Il Kingston Trio registrò questo brano sul suo album Here we go again, quando era all'apice del successo. Questo spiritual afro-americano mi ha sempre colpito perchè così diverso da tutti gli altri a cui siamo abituati. Intanto il trio lo fa ad una veclocità che, almeno per me, è insostenibile e le armonie sono al di là dell'umano (va detto, però, che il loro "producer", Voyle Gilmore, lo stesso di Frank Sinatra, usava una speciale camera dell'eco e registrava due volte almeno le voci, per poi sovrapporle, così da ottenere una sorta di coro della cappella Sistina). Poi, essendo in tre, potevano sfruttare le note acute di uno dei membri e quelle gravi di un altro. Io, come dicono a Napoli, devo arrangiarmi. In ogni caso, questa atmosfera drammatica mi ha sempre affascinato ma solo ultimamente hio trovato il coraggio di provare a rifarlo.
Esistono molte versioni con voci operistiche (alla Paul Robeson) ma che io sappia ce n'è solo un'altra basata sulle sue radici popolari. E' quella di Rhiannon Giddens, una giovane cantante nera, non chè banjoista, che sta guadagnandosi sempre più la scena folk.
Pare che il testo faccia riferimento alla seconda venuta di Cristo su un carro divino.
Qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che, come in molti altri spirituals, siano contenute istruzioni in codice per fuggire dai padroni schiavisti.
Comunque, per ostra info, cantare questo pezzo è stato un bel tour nde force! Fidatevi!