Il mio libro sulla pena di morte è fuori su Amazon! "Vita per vita. Una difesa (im)possibile della pena capitale". www.amazon.it/dp/B0DH1KJD48/ref=sr_1_5?dib=eyJ2IjoiMSJ9.q3X83F5D12XngTmihYLoddoeDjHpyjVPsCa8DOZgrKvYIQ_DZn-FEpRCD3fSiTqxS7DBJX29UtZ_O8pc7tk2Z5s6JeG_RhU5HIIm9WYn0U0JbLUPFULZ4SOOqCc_BgH_fAKG_3tCOL3RUnC0WYAPsFFAEsooA8M2qvQWQtQxwJI.egHOBm_877ZNIsFWOugerRQLYvFZ7wtmvwUv4wsjS38&dib_tag=se&qid=1726323828&refinements=p_27%3AAndrea+Loffi&s=books&sr=1-5
Vorrei aggiungere Quando parliamo di pena, e lo facciamo in uno Stato di diritto, abbiamo ben presente la tripartizione Retribuzione/ prevenzione/ colpevolezza. Nessuna pena che non contrmperi questi tre principi può dirsi giusta. Parimenti ogni concezione dell'essere umano che lo consideri come irrecuperabile, non solo è sommamente ingiusta ma svela l'inefficienza dello Stato che ha come precipuo compito il reinserimento sociale
Carissimo, la ringrazio per i suoi commenti, che aprono possibilità enormi di discussione. Quanto all'argomento secondo cui, dopo un lungo periodo di tempo, si finirebbe col punire un'altra persona, si può obiettare questo: se la continuità dell'identità personale è dibattuta in filosofia, essa è postulata in generale dal diritto. Anche l'ergastolano che abbia già passato, poniamo, vent'anni in carcere potrebbe in un senso esser diventato un'altra persona; cionondimeno, la legge ritiene che permanga la sua responsabilità. Quanto, poi, al reinserimento sociale, non sono sicuro che debba essere lo scopo precipuo della pena, ancorché così stabilisce l'articolo 27 della Costituzione. Prendiamo, per assurdo, l'esempio di Hitler. Se supponiamo che le pene abbiano una funzione riabilitativa o rieducativa, appare molto difficile sostenere che Hitler possa essere punito. Naturalmente i commenti qui su UA-cam non danno modo di impostare una discussione argomentata, ma ci tengo ancora a ringraziarla per le sue riflessioni.
Posto che il problema della funzione della pena, non viene esaurito dal principio di colpevolezza, ma include in sé anche la retribuzione. Dato anche per assunto che vi sia un problema procedurale atto ad esludere pene irrimediabili stante la ineludibile incertezza del decisum Tuttavia la mia attenzione si sposta ad altro, quando si pretende di punire un colpevole per un fatto compiuto, lo si fa ad inevitabile distanza di tempo, ergo non si sta punendo la stessa persona. Per tale motivo la pena di morte rappresenta un autentico abominio
Molto interessante ma ho dei dubbi grossi. Interessante quando dici che il "principio del rimedio" è un principio cardine della giurisprudenza ed è vero che alla morte comminata erroneamente non si può più rimediare. Verissimo. Però c'è un problema e, guarda caso, ci stavo pensando (del tutto casualmente) proprio negli ultimi tempi. Il problema è enunciabile molto semplicemente in questo modo. Come bisogna comportarsi di fronte ad un criminale non occasionale, che cioé non agisce isolatamente ma all'interno di una organizzazione (magari internazionale come i narcotrafficanti oppure a sfondo politico, come organizzazioni di terroristi-fondamentalisti vari ecc.) e che causa la reiterata morte di cittadini innocenti? Che fare in quel caso? Io, che sono tendenzialmente anti-pena capitale, in quel caso rispolvererei volentieri la ghigliottina. E' vero senz'altro che una pena capitale comminata ad uno spacciatore non è revocabile (in caso di errore) ma direi che c'è un principio cardine della giurisprudenza perfino superiore al principio del rimedio. Mi riferisco alla deterrenza e dunque alla protezione dei