- 42
- 21 962
CultFrame Arte
Italy
Приєднався 2 жов 2011
Il canale di CULTFRAME - Arti Visive è il naturale prolungamento della rivista presente sul web dal 2000 - www.cultframe.com - e propone ai lettori un quadro approfondito della realtà creativa italiana e internazionale e degli sviluppi odierni delle Arti Visive..
Squid Game: metafora del capitalismo o semplice spettacolo horror?
La seconda stagione della serie coreana Squid Game si avvia a superare il record di visualizzazioni della prima stagione. Si tratta, quindi, di un fenomeno mediatico che non è possibile ignorare.
Il gioco al massacro al quale si sottopongono volontariamente soggetti che hanno situazioni economiche disastrose per alcuni è una chiara metafora dei meccanismi sociali generati dal capitalismo più sfrenato, per altri una sorta di videogame horror-splatter, caratterizzato da un cinismo spaventoso. Entrambe le interpretazioni potrebbero essere valide, ma ciò che emerge con assoluta chiarezza è la rappresentazione della misera condizione dell'essere umano, sempre disposto a organizzarsi in branchi feroci per eliminare il più debole e per raggiungere il potere. E il denaro sembrerebbe essere la causa di tutto. Come ha scritto Marx: "Il denaro è il potere alienato dell'umanità". [Maurizio G. De Bonis - www.cultframe.com]
Il gioco al massacro al quale si sottopongono volontariamente soggetti che hanno situazioni economiche disastrose per alcuni è una chiara metafora dei meccanismi sociali generati dal capitalismo più sfrenato, per altri una sorta di videogame horror-splatter, caratterizzato da un cinismo spaventoso. Entrambe le interpretazioni potrebbero essere valide, ma ciò che emerge con assoluta chiarezza è la rappresentazione della misera condizione dell'essere umano, sempre disposto a organizzarsi in branchi feroci per eliminare il più debole e per raggiungere il potere. E il denaro sembrerebbe essere la causa di tutto. Come ha scritto Marx: "Il denaro è il potere alienato dell'umanità". [Maurizio G. De Bonis - www.cultframe.com]
Переглядів: 181
Відео
Guido Guidi al MAXXI e la questione (mai risolta) delle mostre fotografiche
Переглядів 723Місяць тому
Fino al 20 aprile 2025 sarà visitabile, presso il MAXXI di Roma, la mostra di Guido Guidi: "Col tempo 1956 - 2024". Al di là del valore indubbio dell'opera del fotografo italiano e dell'evidente professionalità con cui è stata costruita la mostra, questa retrospettiva ripropone il problema della struttura divulgativa e comunicativa di un'esposizione fotografica, del rapporto spesso fallimentare...
Giurato numero 2. Clint Eastwood tra cinema e visione morale della giustizia
Переглядів 8082 місяці тому
Sarà l'ultimo film di Clint Eastwood? Appare doveroso domandarselo, visto che Giurato numero 2 è un'opera che arriva dopo che il grande regista americano ha compiuto 94 anni. Il film ha avuto scarsa distribuzione negli USA e anche in Italia. Si tratta, però, di una prova d'autore di notevole spessore che costringe lo spettatore a confrontarsi con il problema, enorme, della corretta applicazione...
Marocco 1952/1953, un libro di Cy Twombly. Le immagini di un viaggio interiore
Переглядів 1313 місяці тому
Negli anni cinquanta gli artisti americani Cy Twombly e Robert Rauschenberg andarono in Marocco per un viaggio artistico e antropologico alla ricerca dei segni arcaici dell'estetica dell'arte contemporanea del loro periodo. I due si fotografarono reciprocamente con uno spirito di documentazione che non intendeva narrare un percorso di tipo turistico quanto piuttosto la condivisione di un'esperi...
Il caso Goldman: un film di Cédric Kahn sui pericoli di una giustizia basata sul pregiudizio
Переглядів 2928 місяців тому
Il caso Goldman, pur non essendo un capolavoro, è un film esemplare sia dal punto di tematico che da quello stilistico. Attraverso una forma visivo-narrativa rigorosa e asciutta, basata sulla nettezza di una recitazione realistica e su un impianto registico scarno e diretto, Cédric Kahn ricostruisce un processo emblematico su cui aleggia il fantasma inquietante dell'antisemitismo. Un'intera soc...
