è che alluda a qualcosa del genere

    • @Nautilus006
      @Nautilus006 3 роки тому +1

      🙃

    • @il_narratore
      @il_narratore 6 місяців тому

      Bella interpretazione, non ci avevo pensato.

  • @claudiorosini2208
    @claudiorosini2208 Рік тому

    Pur essendo io un divoratore di libri, non averlo mai letto di Dino Buzzati. Caspita, che eloquenza, quale proprietà di linguaggio! L

  • @Mister0ics
    @Mister0ics 8 років тому +9

    .
    Si', ma... cosa era successo poi?
    Si e' mai saputo..?
    :-O
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  • @giulianagentilin4258
    @giulianagentilin4258 8 років тому +3

    Meraviglioso!
    Adoro la lettura espressiva e mi piacerebbe molto fare l'attrice o la doppiatrice, per cui sei il mio modello!
    Ascolto i tuoi audiolibri al mattino, in autobus, mi dà la giusta carica per la giornata. 🌻

    • @Menestrandise
      @Menestrandise  8 років тому +1

      +Giuliana Gentilin Grazie :) Se vuoi parlarne, contattami pure!

    • @fran22cesca62
      @fran22cesca62 2 роки тому

      Anch'io 😍😍😍

  • @emanuelacomerio5334
    @emanuelacomerio5334 3 роки тому

    Quel treno 10 ore Napulé é ormai un monumento. Sempre uguale, sempre lo stesso. E' il velocissimo direttissimo che, quasi per magia o forse solo per illusione ottica, pare invece filare e svilare lento come la bava di lumaca. Così da cogliere gente, via vai, villaggi e dettagli poco mutevoli, quasi fermi. Bello il concetto del motore immobile.

  • @residenzadragone5008
    @residenzadragone5008 4 роки тому +1

    Molto bello è accattivante con un significato molto profondo

  • @davidgigliotti2336
    @davidgigliotti2336 8 років тому +2

    🎩
    Che bello!
    E ben recitato.

  • @paolamores4229
    @paolamores4229 4 роки тому

    Un racconto avvincente...un'incantevole voce narrante.

  • @hachimadmad
    @hachimadmad 7 років тому +2

    sei bravissimo perché non fai nulla da due anni? :( ti prego riprendi!

  • @silviviacopetti92
    @silviviacopetti92 8 років тому

    bravo come sempre :)

  • @serenac.r.3904
    @serenac.r.3904 4 роки тому +7

    solo io ho pensato a questo racconto in questi giorni di emergenza da Coronavirus?

    • @so_lillo2947
      @so_lillo2947 4 роки тому +3

      No

    • @Niniane17
      @Niniane17 4 роки тому +2

      "ContaminazIONE"
      Anche se io in realtà all'inizio avevo pensato a "Una cosa che comincia per L" di Buzzati.

    • @leonardamonteleone8985
      @leonardamonteleone8985 4 роки тому

      No anche a me è venuto in mente e l'ho cercato....poi fortunatamente anche in audio libro....tensione ad alto livello ....ottimo Buzzati

    • @leonardamonteleone8985
      @leonardamonteleone8985 4 роки тому +1

      Tanta suspense...bravissimo narratore, come sempre del resto, lettura giusta in questi giorni del covid 19......

  • @Evertrip
    @Evertrip 6 років тому

    Capolavoro

  • @sergiopiva8383
    @sergiopiva8383 7 років тому

    ottima lettura!!!!

  • @mariarosaria.3227
    @mariarosaria.3227 3 роки тому

    Bello e come me pazzerello

  • @johnhalfseilor1207
    @johnhalfseilor1207 8 років тому

    Fantastico! Aspetto un racconto di Lovecraft . Conto su di te ;)

  • @coencoen.
    @coencoen. Рік тому

    "sfibrato come un condannato che non conosca l ora le corsi dietro la chiamai coi nomi che mi venivano in gola tutti i nomi di donna da invocare li invocai, finchè lei si fermò in una stazione a pochi passi da un treno pieno di gente che passava un uomo curioso ci guardò ma lei non fece caso e verso di me si voltò "

  • @djione
    @djione 8 років тому +8

    sto bestemmiando datemi un finale NOW

    • @VerticeAlto
      @VerticeAlto 7 років тому +15

      E' quello il bello, che così ti puoi immaginare qualsiasi cosa di terribile, e credimi, così sarà sempre più terribile che se ti avesse parlato della peggior piaga che esiste al mondo! Perché lui nel momento che ti rivela qualcosa, qualsiasi cosa fosse, si è già messo dei paletti, dei limiti, nel momento che ti parla della calamità ne evidenzia il limite perché comunque sia sapresti di che male si tratta, se invece te lo lascia immaginare come ha fatto non c'è limite all'orrore, perché non sai cos'è, e se non sai cos'è può anche essere una cosa più grande di come te la immagini. Se io ti dico per esempio "Pestilenza" ti spaventi, o qualunque altra cosa terrificante, ma sai comunque di che si tratta; mentre se io ti dico "Orrore infinito", come ha fatto lui, tu con la tua mente vai a pensare cose peggiori di una "Pestilenza", ecco perché il finale è più tosto così com'è ;-). Capisco la curiosità, ce l'ho anch'io, ma il racconto è più potente così.

    • @chiarabisi1531
      @chiarabisi1531 3 роки тому

      🤯

  • @antrodeldrago13
    @antrodeldrago13 8 років тому

    non ho capito il finale, qualcuno gentilmente riuscirebbe a spiegarmelo?

    • @dicktracypa
      @dicktracypa 8 років тому +7

      era semplicemente successo qualcosa

  • @Anonimosersempre
    @Anonimosersempre 7 років тому

    Come continua?!?!?

  • @fabiotardivelli6104
    @fabiotardivelli6104 6 років тому

    Ma cosa è successo? Qualcosa.......... Fabioo '961

  • @santedandrea
    @santedandrea 7 років тому +1

    bel racconto , ma , CHE COSA SIGNIFICA "IONE" ???😠😠😠😠😠

    • @Pomilio
      @Pomilio 7 років тому

      StazIONE... è l'unica cosa a cui riesco a pensare :D

    • @VerticeAlto
      @VerticeAlto 7 років тому +4

      No, attenzione: "ione" è il finale della parola che indica la catastrofe, la "stazione" è solo il punto d'arrivo del treno. In effetti non avevo mai pensato a staz-ione, ma non centra, loro corrono come pazzi verso una cosa che finisce in "ione", e che è terribile perché tutte le persone scappano nella direzione opposta. Non si scappa da una stazione, si scappa da un'alluv-ione, ad esempio, o da una distruz-ione, ecc ecc

    • @Plague_doc
      @Plague_doc 7 років тому +1

      mmh, eruzione? vesuvio?

    • @VerticeAlto
      @VerticeAlto 7 років тому

      Bravo cazzo, non ci avevo pensato! ;-).

    • @Livelax93
      @Livelax93 7 років тому

      non credo sia il Vesuvio visto che il treno è diretto verso il settentrione

  • @qualcuno4948
    @qualcuno4948 3 роки тому

    che schifooooooo!!!!