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beavo Fulvio de Giorgi un bravo studioso molto originale

grazie per aver caricato questo video.

IL PROF.DON PRATO È COME SEMPRE CHIARO E PRECISO.

Grazie per questa vivifica spiegazione carica di sana speranza...! Saluti. PM

Domanda estemporanea, come del resto la presente sede può permettere (ma molto altro meriterebbe davvero di venire ripreso e discusso, ché si tratta effettivamente di tematiche fondamentali). Mi limito appunto ad una sola domanda, per lo più scarnificata:, e riguarda il "realismo minimale", come definito da Bontadini e ripreso dal prof. Saccardi, in forza del quale, si ritiene, per il fatto stesso che "qualcosa in generale" è "presente" (appare), allora eo ipso quel "qualcosa" è (sarebbe) un "essere", in quanto non è niente ovvero è un "non niente" - il che, come ognun vede, è assai poco "minimale" nella sua pretesa di radicalità ed, anzi, in modo parimenti palese, rappresenta la porta spalancata alla "eternità" di ogni essente sostenuta dal celeberrimo allievo di Bontadini cioè E. Severino (il cui eternalismo immanentista era giudicato da G.R. Bacchin, altro grande Maestro di teoresi metafisica, una 'generatio aequivoca', ma perfettamente coerente, dell'impostazione non "puramente" metafisica del Maestro Bontadini, appunto). Ebbene, a mio modo di vedere, questo più che "realismo minimale" è un "riduzionismo fondamentale" (quindi il più grave teoreticamente, data la sua pretesa fondamentalità) e, sempre a mio avviso, contraddittorio (quindi impossibile anziché innegabile) come ogni riduzionismo: pretesa contraddittoria di ridurre l'irriducibile. Perché sento di dover osservare questo? Per la seguente ragione, che essenzializzo, in forma interrogativa. Il tratto (denominatore ontologico comune minimale, per così dire) di "non nulla" - e al netto della intelligibilità di tale "negazione" ("non" non essere), che personalmente non riconosco - tale tratto, chiedo, costituisce l'essenza di "qualcosa" cioè di ogni cosa, quale che essa sia (dalla scarpa all'atto di pensiero)? Se sì, allora le differenze (poniamo sempre esasperando: tra scarpa e pensiero) saranno inessenziali, col che non si spiega perché scarpa e pensiero differiscano. Se, viceversa, i due differiscono essenzialmente, allora essenziale (ed irriducibile) sarà la loro differenza, non il convenire nell'essere parimenti dei "non nulla": tratto a cui si pretendeva di ri(con)durle. Altrimenti, si dovrebbe dimostrare come e perché quel monolotico "non nulla" (l'essere semantizzato ovvero pensato come non-nulla: ma l'essere è semantizzabile? l'essere può venire pensato, è un "pensato"?) si distinguerebbe o, peggio, si sarebbe originariamente distinto nelle molteplici differenze... epperò restando altrettanto indistinto (in quanto sempre e comunque non-nulla). Ringrazio e mi scuso per l'intromissione. Un cordiale saluto e complimenti per gli interessanti contributi.

bellissimo, grazie!

Qui la scheda del libro presentato: www.vitaepensiero.it/scheda-libro/fernando-bellelli/etica-originaria-e-assoluto-affettivo-9788834328293-231715.html buona lettura!