Anselm, un film di Wim Wenders. Cinema, arte, filosofia. Una visione del mondo senza speranza?
Переглядів 3968 місяців тому
Il documentario di Wenders dedicato alla figura di Anselm Kiefer è un'importante operazione artistica, uno dei pochi film che vale la pena di vedere in questo periodo. Wenders sembra guardare e analizzare il mondo attraverso lo sguardo e l'universo poetico di Kiefer che, a sua volta, è un gigantesco labirinto espressivo basato sul riscrittura di altri testi poetici e percorsi intellettuali, da ...
Civil War: riflessione filmica sul fotogiornalismo o rappresentazione estetizzante della guerra?
Переглядів 859 місяців тому
Su Civil War, di Alex Garland, si è scritto e detto molto. Forse troppo. Film sopravvalutato e non proprio illuminante, sembra raccontare l'implosione degli Stati Uniti d'America e invece si perde in una riflessione superficiale sulla rappresentazione della guerra nei media contemporanei. Chi parla di film pieno di cinismo sbaglia, è solo un lungometraggio fortemente prevedibile. L'evocazione d...
Slow Horses: l'ambiguità dei servizi segreti, il potere e il lato oscuro della realtà
Переглядів 87Рік тому
Serie tv (AppleTV ) incentrata sulle azioni di un gruppo di reietti appartenenti ai servizi di controspionaggio del Regno Unito: MI5. Guidati dal loro capo, Jackson Lamb, alcuni agenti caduti in disgrazia sono relegati in un luogo denominato "la casa del pantano". Devono scontrarsi con i nemici interni ed esterni della Gran Bretagna ma anche contro l'ufficio centrale dei servizi. La dirigenza d...
Fotogiornalismo, realtà e intelligenza artificiale
Переглядів 193Рік тому
ll rapporto tra fotografia e realtà è stato sempre problematico e traballante, e la questione si complica quando entra in gioco il fotogiornalismo. Quale realtà può essere veramente raffigurata in una zona di guerra? Può esistere un punto di vista oggettivo sul mondo? Con l'utilizzazione potenzialmente devastante dell'intelligenza artificiale ogni tipo di immagine potrebbe essere portatrice di ...
Triangle of Sadness, parabola nichilista sulla volgarità della ricchezza e sul delirio del potere
Переглядів 8932 роки тому
Ha senso parlare di differenza di classe e soprattutto di lotta di classe? Perché le grandi spropositate ricchezze producono volgarità e sopraffazione? Questi i temi fondamentali di un film ostico e ruvido, diretto dal regista svedese Ruben Östlund che evidenzia le storture della società contemporanea e comunica sfiducia nel genere umano (Maurizio G. De Bonis - CultFrame Arti Visive - www.cultf...
Irma Vep: un atto d'amore per il cinema di Olivier Assayas
Переглядів 1322 роки тому
CULTFRAME TV. Olivier Assayas, uno dei maggiori esponenti del cinema francese contemporaneo ed ex critico cinematografico, ritorna sul personaggio di Irma Vep con una serie televisiva che rappresenta un atto d'amore nei confronti del cinema. (Maurizio G. De Bonis / www.cultframe.com)
Serie Tv SCISSIONE: Lavoro, alienazione, identità
Переглядів 8172 роки тому
Qual è la condizione umana in una realtà lavorativa? Chi siamo veramente? Noi stessi o ciò che il nostro ruolo ci impone? Tra modernità, anacronismi e straniamento prova a rispondere la serie televisiva "Scissione".(Maurizio G. De Bonis - CultFrame Arti Visive - www.cultframe.com)
La fotografia è un'arte democratica? Ne parla David Bate nel libro "Fotografia"
Переглядів 3643 роки тому
Un'antologia fotografica compilata dal fotografo e docente David Bate ci accompagna lungo l'evoluzione di una forma espressiva che è ormai alla portata di tutti. C'è differenza tra la fotografia artistica e la fotografia di stampo sociologico?
Amazônia di Sebastião Salgado. Può servire spettacolarizzare la natura tramite la fotografia?
Переглядів 4583 роки тому
Amazônia è una grande mostra al MAXXI di Roma (ma anche un libro edito da Taschen) di Sebastião Salgado basata su centinaia di opere che indagano la situazione attuale della foresta amazzonica e dei suoi abitanti.
