Matrimonio turco

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  • Опубліковано 2 бер 2024
  • Sabato 2 marzo 2024; - giorno 253
    Sentiamo provenire dall'edificio di fronte della musica turca sparata ad un volume incredibile. Fuori ci sono uomini di svariate età che fumano e chiacchierano e inizialmente crediamo che sia una discoteca. Decidiamo di dare una sbirciata. Avvicinandoci notiamo dei bambini, le femminucce sembrano principesse; l'ipotesi disco crolla. Immediatamente, come sempre, gli uomini ci rivolgono la parola e pur non conoscendo un'acca di inglese, alla fine ci fanno capire che si tratta di un matrimonio e che la sposa deve ancora arrivare. Ci invitano più volte ad entrare, a partecipare alla festa che avrà inizio tra poco. Decidiamo di andare in van, dare da mangiare a Buddy e Bottone e poi tornare.
    Ovviamente non siamo mai stati prima di oggi ad un matrimonio turco e non sappiamo cosa aspettarci, ma siamo curiosi e felicissimi di partecipare.
    Appena torniamo alla sala, ci accoglie una piccola delegazione di invitati, in particolare è stato reclutato un ragazzo che parla inglese ed è una gran fortuna: ci farà da cicerone.
    "Welcome to the jungle", questo il benvenuto con cui spalanca la porta e ci lancia nella rumorosissima arena. Ci spiega che i matrimoni turchi durano 2-3 giorni e ciò che non manca mai è il #Kınagecesi (notte dell’hennè) a cui segue il #Düğün (matrimonio vero e proprio); queste le due giornate fondamentali. Stasera verrà celebrata la fatidica notte dell'hennè, che un tempo si svolgeva solo tra donne, ma che ormai si tratta di una vera e propria festa con parenti e amici. La musica è da spaccare i timpani, ma a fatica riusciamo a comprendere il nostro interlocutore. Ci indica la sposa, che come da tradizione stanotte indossa un abito rosso. In questo momento la ragazza è in un angolo della sala, attorniata da sole donne, mentre il marito siede su un divanetto davanti al palco. Il corteo parte, amiche e parenti reggono candele, suonano sonagli, portano una cesta contente l'hennè; in tante eseguono lo #zaghroutah, il suono che per eccellenza rappresenta la gioia, e viene di solito proposto in occasione di matrimoni, la sera dell' hennè o per celebrare altre ricorrenze importanti. I partecipanti, consapevoli della presenza di due estranei per di più stranieri, ci coinvlgono fin dall'inizio, facendoci sentire a tutti gli effetti ospiti e non spettatori relegati in un angolo. A questo punto una delle ragazze più attive, un'amica o una parente, mi chiede di girare con lei e poi da sola attorno alla sposa con il cestino dell'hennè e da quel momento hanno avvio le danze di gruppo, inframezzate da un momento in cui la futura sposa balla per il futuro sposo e viceversa. Avviene quindi la cerimonia vera e propria dell'hennè: la sposa indossa un velo rosso, quindi altre donne le mettono l'hennè sulle mani. Questa parte della tradizione può farsi malinconica, poiché il giorno dopo la sposa dovrà lasciare la casa dei genitori, per andare a vivere nella nuova casa del marito. In realtà stasera non c'è spazio per tristezza e malinconia, almeno così pare. Viene regalato anche a noi un sacchetto contenente hennè, poi iniziano le danze in cerchio, apoteosi della festa, alle quali partecipano sia uomini che donne. Veniamo nuovamente coinvolti, a momenti in gruppi misti, a momenti rispettivamente da sole donne o soli uomini. Una ragazza nel cerchio mi insegna il passo, che dopo un po' di pratica viene abbastanza, non fosse per le braccia che devono fare tutt'altro e lì comprendi quanto la coordinazione motoria richieda allenamento. Peggio ancora quando al posto alla ragazza si sostituisce il cameraman, uno scatenato animale da matrimoni, che ai passi aggiunge il suo personale tocco creativo. Il Deflorian ad un certo punto sparisce, poi torna in T-Shirt seguito dal suonatore di tamburo, poi suona lui il tamburo, poi canta alcuni spezzoni di canzoni italiane; gli lanciano mazzi di banconote. Il climax della festa sembra raggiunto, ma poi tutto riparte, ancora e ancora. I decibel salgono a dismisura, i passi si fanno sempre più veloci. È un vortice che non lascia la presa.
    Alla fine siamo stremati, giusto il tempo per scattare qualche foto con gli sposi e salutare tutti, poi andiamo in van senza sapere nemmeno che ore siano; ciò che è certo è che questa serata la ricorderemo a lungo.
    "Mi raccomando" ci incoraggiano "venite anche domani sera, ore 20.00 si inizia".
    "Grazie" rispondiamo "grazie mille a tutti per l'invito, l'ospitalità e per la bella festa".
    Noi intanto abbiamo compreso il motivo del "Welcome in the jungle". In senso buono.

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