Evol: la cittadinanza è una finzione

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  • Опубліковано 24 жов 2024

КОМЕНТАРІ • 5

  • @linkinmark83
    @linkinmark83 14 днів тому +1

    Buonasera Prof!
    Voglio iniziare la riflessione regalando un aneddoto tanto ingenuo quanto simpatico.
    Questa estate, in piena Olimpiade, avevo sentito che presso il “villaggio olimpico” era stata istituita una nursery per i bambini figli delle atlete in gara… al che ho pensato alla bellezza e alla “purezza” dell’immagine di un variegato gruppo di (piccoli) esseri umani che stavano assieme in totale naturalezza, ancora ignari dei concetti di nazionalità, confini, religione, appartenenza politica ecc. ecc.
    Ovviamente è una situazione utopistica, ma il solo pensiero mi ha regalato un sorriso 😉

  • @linkinmark83
    @linkinmark83 14 днів тому +1

    Proprio in questi giorni ho visto a tal proposito un interessante video dove si affronta il tema ipotizzando un confronto tra filosofi, favorevoli e contrari, tanto per arricchirmi un po'.
    Per certi versi la mia risposta potrebbe risiedere nella mia scelta di vita, ovvero abitare nel centro storico della mia città. È un amore cresciuto nel tempo: ah, se penso che quando misi piede qui mi era stato sconsigliato di frequentarlo... Con il tempo, esplorando la città, ho conosciuto tanti suoi lati, e oggi dico che la mia scelta è risultata facile. Perché? Un mix di fattori. La Storia che ti parla ad ogni angolo. Le botteghe storiche ancora a misura di cliente. Ma anche un’umanità variegata e vivace, il senso di appartenenza ad una realtà multiforme e dinamica. Ovviamente questo luogo ha delle criticità non da poco, ma ci torneremo dopo.
    Solo assaggiando la Filosofia ho approfondito il concetto di Cosmopolitismo, che conoscevo molto superficialmente. Mi ha affascinato subito, e l’ho scoperto probabilmente nel momento giusto, in una fase dove mi sento più curioso, forse elastico e anche aperto al nuovo (o almeno così spero).
    Non provo neanche ad applicarlo al lato “pratico” del presente, sarebbe utopistico, ma mi sento di poterlo utilizzare come idea su cui lavorare, per costruire un pensiero che possa portare al vincere l’idea rigida di “confine da difendere”.
    Tempo fa proposi, a proposito di conoscere sé stessi, di provare a togliere tutti quei “riempitivi” della nostra identità (la nazionalità è una di queste), per “conoscersi” meglio, e capire chi siamo. Non sono “geloso” della mio essere italiano. Non è un “privilegio” che sento di difendere con le unghie e con i denti da chi lo richiede. Mi sento certamente fortunato ad essere nato in un lato di mondo dove le possibilità di una vita serena e tranquilla sono concretizzabili. Se ci rifletto bene, sarebbe egoista e neanche troppo umano, volere negare a chi lo chiede, e sta dimostrando con la volontà di meritarlo, un’apertura.
    Credo quindi che se ne possa e se ne debba discutere, ma lo si dovrebbe fare in serenità ed equilibrio, condizione che mi sembra mancare alla realtà che ci circonda.