Cosa significa realmente fotografare? #3 IL PAESAGGIO
Переглядів 3353 роки тому
Natura e paesaggio hanno attraversato in lungo e in largo la storia della fotografia. Ma cosa significa realmente fotografare un paesaggio? Certamente bisognerebbe partire dal punto di vista e dalla posizione dell'individuo nei riguardi del mondo.
Cosa significa realmente fotografare? #2 IL RITRATTO
Переглядів 3523 роки тому
Cosa significa realmente fotografare? #2 IL RITRATTO
Cosa significa realmente fotografare? #1
Переглядів 5163 роки тому
Cosa significa realmente fotografare? #1
Le immagini evocative di Alfredo Covino in "Ipotesi per un'assenza - Il Caso Cervia"
Переглядів 2623 роки тому
Le immagini evocative di Alfredo Covino in "Ipotesi per un'assenza - Il Caso Cervia"
La veduta luminosa, il cinema filmante di Fabrizio Ferraro
Переглядів 4703 роки тому
La veduta luminosa, il cinema filmante di Fabrizio Ferraro
Servant, una serie TV di M. Night Shyamalan connessa alle arti visive contemporanee
Переглядів 2713 роки тому
Servant, una serie TV di M. Night Shyamalan connessa alle arti visive contemporanee
La genialità rivoluzionaria e anticonformista di Pino Pascali nel film PINO di Walter Fasano
Переглядів 8734 роки тому
La genialità rivoluzionaria e anticonformista di Pino Pascali nel film PINO di Walter Fasano
LOCALS: dai ritratti della provincia italiana alla questione spinosa della critica "raccogliticcia".
Переглядів 4664 роки тому
LOCALS: dai ritratti della provincia italiana alla questione spinosa della critica "raccogliticcia".
Il funerale della fotografia in Italia
Переглядів 8894 роки тому
Il funerale della fotografia in Italia
Princesse Europe di Camille Lotteau alla 77. Biennale Cinema di Venezia
Переглядів 1514 роки тому
Princesse Europe di Camille Lotteau alla 77. Biennale Cinema di Venezia
77 biennale cinema venezia al femminile
Переглядів 774 роки тому
77 biennale cinema venezia al femminile
77. Mostra del cinema Venezia. I film di apertura. I nostri inviati Silvia Nugara e Claudio Panella
Переглядів 1744 роки тому
77. Mostra del cinema Venezia. I film di apertura. I nostri inviati Silvia Nugara e Claudio Panella
Mostra di Carlo Verdone al Madre di Napoli. E la fotografia contemporanea?
Переглядів 1,6 тис.4 роки тому
Mostra di Carlo Verdone al Madre di Napoli. E la fotografia contemporanea?
Burning - L'amore brucia, un film tra cinema e letteratura
Переглядів 3394 роки тому
Burning - L'amore brucia, un film tra cinema e letteratura
Un'esperienza di visita tra luci e ombre. Mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale di Roma
Переглядів 2354 роки тому
Un'esperienza di visita tra luci e ombre. Mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale di Roma
DARK: realtà contemporanee, mondi paralleli e la teoria dell'eterno ritorno
Переглядів 3,8 тис.4 роки тому
DARK: realtà contemporanee, mondi paralleli e la teoria dell'eterno ritorno
In Korea del Sud l'approccio asiatico fuso al capitalismo USA ha prodotto un capitalismo molto più estremo rispetto al nostro. Detto questo la seconda stagione l'ho trovata molto più "di protesta" rispetto alla prima. Nella prima stagione la serie sembrava la classica serie "survival" priva di morale (è un genere molto diffuso in Asia), nella seconda invece gli aspetti morali sembrano più presenti, forte forse anche della diffusione in occidente.
Concordiamo sulle differenze tra prima e seconda stagione. Grazie per il commento
Concordo, Clint è l'ultimo vero regista americano, un grande tra i nani.
L'immagine è significante e significa all'interno di contesti. Sul mettere in relazione l'immagine fotografica con l'osservatore/fruitore è qualcosa che pertiene all'osservatore/fruitore, in altre parole ha a che vedere con la sua cultura. Per quanto mi riguarda vado oltre il termine anastetizzante, sceglierei noiosa, sempre diversa e sempre uguale. Grazie per il suo intervento.
