Vigevano, demolite le casotte dell'Ayala: per i ''tisinatt'' danno e beffa

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  • Опубліковано 13 вер 2022
  • Si stanno abbattendo le casotte della lanca Ayala, sul fiume Ticino a Vigevano, per cui era scattata nei mesi scorsi l’ordinanza di abbattimento. Una vicenda tipicamente italiana, in cui la burocrazia si contorce lasciando il cerino in mano all’anello più debole, in questo caso i pensionati che passavano il loro tempo libero in questi luoghi. Le casotte furono costruite tra gli anni Sessanta e Settanta, su terreno demaniale, da una società proprietaria di una vicina cava. Nati come locali di servizio, progressivamente sono diventati luoghi di piacere e affittati agli appassionati del fiume. Con la chiusura della cava, nessuno ha più chiesto l’affitto a chi le occupava. Del resto, la società che le ha costruite non esisteva più e, essendo totalmente abusive, non potevano essere vendute regolarmente. Si è andati avanti così per decenni, in un limbo che non si è mai provveduto a sanare. Semplicemente, comune di Vigevano e Parco del Ticino evitavano di denunciare l’abusivismo. Fino all’ottobre 2019, quando la lanca Ayala divenne campo base per le ricerche di un disperso. Alcuni carabinieri, trovandosi qui, non poterono far finta di non vedere e iniziarono l’iter che ha poi di fatto obbligato il comune a ordinare l’abbattimento. Non essendoci un proprietario, il costo è addebitato a chi le casotte le occupa, i cosiddetti conduttori. E così, arrivati a ottant’anni, queste persone si sono ritrovate il danno di dover dire addio ai ricordi di una vita e la beffa di doverne pure pagare lo smaltimento. Il signor Nico e il signor Lino ci raccontano quanto costerà tutto questo.
    Il signor Lino se la prende con il comune, che ha materialmente ordinato l’abbattimento a seguito della denuncia dei carabinieri. In realtà, definire le competenze non è così semplice. Già in passato, ad esempio, il signor Nico aveva avuto problemi legali per la sua casotta, molto particolare, ricavata da una draga (imbarcazione per l’estrazione del quarzo) messa in secca dopo una piena. Vent’anni fa, però, aveva vinto la causa.
    I conduttori, che è bene ricordarlo non sono i proprietari ma semplicemente gli occupanti delle casotte, hanno deciso di abbattere a loro spese, anche se non erano obbligati. Andando avanti con il procedimento e cercando di resistere, avrebbero rischiato una multa salata.
    Alcuni anni fa è stata costituita un’associazione, gli “Amici della Lanca Ayala”, con cui diverse istituzioni pubbliche e private hanno intessuto iniziative di tipo sociale, fornendo anche finanziamenti. L’associazione è completamente slegata dalle casotte, ma le attività si svolgevano proprio lì. L’espediente ha permesso a enti pubblici e privati di finanziare e patrocinare iniziative facendo finta di non sapere che le casotte erano abusive.
    La rabbia dei conduttori delle casotte verso il comune, e in parte verso il Parco, potrà difficilmente trovare dei riscontri formali. L’accusa, nei fatti, è di ipocrisia: aver fatto finta di niente per decenni senza cercare una soluzione al problema, finché un’autorità superiore, in questo caso i carabinieri, ha tolto il velo a una situazione che per decenni si è fatto finta di non vedere.

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