    Proviamo a capire il perché. Tempo fa dissi che il femminismo era un argomento “divisivo”, e pure questo non scherza. Ma il problema non credo sia tanto nell’argomento alla base del video, io credo che sui “Valori Etici” (uso questi "paroloni" perché non mi viene altra definizione, insomma per capirci che stiamo parlando di temi importanti e delicati) ci sia (o quantomeno lo spero) unità di intenti… il problema è come questi temi vengono trattati dalla politica, filtrati dai mezzi di informazione, e percepiti nel quotidiano.
    Io non credo che chi “non sia d’accordo” sia necessariamente una persona malvagia, ignorante, razzista ecc. ecc. Stiamo vivendo anni non propriamente tranquilli, spesso dico che siamo entrati nell’ “epoca delle emergenze”, e quindi in tempi incerti e di paura latente, di cosa hanno bisogno le persone? Di certezze. L’identità nazionale, l’idea del “confine” (ah, le mura di AoT), probabilmente danno un senso di appartenenza e sicurezza. Concedere un’apertura in tal senso, farebbe venir meno quel senso di (illusoria?) protezione che l’idea di “essere cittadino di” regala.
    Mi viene anche in mente che alla base di questo bisogno di “trincerarsi dietro una certezza” ci sia anche la religione. E qui la faccenda si complica. C’è “elasticità” tra le varie fedi, che possa consentire una pacifica convivenza? Da anni sembra esserci una “guerra di religione”, non so quanto “casuale” e quanto voluta (spesso penso sempre “male”, sia ben chiaro ), e parlare di “clima di sfiducia” è forse riduttivo. Si può lavorare su questa problematica? La collegherei al ragionamento che segue.
    C’è poi un altro problema. Che genera un “equivoco”. Dico sempre che uno dei tre pilastri della Società “sotto attacco” è la Sicurezza. Parlavo prima del centro storico dove abito: alcune zone sono off limits purtroppo, e credo che questo sia un fenomeno che sta colpendo le principali città, ma l’insoddisfazione e la rabbia per questo degrado che sembra inarrestabile non possono essere caricate su persone che con questa situazione non c’entrano nulla.
    Basterebbe un dibattito sano e un’apertura di buon senso, con il supporto di regole ben chiare: la cittadinanza non si deve regalare senza criterio alcuno, sarebbe altamente controproducente e genererebbe ancora più rabbia, sfiducia e “bisogno di chiusura”; allo stesso tempo si deve rendere “accessibile” alle persone di valore e buona volontà, che vogliono entrare a fare parte “ufficialmente” della nostra comunità… così sì, non ci vedo proprio niente di male.
    … per una volta ho cercato di muovermi dal mio “scetticismo inconcludente”. Ripeto, la percezione di queste tematiche è falsata, o quantomeno inquinata. A maggior ragione questa tua “piazza virtuale” è una boccata d’aria fresca, mi regala un quarto d’ora di pacata riflessione, e sarebbe bello vedere questa serenità di ragionamento sul “grande schermo”... ma questo va oltre la metafisica, il divino, forse siamo nell’impossibile