Ma perché la fotografia sarebbe un medium con un l'ingaggio mediocre? Se la fotografia è mal fatta da molti non vuol dire che non abbia una storia ed un linguaggio profondo, quando la ricerca artistica è profonda Piuttosto molti non hanno elementi per decodificare i messaggi della fotografia più complessa La fotografia ha sostituito la pittura rappresentativa, usa il linguaggio del disegno prospettico, ed in più ha un senso di documento Se oggi i documenti fotografici sono falsificabili questo non elimina le ricerche fotografiche serie
La fotografia ha possibilità di articolazione grammaticale e sintattica molto limitata, ancor di più se queste possibilità sono comparate con quelle della scrittura e del cinema. Può arrivare fino a un certo punto, ecco perché sono importanti estetica, stile e poesia. E soprattutto, evitare scimmiottature di narrazione letteraria e cinematografica.
@CultFrameArtiVisive Conosce gli scritti di Jhon Sarkovsky su Walker Evans ed altri, i discorsi di Lewis Baltz, di Italo Zannier, Guido Guidi.. Esiste un arte documentaria, ovvero della rappresentazione del vero, differente dal cinema e dalla scrittura. La fotografia ha vincoli creativi in quanto si deve attenere alla realtà da documentare, ma l'arte della rappresentazione del vero non ha un linguaggio limitato in tutti i sensi, non è creazione vera come anche la scultura e l'architettura, la fotografia è analisi del vero e documento che serve a comprendere come agire sviluppando il senso della percezione, deriva dal disegno prospettico, dalla prospettiva, che si chiamava perspectiva o l'arte del perspicere o del vedere Quindi la fotografia più che creazione come il cinema di finzione ed i romanzi è percepire ed analizzare, si chiama arte documentaria, assieme anche a documentari filmici e resoconti scritti, ma con la qualità in più di un documento ben analizzabile e con più possibilità di riflessioni.
Conosco ciò che lei indica e molto altro, ma è sempre sgradevole fare delle liste. In ogni caso, non ripetiamo ciò che dicono altri soggetti se non ci convince e su Cultframe esprimiamo le nostre idee e non quelle di altri. Arte documentaria? Contraddizione in termini. Ma ognuno può continuare a pensarla come vuole.
@@CultFrameArtiVisive arte secondo lei è solo finzione?
Bello ed estremamente profondo. Attiene ad una riflessione necessaria sulla realtà che ci circonda e sul nostro sguardo su di essa, in cui si è persa la capacità di immaginarla a causa dello strabordare della tecnologia e della scienza che vuole misurare tutto ciò che ci circonda. In effetti anche l'essere umano, dalla nascita della fotografia, si è tecnologizzato, avallando sempre più la sua necessità di esplorare e controllare il reale per la sua necessità di sopravvivere alla morte. la fotografia ha accompagnato e guidato questa mutazione oggettivizzando lo sguardo e privandolo della relazione con il creatore delle immagini, l'artista che soggiace dietro ad ogni cosa che guardiamo. La fotografia, incredibilmente, vive in questa ambiguità di sembrare un punto di vista obiettivo, una verità, snaturando la bellezza della relazione con l'altro e con l'artista, privandoci della necessità di trovare noi stessi il nostro punto di vista, la nostra identità. Ma è proprio questa la ricchezza e la bellezza della fotografia, in questa contraddizione assoluta che ci porta ad interrogarci sul nostro sguardo, sulla natura della realtà per arrivare alla consapevolezza della necessità di riscoprire l'immaginazione per poter vivere la nostra vita.
Grazie per il commento, in particolare sull'ambiguità della fotografia, sulla verità presunta della fotografia.
Non lo spingono, perche non e' allineato.....
Eh, giustissime osservazioni. Film da vedere! Dove però? Questi film escono per due tre giorni e poi se ne perde completamente traccia. Un peccato culturale!
Segnalo anche il documentario "Cy Dear", uscito nel 2019. Artista straordinario, Twombly. Un abbraccio Maurizio.
Grazie Alessandro per questa segnalazione.
Maurizio mio padre
Grazie mille, Maurizio
Interessante sentire un'opinione completamente diversa dalla mia. Questo mi porta a riflettere ulteriormente, quindi grazie di aver pubblicato questo video. Come sempre qui si trovano contributi interessantissimi.
grazie per il commento. Sì, tutti possiamo riflettere ascoltando opinioni diverse. Verissimo.
