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Mescolanze. Il Festival Diffuso Cerro
Приєднався 11 тра 2023
“Abbiamo una traccia” si è soliti dire quando siamo in ricerca e veniamo indirizzati da un segno, incoraggiati da un indizio. Un segno minuscolo, inequivocabile che determina unicità e richiama memoria. Impronta lasciata da un assente affinché sia da guida per chi è presente.
Impronta da lasciare per chi verrà dopo. L’impronta non mente e ognuno lascia la propria. Di fronte ad essa possiamo chiederci che cosa ci vuole comunicare e quanto sia utile leggerla. In questa seconda edizione del nostro festival diffuso, oltre al nutrito menù di talk, docufilm, street art, video short e concerti, Mescolanze lascerà una nuova impronta con Storia Film Fest, rassegna cinematografica dedicata a storia antica e moderna, personale e sociale, di tendenze e cultura, di tradizione, costume e territorio. Proveremo a scandagliare impronte del passato, attraverso la grammatica cinematografica per dare una lettura critica a fatti e storie, declinandole anche sul nostro presente.
Seguiteci.
Impronta da lasciare per chi verrà dopo. L’impronta non mente e ognuno lascia la propria. Di fronte ad essa possiamo chiederci che cosa ci vuole comunicare e quanto sia utile leggerla. In questa seconda edizione del nostro festival diffuso, oltre al nutrito menù di talk, docufilm, street art, video short e concerti, Mescolanze lascerà una nuova impronta con Storia Film Fest, rassegna cinematografica dedicata a storia antica e moderna, personale e sociale, di tendenze e cultura, di tradizione, costume e territorio. Proveremo a scandagliare impronte del passato, attraverso la grammatica cinematografica per dare una lettura critica a fatti e storie, declinandole anche sul nostro presente.
Seguiteci.
FAUSTO BILOSLAVO APRE STORIA FILM FEST | giovedì 7.11 Teatro Cerro v.se | ore 20.45
TEATRO CERRO V.SE giovedì 7.11 alle ore 20.45
Converserà con il direttore del festival Marco L. Zanchi e il regista e storico Mauro Vittorio Quattrina
Le orbite rossastre di un bimbo soldato che ha già visto troppo, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito.
Sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea. Ma gli occhi della guerra siamo anche noi, giornalisti, fotografi, cineoperatori fatalmente attratti da conflitti esotici, dimenticati o alle porte di case. Talvolta non sappiamo starne lontani, perché reportage e guerre non sono più un mestiere, ma la nostra vita e la nostra dannata, maledetta passione.
FAUSTO BILOSLAVO
Girare il mondo, sbarcare il lunario scrivendo articoli e ricerca dell'avventura hanno spinto Fausto Biloslavo a diventare giornalista di guerra. Classe 1961, laurea in scienze politiche, ha frequentato l’Istituto Nautico di Trieste, fra i più antichi e autorevoli d'Italia che prepara personale navigante. Ma il suo battesimo come reporter di guerra è durante l'invasione israeliana del Libano nel 1982, dove è l'unico a fotografare Yasser Arafat in fuga da Beirut. Assieme ad Almerigo Grilz e Gian Micalessin fonda a Trieste l'agenzia di free lance Albatross press agency. Negli anni ottanta copre le guerre dimenticate dall'Afghanistan, all'Africa, fino all'Estremo Oriente. Nel 1987 viene catturato e tenuto prigioniero a Kabul per sette mesi, dopo un reportage con la resistenza afghana contro l'Armata rossa.
Il capo dello Stato di allora, Francesco Cossiga, ottiene la sua liberazione.
Biloslavo è testimone del genocidio in Ruanda e nei Balcani racconta tutte le guerre dalla Croazia, alla Bosnia, fino all'intervento della Nato in Kosovo. Nel 1997 fa il servizio più pericoloso: in Cecenia per liberare Mauro Gallegani, fotografo di Panorama, rapito dai tagliagole locali. Entra nella Kabul liberata dai talebani. Nel 2003 è nel deserto al seguito dell'invasione alleata che ha abbattuto Saddam Hussein. Nel 2011 è l'ultimo giornalista italiano ad intervistare il colonnello Gheddafi nel pieno della rivolta. Dalla nascita del Califfato insegue le bandiere nere in Siria, Libia e Iraq.