cittadini onesti che riconoscono la giustizia proprio perché DEVE difenderli. Lo spacciatore, criminale che fa perno presumibilmente su organizzazioni internazionali che sono in tutto e per tutto contro lo stato di diritto, causa la morte di tante tante persone e rischia poco o nulla, soprattutto se pensiamo che spesso lo spacciatore è un tossicodipendente egli stesso, per cui ecc ecc attenuanti eccetera. Ecco, mi chiedo, la società ha o non ha il diritto di difendersi? Lo stato di diritto non è forse in guerra (una guerra internazionale e dai contorni ambigui, lo so) contro i narco-trafficanti? Lo stato di diritto, formato dai cittadini onesti non ha forse diritto alla legittima difesa? E ancora, la legittima difesa che causi morte è una pena di morte? So che la mia, potrebbe sembrare un'argomentazione un po' nazional-popolare da bar sport... "copémoli tutti i spacciatori!", però lo ribadisco, qui è in gioco molto di più del principio del rimedio. Ho la netta impressione che, soprattutto, di fronte agli anti-stati dei cartelli dei narcotrafficanti ci sia un sostanziale fatalismo. Glli spacciatori ormai dilagano dappertutto, anche nelle nostre scuole, e... che cosa vuoi farci? E' il male del secolo. Ho questi dubbi e non so decidermi. Prova a vederti questo breve video "Lee Kuan Yew Explains Death Penalty For Drug Traffickers In Singapore" in cui l'ex primo ministro di Singapore, spiega le sue motivazioni a favore della pena di morte per gli spacciatori. Che cosa potremmo ribattergli? Oppure gli diamo ragione?
Carissimo! Grazie per la tua ampia riflessione. Sono sostanzialmente d'accordo su tutto, con una minima riserva: la questione della deterrenza. Ne parlo nel libro che uscirà tra poco, e discuto anche la questione della pena di morte per droga a Singapore, che mi sembra un caso intellettualmente provocante. (Insomma, mi sono fatto pubblicità come un venditore di pentole 🤣)
Il mio libro sulla pena di morte è fuori su Amazon!
"Vita per vita. Una difesa (im)possibile della pena capitale".
www.amazon.it/dp/B0DH1KJD48/ref=sr_1_5?dib=eyJ2IjoiMSJ9.q3X83F5D12XngTmihYLoddoeDjHpyjVPsCa8DOZgrKvYIQ_DZn-FEpRCD3fSiTqxS7DBJX29UtZ_O8pc7tk2Z5s6JeG_RhU5HIIm9WYn0U0JbLUPFULZ4SOOqCc_BgH_fAKG_3tCOL3RUnC0WYAPsFFAEsooA8M2qvQWQtQxwJI.egHOBm_877ZNIsFWOugerRQLYvFZ7wtmvwUv4wsjS38&dib_tag=se&qid=1726323828&refinements=p_27%3AAndrea+Loffi&s=books&sr=1-5
Bel video, Andrea! Aspettiamo il tuo libro, allora! Intanto sto leggendo il tuo primo libro (quello di racconti brevi) e mi sta piacendo molto. Ciao!
Fabio! Ti ringrazio di cuore 💚
In alcuni casi la pena di morte è cosa buona e giusta. Buona giornata
Vorrei aggiungere
Quando parliamo di pena, e lo facciamo in uno Stato di diritto, abbiamo ben presente la tripartizione
Retribuzione/ prevenzione/ colpevolezza.
Nessuna pena che non contrmperi questi tre principi può dirsi giusta.
Parimenti ogni concezione dell'essere umano che lo consideri come irrecuperabile, non solo è sommamente ingiusta ma svela l'inefficienza dello Stato che ha come precipuo compito il reinserimento sociale
Carissimo, la ringrazio per i suoi commenti, che aprono possibilità enormi di discussione.
Quanto all'argomento secondo cui, dopo un lungo periodo di tempo, si finirebbe col punire un'altra persona, si può obiettare questo: se la continuità dell'identità personale è dibattuta in filosofia, essa è postulata in generale dal diritto. Anche l'ergastolano che abbia già passato, poniamo, vent'anni in carcere potrebbe in un senso esser diventato un'altra persona; cionondimeno, la legge ritiene che permanga la sua responsabilità.