Grazie per la precisa analisi
Mi sono costretto a vederlo fino in fondo. A mio parere, pur amando film sperimentali, si tratta del film più stupidamente presentuoso che abbia mai visto. Dialoghi insulsi in piu lingue, tanto per dare un tono di internazionalità, artificiosi e banali, monologhi che appaiono presi pari pari da testi di wikipedia, inquadrature insulse e interminabili tempi morti senza sostanza. Un menare il can per l'aia senza idee, se non quella di voler apparire profondi, al punto di essere ridicoli. Anche i dettagli: quella sciarpa nera lasciata pendere sulla schiena, che ammicca all'intellettuale trascurato e casual. In effetti alcune scene andrebbero viste in questa chiave: la involontaria comicità di un regista che crede di essere un genio.
Perfavore, parla di napoleon
Il mio commento non sarà sicuramente all’altezza del video, ciononostante ascoltarla è stata davvero un’esperienza ispiratrice e ricca. Grazie per questo contenuto!
Ciao, io personalmente faccio molta fatica a finire una serie, spesso le inizio e poi le abbandono, faccio un esempio: the last of us parte bene, attira la mia attenzione, poi vedo gli zombi e mi chiedo che cosa sto guardando? Nel senso che mi rendo conto che è l'ennesima zozzata con gli zombi e quindi abbandono
Bella recensione 👍
gran bel video
Bella recensione. Ma, probabilmente è solo un errore espressivo, la memoria non viene mai cancellata, è lì ma scissa, si sdoppia e crea due individui distinti ma non viene mai cancellata. Se non fosse per la condivisione del corpo, si potrebbe parlare di doppelganger, concetto caro al cinema, qui presentato in maniera magistrale, perché i 2 individui pur essendo consci dell'altrui esistenza, ne ignorano quasi ogni aspetto. E questo unito al mistero che si cela dietro il lavoro dei protagonisti e alle bizzarrie della struttura, crea un mondo totalmente straniante. Poi vorrei dire a chi si stupisce dalla regia di Ben Stiller, di guardare la precedente serie da lui girata "Escape at Dannemora", perché evidentemente se l'è persa. In realtà già da "I sogni segreti di Walter Mitty" si percepiva un certo cambiamento.
Recensione acuta e splendida come la serie! Grazie 🙏
grazie Maurizio, le tue riflessioni sono sempre molto interessanti. Non conoscevo questa serie la guarderò.
Video molto interessante. Personalmente non considero la fotografia una riproduzione della realtà dal momento che il processo che la produce è il frutto di scelte soggettive che alla fine condizionano il giudizio di chi le guarda. Anche le foto scattate a scopo documentaristico riproducono uno spaccato della realtà così com'è percepita dal fotografo stesso, condizionato a sua volta dalla sua cultura, dalle esperienze di vita, dalle conoscenze tecniche acquisite, dalla sua sensibilità, e così via. Di realistico rimane la mera riproduzione dei soggetti ritratti che, tuttavia, forniscono solo informazioni sul loro aspetto esteriore (forme, colori, materia) ma nulla circa la loro essenza. La fotografia è per me solo un frammento, una scheggia di tempo e di spazio.
Riflessioni sull'arte, con implicazioni sull vita, interessantissime
Grazie Maurizio. Viva l'arte.
Lynch è un coraggioso,lo ammiro molto.
Bravo!
Il ritratto per me è un tabù. È una di quelle cose che mi alienano in fotografia, consapevole del fatto che è un mio limite che deriva anche da me stesso nel rapportarmi con il prossimo.
Sono rimasto sconcertato dalla scelta del bianco e nero: con quei paesaggi, quella vegetazione e quelle foreste le immagini sarebbero state meno sfarzose e stranianti se fossero state stampate a colori. Con quell'allestimento immersivo e con le fotografie in formato gigante si avrebbe avuto la sensazione di essere lì, in quei luoghi dell'Amazzonia: le fotografie pendono dal soffitto e ci si gira attorno perché nel medesimo pannello ci sono due immagini: una avanti e una nel retro. Invece quel bianco e nero esageratamente contrastato e quei cieli troppo enfatizzati danno la sensazione - dopo averne viste cinque o sei - che le fotografie siano tutte uguali. Inoltre la cosa incredibile è che in molte delle immagini sono stati arbitrariamente sovrapposti dei cieli presi altrove. In alcune si vede benissimo la differenza: l'immagine in basso non ha quasi per niente la grana mentre il cielo ne ha, ed è anche molto evidente; è anche palese la differente illuminazione tra il paesaggio in basso nella fotografia e il cielo in alto
Interessante e "profondo commento" ( come sempre del resto). Pochi "oserebbero criticare" Salgado ed io credo che lei abbia ragione; molto probabilmente la natura non ha bisogno d'essere " estetizzata e teatralizzata" . Rappresentare la natura è capire che ne siamo parte, che ci "contiene" . Complimenti per i suoi ottimi video
Anche nella serie americana TheAO c’era uno shift in altre dimensioni, l’ho guardato l’anno scorso su Netflix
Video interessantissimo e formativo, grazie!