Biloslavo vive con la sua famiglia a Trieste. In trentacinque anni di conflitti ha lavorato e scritto per le testate italiane Il Giornale, Avvenire, l'Indipendente, Corriere della Sera, Panorama, Epoca, L'Europeo, Mediaset, Rai, Sky e straniere (TSI - tv svizzera, NDR - tv tedesca, Antenne 2 - tv francese, L'Express, ORF - tv austriaca, Le Point, Jane's defence weekly, Insight, magazine del Washington Times,Time Life, El Mundo, NBC, CBS.
Biloslavo ha pubblicato due libri sui suoi reportage di guerra ("Prigioniero in Afghanistan" - Sugarco e "Le lacrime di Allah" - Mondadori), l'instant book "I nostri marò (il Giornale 2013), ma è convinto che il mestiere del giornalista non è quello dello scrittore. Il libro fotografico "Gli occhi della guerra" sui conflitti dagli anni ottanta ad oggi viene rinnovato ogni anno con gli scatti dei nuovi reportage. In trentacinque anni di lavoro, sui fronti più caldi del mondo, ha scritto oltre 5000 articoli e vissuto tante guerre da apprezzare sempre più le cose semplici della vita e la fortuna di vivere in pace.
Converserà con il direttore del festival Marco L. Zanchi e il regista e storico Mauro Vittorio Quattrina
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Elżbieta Muskała Pani domu Thomasa Alvy Edisona 1 l 4 Wałbrzych 📕🏡🖌️🎨✍️ Jestem tutaj 😊
Grazie Maestro!!!
Molto suggestivo, capace di infondere calma e raccoglimento. Da vedere sicuramente. Complimenti, Marco
Interessante e coinvolgente. Un abbraccio caro Marco.
Uomo controcorrente,di sicuro.La sua vita è piena di quelle che sembrano follie ma rappresentano un modo di mettersi alla prova. Il desiderio è quello di distinguersi,di essere fuori dalla massa,di trovare aspirazioni differenti,di esplorare le proprie capacità di inventiva o di coraggio.Se fosse vivo oggi,tenterebbero di averlo come ospite fisso,come opinionista,in qualche trasmissione che parla di politica e costume,per avere opinioni che gettino benzina sul fuoco. Però, a differenza di molti attuali ciarlatani,credo che lui non accetterebbe,preferirebbe continuare ad essere libero,non ricattabile,al di fuori dei commenti social delle masse che rifuggiva e che probabilmente non lo interessavano,lo infastidivano. Ha avuto una vita avventurosa ma assolutamente coerente non con il proprio personaggio,ma con sé stesso. Credo che il volo fosse,soprattutto ai suoi tempi,il traguardo idealistico della sua visione della vita: potersi muovere in tre dimensioni,al di sopra della terra,dei suoi problemi,delle sue credenze,dei suoi pettegolezzi e dei suoi conformismi. Volo come libertà,in simbiosi con la macchina che gli permetteva di volare,da solo,quindi libero di fare e decidere. Tutto tranne che banale.
🖌️🎨🙂🕊️⚓🖐️
📕🏡🖌️🎨🖐️🙂🎵🕊️
Battisti mito unico al mondo....beato te che hai vissuto dal vivo la sua genialità
Sono anch'io molto curioso 😊
Evviva , finalmente conosceremo i particolari più misteriosi delle vicende ..
Miticooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! 🙂❤
Non vediamo l' ora KEN !!!
Sempre interessante Ken!!!
Ognuno e' alla Ricerca di un pezzo di pane...bisognoso di un p'o di affetto....di sentirsi a casa da qualche parte....Don Luigi sei Un Grande.....Tu hsi capito Tutto pet aver scritto queste parole......parole Tue...♥️🙏🙏🌈