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  14 днів тому

      “Io non mi sento italiano ma, per fortuna o purtroppo, lo sono” cantava Gaber.
      Mi chiedo, rispetto al discorso che hai fatto, cosa significa essere persone di valore? E perché un italiano da generazioni ha più valore? (Nel senso che non deve dimostrare niente). E ancora, la vera domanda essenziale, cos’è la cittadinanza in sé? Un valore? Un insieme di diritti e doveri? Altro?
      Partendo da questa discussione, forse, troviamo un punto. Senza una definizione chiara, e senza identificare requisiti uguali per tutti, temo si continui a restare nel vago e nell’inconciliabile.

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 13 днів тому +1

      @@mangasofiaLammoglia
      Per quanto rifletta e rilegga più volte quanto scrivo, inevitabilmente qualcosa sfugge. In questo caso mi fai notare una cosa che rende vacillante un discorso (già di per sé incerto): cosa vuole dire “persona di valore” in questo discorso? Beh… assolutamente nulla. Non c’entra una mazza!
      Non dico di essere stato frainteso, semplicemente ho usato un termine estraneo a quello che volevo dire, e che fuorvia dal mio pensiero. Forse era meglio scrivessi “di valori”, nel senso che condivide le regole della comunità dove vive, ne parla la lingua, studia, lavora; insomma, in qualche modo “partecipa” al contesto dove è collocato.
      Per come l’ho scritto sembra quasi che uno debba fornire prova di coraggio, o sostenere test particolari per mostrare di avere abilità fuori dal comune… no no, chiariamoci, io non valgo più di nessuno, non intendevo affatto questo.
      Poi ho parlato di “Valori Universali”, ma mi riferivo all’apertura all’altro e alla condivisione, da contrapporre alla chiusura e all’egoismo, non mi rivolgevo all’idea della cittadinanza, che non avverto come valore ma lo definirei piuttosto un attributo dello “stare al mondo”, la cui nascita/necessità è legata all’evolversi dell’uomo, dei popoli, della storia.
      Per rispondere alla domanda su cosa sia la cittadinanza, mi sento di tirare in ballo Pascal (concedimelo) e provo ad ascoltare cosa mi suggeriscono i miei “esprit de geometrie” e “esprit de finesse”.
      Se ti dovessi rispondere usando il primo, direi che deriva da un insieme di regole che ordina la vita di uno Stato, che disciplina i rapporti interni tra i cittadini, le relazioni con gli altri Stati e che cerca di essere armonica all’interno di una realtà più grande (Unione Europea? Mondo?). Giuste? Sbagliate? Sempre attuali o obsolete?
      Ci metto anche dentro la cultura, le tradizioni, ciò che si insegna e si tramanda non solo nelle scuole ma anche in famiglia. In qualche modo ti formano, ti danno un bagaglio (che si può anche non apprezzare, o può non interessare). E’ la narrazione di cui parli nel video, giusto?
      E potrei fermarmi qui… ma mi vengono in mente alcune osservazioni portate dall’esperienza personale. Penso ad alcune “contraddizioni”, che l’applicazione di queste regole presenta.
      Intanto mi sorge una riflessione alla quale non ho mai pensato, la butto lì: e se diventassi cittadino di un luogo… nell’esatto momento in cui metto piede su quel territorio?
      Sebbene viva qui da più di un decennio, è da meno della metà di questo periodo che posso incidere “politicamente” ad esempio con il voto, o “economicamente” versando le tasse comunali e regionali applicate sulla busta paga. Fino a quando ho mantenuto la residenza al paesello, ufficialmente risiedevo lì, ma di fatto non “appartenevo” più a quella comunità.
      Mi sovviene anche l’equivoco che si creava ai colloqui, quando la residenza “fuori regione” era vista come un potenziale ostacolo, e quindi dovevo precisare che avevo trovato una sistemazione, seppure provvisoria, ed era mia intenzione stabilirmi qui in futuro.
      Mi piace pensare che ci sia un qualcosa in più che va oltre le leggi/regole, una “ragione del cuore”, che mi fa sentire di appartenere a questo luogo a prescindere da cosa può essere scritto su un documento… lo sento mio, di più magari di chi ci è nato… quindi la cittadinanza può anche essere un’ “idea” che si sente dentro? Su questa domanda mi fermo, perché non so dove possa portare.
      Quindi, se voglio arrivare alla conclusione, principalmente la associo al tentativo di dare ordine ad uno Stato. Ma, forse, può anche essere un “sentimento”.
      Magari mi porrai altre domande, e risponderò contraddicendomi in continuazione… nella mia inutilità un’utilità ce l’ho: sono la prova che spesso la “gente comune” su certe tematiche non ha mai ragionato approfonditamente, per non dire che a volte si brancola totalmente nel buio.
      PS: come non ho fatto a pensare alla canzone di Gaber! Lo conosco poco, eppure confesso che ogni volta che vedo qualche sua apparizione in tv mi trasmette l’immagine di un animo elevato e di persona acuta e profonda… un senso di fiducia che non trovo in nessun contemporaneo. Un pò lo stesso effetto che provo quando vedo Carmelo Bene, ma direi che GG sembra un tantinello più affabile e propenso al dialogo... la sua figura andrebbe riscoperta!

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  13 днів тому +1

      @@linkinmark83 proprio per ciò che concerne il valore, secondo come tu lo hai definito, non riesco a capire come si possa pensare ad una cittadinanza escludente e non includente. Condivido ogni parola che hai scritto.