Alla fine della serie ho avuto bisogno di carta e penna per segnare tutti i personaggi e verificare i vari collegamenti fra loro…
Merci beaucoup. Au plaisir de vous retrouver.
Alla fine la teoria degli universi paralleli è stata dimostrata si o no? E, se si, come faccio a raggiungerli?
Shiftando
Due ani fa mi succeso qualcosa di strano.Ho avuto un sogno molto strano.Lo steso sogno che la avuto mia madre quasi 30 ani fa.Lei ha sognato di essere visitata da un uomo, dicendo che e suo figlio e che ha 40 anni.Qualche mese prima di compiere 40 anni ho fatto lo stesso sogno, venendo dalla stessa direzione, angolo di casa, parlando della stessa cosa.Che sono in un altro paese.Il sogno era troppo reale e la mia madre sembrava esattamente come 30 anni fa.Cosa e stato questo, un semplice sogno o di piu ?
Conoscevo la serie ma non l'ho mai vista. Questo video ha acceso ancor più' il mio interesse. La cercherò' presto. Mondi paralleli e viaggi nel tempo sono la mia passione. E a quanto pare sono previsti anche dalle teorie quantistiche.
Cmq molto interessante
Speriamo che non sia così la teoria dell. Eterno ritorno
Per quanto riguarda la critica a disagio nell’affrontare seriamente la fotografia colta, mi riferisco alla critica d’arte “canonica”, quella che conta, quella che troviamo nei periodici che contano, nelle gallerie che contano, nei musei che contano, che si relaziona con i collezionisti che contano ed è sostenuta da politici che contano con finanziamenti che contano. Una critica che promuove tendenze e autori mai troppo dissimili, autori e tendenze che contano, impacchettate per un pubblico che parafrasando Don Bastiano, “non conta un cazzo”. Spesso (nel testo non dico sempre) questa critica è “petrosa e raccogliticcia” quando si tratta di affrontare la fotografia, ma non l’arte contemporanea più in generale, si tratta infatti perlopiù di critici d’arte e curatori formati quando la fotografia non era ancora insegnata nelle Università e nelle Accademie se non in maniera sporadica e superficiale. Troverai infatti più facilmente critici e studiosi di linguaggio fotografico che conoscono bene la storia dell’arte piuttosto che il contrario. Con le dovute eccezioni, la critica d’arte tout court nel nostro Paese si relaziona sommariamente con la fotografia e per non farla fuori dal vaso quando deve muoversi su questo crinale è portata a non rischiare, a non deludere, a proporre sempre gli stessi nomi, al massimo qualche sconosciuto sostenuto da patron o gallerie influenti, oppure “emergenti” con rischio 0, ossia già arrivati per vie traverse, indipendenti dalla critica d’arte che conta, a un pubblico abbastanza numeroso. Intendiamoci, non che da ciò “che conta” non esca mai nulla di buono per la cultura fotografica, ma quasi sempre si va a pescare nello stesso stagno, con un’attitudine lontana dalla ricerca, semmai prossima al ‘politically correct’ che non scontenta nessuno (di quelli che contano). Questo tipo di critica sopporta inoltre i generi classici dal paesaggio all’architettura, dal reportage alla moda, mentre il ritratto contemporaneo focalizzato su persone della comune provincia italiana, fuori da situazioni border line o senza la firma di fotostar, viene considerato inutilizzabile. Come avrai capito non mi riferisco dunque agli encomiabili critici ‘outsider’ che frequentano e tengono in alta considerazione la fotografia contemporanea, navigando qualche volta controcorrente, altre volte in un rivolo più defilato. Come scritto nella presentazione, l’ideazione di Locals (esposizione + pubblicazione) risale a qualche anno fa e il libro è stato pubblicato nel 2019, andando avanti con gli anni, via via che ci sarà il fisiologico ricambio generazionale (in parte già iniziato) può anche essere che le cose cambino in meglio, staremo a vedere. Non so se ho soddisfatto le tue domande, le dodici pagine dell’introduzione tracciano un punto di vista ovviamente opinabile, mi ha fatto in ogni caso piacere dibattere sulle questioni che hai sollevato e ti spedirò presto qualche altra cosa edita da Quinlan.