Quanto, poi, al reinserimento sociale, non sono sicuro che debba essere lo scopo precipuo della pena, ancorché così stabilisce l'articolo 27 della Costituzione. Prendiamo, per assurdo, l'esempio di Hitler. Se supponiamo che le pene abbiano una funzione riabilitativa o rieducativa, appare molto difficile sostenere che Hitler possa essere punito.
Naturalmente i commenti qui su UA-cam non danno modo di impostare una discussione argomentata, ma ci tengo ancora a ringraziarla per le sue riflessioni.
Posto che il problema della funzione della pena, non viene esaurito dal principio di colpevolezza, ma include in sé anche la retribuzione.
Dato anche per assunto che vi sia un problema procedurale atto ad esludere pene irrimediabili stante la ineludibile incertezza del decisum
Tuttavia la mia attenzione si sposta ad altro, quando si pretende di punire un colpevole per un fatto compiuto, lo si fa ad inevitabile distanza di tempo, ergo non si sta punendo la stessa persona. Per tale motivo la pena di morte rappresenta un autentico abominio
Molto interessante ma ho dei dubbi grossi. Interessante quando dici che il "principio del rimedio" è un principio cardine della giurisprudenza ed è vero che alla morte comminata erroneamente non si può più rimediare. Verissimo. Però c'è un problema e, guarda caso, ci stavo pensando (del tutto casualmente) proprio negli ultimi tempi. Il problema è enunciabile molto semplicemente in questo modo. Come bisogna comportarsi di fronte ad un criminale non occasionale, che cioé non agisce isolatamente ma all'interno di una organizzazione (magari internazionale come i narcotrafficanti oppure a sfondo politico, come organizzazioni di terroristi-fondamentalisti vari ecc.) e che causa la reiterata morte di cittadini innocenti? Che fare in quel caso? Io, che sono tendenzialmente anti-pena capitale, in quel caso rispolvererei volentieri la ghigliottina. E' vero senz'altro che una pena capitale comminata ad uno spacciatore non è revocabile (in caso di errore) ma direi che c'è un principio cardine della giurisprudenza perfino superiore al principio del rimedio. Mi riferisco alla deterrenza e dunque alla protezione dei cittadini onesti che riconoscono la giustizia proprio perché DEVE difenderli. Lo spacciatore, criminale che fa perno presumibilmente su organizzazioni internazionali che sono in tutto e per tutto contro lo stato di diritto, causa la morte di tante tante persone e rischia poco o nulla, soprattutto se pensiamo che spesso lo spacciatore è un tossicodipendente egli stesso, per cui ecc ecc attenuanti eccetera. Ecco, mi chiedo, la società ha o non ha il diritto di difendersi? Lo stato di diritto non è forse in guerra (una guerra internazionale e dai contorni ambigui, lo so) contro i narco-trafficanti? Lo stato di diritto, formato dai cittadini onesti non ha forse diritto alla legittima difesa? E ancora, la legittima difesa che causi morte è una pena di morte? So che la mia, potrebbe sembrare un'argomentazione un po' nazional-popolare da bar sport... "copémoli tutti i spacciatori!", però lo ribadisco, qui è in gioco molto di più del principio del rimedio. Ho la netta impressione che, soprattutto, di fronte agli anti-stati dei cartelli dei narcotrafficanti ci sia un sostanziale fatalismo. Glli spacciatori ormai dilagano dappertutto, anche nelle nostre scuole, e... che cosa vuoi farci? E' il male del secolo. Ho questi dubbi e non so decidermi. Prova a vederti questo breve video "Lee Kuan Yew Explains Death Penalty For Drug Traffickers In Singapore" in cui l'ex primo ministro di Singapore, spiega le sue motivazioni a favore della pena di morte per gli spacciatori. Che cosa potremmo ribattergli? Oppure gli diamo ragione?
Carissimo! Grazie per la tua ampia riflessione. Sono sostanzialmente d'accordo su tutto, con una minima riserva: la questione della deterrenza. Ne parlo nel libro che uscirà tra poco, e discuto anche la questione della pena di morte per droga a Singapore, che mi sembra un caso intellettualmente provocante. (Insomma, mi sono fatto pubblicità come un venditore di pentole 🤣)
@@scacchifilosofia ...tocca comprare il libro😁
Yost diseducativo, banale.