Lettere ai Corinzi di Paolo di Tarso

La Chiesa di Corinto è stata, con molta probabilità, la più importante comunità del I secolo d.C., fondata dallo stesso Paolo, il quale aveva scelto strategicamente Corinto, città della Grecia meridionale e capitale dell’Acaia, perché era un centro commerciale vivace, un crocevia tra Oriente e Occidente dove abitavano più di 700.000 persone (delle quali la maggior parte erano schiavi). Distrutta 150 anni prima della venuta di Cristo, era poi stata ricostruita da Cesare e rappresentava, all’epoca di Paolo, un importante polo culturale e commerciale, ma anche una città dedita agli eccessi e alla prostituzione. Infatti, a Corinto era stato eretto il tempio dedicato ad Afrodite (Venere per i Romani), luogo dove le sacerdotesse del tempio praticavano quella che ai tempi veniva considerata “prostituzione sacra”. È per questo motivo che il modo di dire “vivere da Corinzi” sta a significare vivere nel peccato e negli eccessi.
In questo contesto di dissolutezza, Paolo decide di evangelizzare (aprendo l’evangelizzazione a tutti e non solo agli Ebrei) e di aprire una Chiesa. Lì vi rimase per circa due anni, per poi procedere con la missione evangelica in altri luoghi. È per questo che oggi abbiamo il privilegio di poter leggere due delle (presunte) quattro epistole scritte da Paolo alla Chiesa di Corinto (le altre due sono andate perdute). Secondo alcuni storici, la prima lettera ai Corinzi dovrebbe essere, in realtà, la seconda epistola, mentre la seconda dovrebbe essere la quarta e ultima.
Grazie alle due epistole di cui disponiamo, abbiamo l’occasione di scoprire che Paolo deve affrontare diverse difficoltà e disordini di tipo etico e morale in questa comunità, quali i conflitti tra i credenti, le accuse a lui rivolte sul suo operato, i rapporti con il denaro, i doni spirituali e il problema dell’incesto.
Nello specifico, per quanto riguarda la seconda epistola, si possono rilevare i motivi per cui Paolo ha deciso di scrivere alla comunità.
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