Chiunque voglia leggere tutto lo scambio di commenti sull'argomento dovrà accedere alla pagina facebook.com/maurizio.g.debonis/. Grazie.
Il museo dovrebbe tenere conto della nascita Dell evoluzione e del futuro penso a mio padre e alla sua passione per la camera oscura. Per lui la fotografia era il bianco e nero. E stampare le foto servendosi della collaborazione della famiglia
Buongiorno, io prima di criticare guarderei la mostra non solo con dei frame in tv o web. Sono d'accordo con il suo sconforto sulla fotografia contemporanea soprattutto su quella concettuale ma è soprattutto un problema legato a una maladiffusione dello studio sulla fotografia soprattutto nelle scuole. Non mi esprimo sulla mostra di Carlo Verdone perchè non l'ho vista però lei, pur ribadendo molte volte che non vuole essere un attacco alla persona, Verdone lo attacca entrando a gamba tesa soprattutto quando parla del suo credere in Dio. Noto una particolare invidia sul fatto che hanno dato spazio a un artista che fa fotografie da fotoamatore come lui stesso ha ammesso. Chi mi dice che Verdone per esporre in un Museo come il Madre di Napoli non ci abbia buttato (o investito) tanti soldi per una sua PERSONALE soddisfazione? Può essere un operazione commerciale ma (purtroppo) ora funziona cosi...vedi la Ferragni o Mahmood che posano davanti un opera antica per far entrare guadagni al museo (e ne sono entrati parecchi) ma sulla diffusione culturale, soprattutto nei musei cosi vecchi, statici, senza nessuna innovazione o operazione culturale che inviti i giovani a poterli visitare...ma su questo si può discutere per anni luce. Mi permetto di contrabbattere a questa sua indigniazione essendo anche io un fotoamatore che vuole parlare un linguaggio attraverso l'immagine. Ripeto: per poter criticare come ha fatto lei, dovrebbe prima vedere la mostra e poi parlare a migliaia di persone come me. Distinti saluti. Michele
Non ho criticato la mostra ma il meccanismo di comunicazione divulgazione della medesima e il lavoro di un'istituzione museale pubblica. Non troverà una sola parola sulla qualità delle immagini. Sui concetti espressi da Verdone e i suoi interlocutori esprimo la mia idea come operatore del settore, critico e giornalista. E anche come individuo, e dico esattamente ciò che mi pare più giusto. Lei usa non correttamente la parola invidia poiché io non sono un artista e non voglio esporre da nessuna parte. E' il mio lavoro esporre un'analisi critica, e anche farlo con chiarezza e educazione. Ognuno è padrone di essere d'accordo o meno. Cordiali saluti.
@@mauriziog.debonis5854 però, mi scusi la sua chiarezza ed educazione non mi invoglia ad andare a vedere la mostra, anzi...il suo lavoro e di molti altri giornalisti è quello di invogliare ad andare a vedere immagini che raccontino emozioni o che facciano riflettere.Secondo me, lei ha giudicato in maniera impropria e con un video (cambia totalmente dalla parola scritta, l'espressioni facciali, le pause, le tonalità ecc.) un lavoro che una persona vuole far vedere bello o brutto che sia. L'ho capito che lei critica la modalità e il meccanismo in cui è stata presentata una mostra di un attore-regista però come le ho già scritto questo, a quanto pare è l'unico modo per far entrare tanti soldi al museo. Questo è una grande pecca dei giornalisti...distruggere per sentito dire o solo per aver sentito una conferenza stampa e aver visto qualche foto a random. Di nuovo distinti saluti
@@misul5 Io non devo invogliare nessuno, non lo devono fare i giornalisti. Non facciamo promozione di niente e di nessuno. Per sentito dire? Questa sua affermazione non è appropriata. Comunque, non fa nulla. Continui tranquillamente a rimanere delle sue idee. Distinti saluti.
Operazione commerciale. Per il resto... il 70% delle fotografie è inutile, paccottiglia (tutti sono fotografi).
Un modesto contributo in merito di Marco Maraviglia: associazionephotopolis.blogspot.com/2020/08/caro-carlo-verdone-ti-voglio-raccontare.html
Grazie!
grazie per la condivisione
Ciao Maurizio. Fai bene a partire da Velazquez per parlare di ritratto e capisco bene cosa vuoi dire riguardo alla maggiore incisività della pittura rispetto alle altre arti visive: tratto, colore e gli elementi mobili di spazialità che la pittura consente, permettono di scavare a fondo dentro l’emozione. Oltre a Velazquez, suggerisco di studiare bene Van Dyck, Leonardo, Zurbaran, Francis Bacon, Kokoshka, John Sargent (per me il livello più alto raggiunto dall’emotività ritrattistica nella pittura moderna). Per quanto riguarda la fotografia, posso capire alcune dei tuoi paralleli, ma sono in disaccordo su quasi tutto, tranne Curtis. Penso che né Bresson, né il tanto osannato Sander abbiano raggiunto un livello particolarmente elevato di scavo nelle emozioni e nella psicologia dei soggetti: il loro è un lavoro prettamente documentaristico, di un’epoca o di un incontro. Avedon era, a mio giudizio, un ritrattista abbastanza scarso, nonostante la critica abbia voluto osannarlo per la sua serie sui volti del West, che parla invece pochissimo di emozioni (al contrario dei suoi lavori di moda che erano invece sublimi). La fotografia ha presentato invece altri giganti del ritratto, in particolare del ritratto inteso in forma velazquiana: su tutti Irving Penn, che nonostante la teatralità minimalista del suo stile, riesce come nessuno non a “dipingere”, ma a “scolpire” le emozioni, i sogni, le storie che un volto si porta dietro e dentro. Sorte opposta a quella di Avedon (ossia, celebrato come grande fotografo di moda pur essendo in verità abbastanza scarso, ma sontuoso ritrattista) è David Bailey, sia quello patinato che quello più intimo. Altro ritrattista imprescindibile, sia per il periodo storico che per la funzione che la sua fotografia ha avuto nel traghettare il ritratto dall’avanguardia al glamour commerciale, mantenendo però uno rigore ferreo sull’approccio al soggetto (e talora ambientandolo, anticipando quello che sarà poi il lavoro di Arnold Newman, un altro grande ritrattista ma di tutt’altra impostazione rispetto alla lezione di Velazquez) fu Edward Steichen. In tutti questi maestri, si è raggiunto un equilibrio ottimale fra l’impronta artistica del fotografo e la libertà espressiva del soggetto, dove la prima instrada la seconda senza limitarla, anzi esaltandola. In Italia il fotografo che a mio giudizio più si è avvicinato a questa scuola ritrattistica è stato Fredi Marcarini, recentemente scomparso, soprattutto nei suoi lavori del decennio scorso. Per quanto riguarda infine il cinema, su cui sono senza dubbio meno esperto di te, mi limito a citare alcuni registi che forse meritano un ruolo di primo piano nella loro qualità di ritrattisti: il Resnais di Marienbad e Sergio Leone.
Grazie per il commento. Sulla questione del ritratto fotografico dovremmo discutere a lungo. Capisco i nomi che fai tu. Sinceramente non li amo molto (parlando terra terra) ma ciò non ha importanza perché ovviamente dovremmo sviluppare un confronto molto più articolato. In ogni caso per me in fotografia vale in primo luogo il principio estetico (non strettamente fotografico). E per estetica intendo la sua radice etimologica: sentimento che si genera nell'esperienza della percezione. Per quanto riguarda cinema e ritratto, Sergio Leone e Alain Resnais non sono in cima ai miei pensieri, soprattutto Leone, quest'ultimo grande creatore di atmosfere narrative e visive ma non così incisivo nell'uso del primo piano. Comunque von Sternberg dovrebbe essere il nostro punto di riferimento.
Grazie per l'interessantissima recensione. Hai saputo raccontare la serie mantenendo alto l'interesse verso questo personaggio senza fare alcuno spoiler. La vedrò senz'altro!
Grazie, serie assolutamente da rivedere